Qualcuno l’ha chiamato “il primo martire della Terza Intifada”. Milad Ayyash, ragazzo di 17 anni, colpito a morte venerdì 13 maggio – due giorni prima del 63° anniversario della Nakba-.
Sua sorella ha dichiarato a “Palestine Monitor” che nel giorno in cui è morto, Milad si è svegliato presto per scrivere con la bomboletta sul muro fuori casa: “Palestine is Free on May 15th”.
Milad è stato colpito vicino la casa di un colono a Beit Yanaton da una guardia di sicurezza , nel quartiere di Ras al-Amud a Gerusalemme Est. Secondo le ricostruzioni, dopo che una molotov è stata lanciata all’interno dell’edificio, qualcuno da dentro ha tirato fuori un fucile ed ha sparato a Milad a 20-30 metri di distanza. Secondo i familiari, gli amici e i vicini, dopo che Milad è stato colpito, l’esercito israeliano ha lanciato dei lacrimogeni asfissiando il ragazzo e i suoi amici, impedendo così che il ragazzo fosse portato in ospedale per più di 30 minuti.
Dopo aver subito tre interventi all’ospedale di Al Mukassad, Milad è morto in seguito agli spari.
Palestine Monitor ha parlato con una delle due sorelle di Milad, Waed Ayyash di 24 anni, a casa della famiglia nel quartiere di Ras al-Amud. Quattro giorni dopo la morte del fratello, Waed dice di vive ancora in un incubo.
Palestine Monitor: Parlaci di Milad.
Waed Ayyash: Da piccolo era birichino. Era forte e non lo spaventava nulla. Non gli piaceva la scuola, non aveva obiettivi nella vita ma amava tantissimo Silwan. Venerdì, prima di lasciare casa, ha scritto nel suo facebook che avrebbe voluto morire o essere libero. La sua parola preferita era “dandara”, che significa “rovesciato”, avrebbe voluto fare di tutto qui, in Palestina, capovolgerla.
Quattro giorni prima di morire mi disse: “E’ vicino”. Mi disse che il 15 maggio me ne sarei resa conto. Gli chiesi “Renderai libera la Palestina?”, e lui disse “No, la rovescerò”
PM: Cosa fece Milad venerdì mattina?
WA: Si svegliò presto, e lui non lo faceva mai, e scrisse “Palestine is free on May 15th” sul muro esterno. Prima di morire diede il narghilè al vicino e gli disse di predersi cura della sua fidanzata, di sua madre e gli lasciò una delle sue magliette. Invitò tutti i suoi amici per una grande colazione a base di falafel e hummus.
Sembrava che sapesse di morire quel giorno.
Indossava sempre il suo cappello, non andava mai da nessuna parte senza. Se non portava il cappello, nostra madre gli chiedeva: “Dov’è il tuo cappello?”
Ma quando è stato colpito, il suo cappello cadde e lui gridò: “Il mio cappello, il mio cappello! Portami il cappello!” Perchè sapeva che la mamma lo avrebbe voluto.
PM: Com’era coinvolto Milad a Silwan? Cosa pensava dell’occupazione?
WA: Milad ha sempre amato Silwan, qui ci sono sempre molti problemi e lui ha sempre voluto tenere d’occhio ciò che succedeva tra Palestinesi e Israeliani.
Mio zio è stato in prigione 25 anni per aver sparato a due israeliani durante la Prima Intifada. Anche papà è stato in prigione per 10 anni, è stato incarcerato nel 1975 e i soldati israeliani comunicarono alla famiglia che era morto. Passarono molti mesi prima di scoprire che era vivo e detenuto in un carcere israeliano.
Milad era giovane e ciò che è accaduto a mio zio e a mio padre, era dentro di lui. Noi siamo una famiglia normale, non parliamo molto di queste cose, e proprio per questo non possiamo credere a cosa è successo.
PM: Cosa è successo venerdì?
WA: Un colono di guardia gli ha sparato dalla casa grande. Gli amici hanno provato ad afferrarlo ma i soldati israeliani hanno sparato tantissimi lacrimogeni. Milad giaceva steso al suolo e i suoi amici non riuscivano a portarlo via a causa del gas. Trenta minuti dopo lo hanno portato all’ospedale. Ha sanguinato per trenta minuti consecutivi prima di arrivare lì. Sua madre ha detto che tutto il suo sangue è per la Palestina e solo quel poco rimasto sui pantaloni era per sua madre.
Gli hanno sparato con un proiettile “dum dum”. Non usavano questo tipo di colpi dalla Seconda Intifada, solitamente utilizzano lacrimogeni e proiettili di gomma.
PM: Com’è stato il funerale di Milad?
WA: Il suo funerale è stato gigantesco, forse 2000 persone hanno camminato come noi, da casa nostra fino alla moschea di Al Asqsa. Anche in Egitto hanno fatto un funerale per lui. Hanno partecipato persone da tutta Gerusalemme, ma solo da questa città. Abbiamo una famiglia in West Bank che non è potuta venire perchè gli israeliani non glielo hanno permesso.
PM: Cosa farà la tua famiglia ora?
WA: Proveremo a denunciare l’uomo che ha ucciso Milad. L’esercito israeliano ci sta dicendo che non sa chi ha sparato il colpo, ma loro lo sanno, è sicuro che lo sanno. Quando Samer Sahan è stato ucciso lo scorso settembre, l’uomo che l’ha ucciso è stato in prigione per sole due settimane.
traduzione a cura di FreePalestine Roma