Si gioca di mattina. La selezione maschile accusa molto il sole e il clima (una scusa dobbiamo pur trovarla no? Non possiamo certo scrivere che gli sportivi italiani fumano troppe sigarette…) e perde 4 a 0. La selezione femminile invece affronta le grintose ragazze della Palestina, e perde la prima partita ma dignitosamente pareggia nella seconda.
Subito dopo la partita intervistiamo l'allenatrice e la capitana della squadra, che ci racconta di come le condizioni siano un po' migliori, rispetto a Gaza, sicuramente sotto il profilo personale di una donna che vuole praticare lo sport. La maggior parte di loro sono cristiane, giocano con pantaloncini e maglietta a mezzemaniche. Alcune di loro, mussulmane, portano invece velo tuta e maniche lunghe. Per loro e` piu` facile, le finanzia il Vaticano. In Cisgiordania il campionato c'è stato solo una volta, tra mille difficoltà, come quella di ore e ore per percorrere pochi chilometri. La presenza invasiva dell'esercito israeliano che impedisce o limita al massimo gli spostamenti, ancora una volta. Poi mancano i soldi e le strutture. La capitana della squadra lavora al centro sportivo, e quindi può dire che vive facendo sport. La sua famiglia appoggia la sua attività, perché giocava a calcio fin da quando era bambina, mentre i suoi amici la prendono un po' in giro e le dicono che non si sposerà mai perché si comporta come un maschiaccio. Le squadre sono a Gerico, Betlemme e Ramallah e delle difficoltà di riunirsi con la squadra di Gaza abbiamo raccontato quando abbiamo intervistato le altre.
Nel pomeriggio due chiacchiere con i ragazzi, che invece vengono da diversi campi profughi. Uno di loro ci racconta di abitare vicino a una colonia israeliana e li` i giovani non possono muoversi ne` avvicinarsi alla zona israeliana. Si muore molto facilmente in citta` come Qalqilia: basta avere un telefono in mano ed essere sospettati di complottare chissa` quale attentato per ricevere una pallottola dell`esercito. Ma forse 25 pallottole, per questo motivo, sciocca anche chi e` abituato a questi racconti.
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