8000 prigionieri politici palestinesi in sciopero della fame

rompereognigabbiaMercoledì 7 aprile 2010, è stato proclamato l’inizio dello sciopero della fame tra 8000 prigionieri politici palestinesi sparsi in più di 10 tra prigioni e centri di detenzioni sionisti. In un comunicato inviato al Centro di Studi sui Prigionieri sono spiegate le ragioni dello sciopero: dopo una breve consultazione tra prigionieri e detenuti, si è deciso di avviare uno sciopero della fame contro il disumano trattamento rivolto ai familiari dei prigionieri presso i posti di blocco come all’ingresso delle prigioni per ragioni giustificate come “affari carcerari”. Contro il divieto imposto ai parenti dei prigionieri della Striscia di Gaza, per i quali da oltre quattro anni ormai vige il totale divieto di visita, come quello imposto ai detenuti della Cisgiordania, di Gerusalemme e ai palestinesi dei territori occupati nel 48 di vedere i
propri figli. Contro la decisione di vietare allo staff del canale televisivo Al-Jazeera l’introduzione di libri di testo e contro il divieto a sostenere gli esami di maturita’.
Il Direttore del Centro, Rafat Hamaduna ha elogiato la decisione come gesto da sostenere con ogni mezzo mediatico. Segliendo lo sciopero della fame, i prigionieri dimostrano di diprezzare e di resistere a sofferenza e dolore e di sostenere la propria causa con dignità e

orgogolio. Hamaduna ha affermato che le violazioni israeliane contro prigionieri e detenuti palestinesi all’interno di prigioni e centri israeliani sono all’ordine del giorno: dalla negazione dei permessi per le visite e delle cure mediche a trasferimenti effettuati per eludere e ostacolare le visite dei parenti, dalla negazione del diritto allo studio a molto altro ancora.

Egli ha invitato pertanto tutti i soggetti che operano a favore dei diritti di prigionieri e detenuti a  sostenere questo sciopero della fame. Abdallah Yassin, leader di Hamas a Tulkarem ha dichiarato che il gesto dimostra, ancora una volta, l’audacia dei prigionieri palestinesi i quali, in questa scelta, si elevano di fronte comitati, organizzazioni, istituzioni e qualunque commissione con poteri deliberativi sui diritti dell’uomo. In un sit-in organizzato a Tulkarem, il leader di Hamas ha chiesto il sostegno incondizionato alla causa di prigionieri e detenuti, in ogni fase e come un dovere nazionale. Ha auspicato infine il recupero
dell’unità nazionale a partire dalle prigioni.

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