Mobilitazione per i/le prigionier*, resistenza e repressione

al ma'saraL’asse centrale su cui ruotano le manifestazioni e le attività di questa settimana e’ ovviamente la prigionia politica. In preparazione alla giornata del 17 aprile, in cui si ricordano i circa 8000 prigionier* politic* palestinesi rinchiusi nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani, abbiamo partecipato a due momenti di piazza.

Giovedi 15 aprile, alle 12, un rumoroso corteo di donne ha attraversato Betlemme. A tante donne corrispondevano altrettante immagini (foto, cartelli, quadri) di mariti, figli, fratelli sequestrati dallo Stato israeliano. Sono solo alcuni degli oltre diecimila palestinesi prigionieri (politici e non); solo alcuni dei/delle 700.000 palestinesi (il 20% del totale della popolazione) passati per le gabbie sioniste negli ultimi 30 anni. Una parte di quell* tuttora detenut*, circa 900, è segregata in tre “centri di detenzione amministrativa”. Basta un sospetto, una soffiata, una segnalazione dei servizi segreti o una prepotenza dei militari per finire imprigionati, magari nel deserto del Negev, senza accuse formali, senza processo, senza sentenza, senza quindi assistenza legale e con scarsissimi contatti con l’esterno. La detenzione amministrativa puo’ essere rinnovata di 6 mesi in 6 mesi senza che il/la prigionier@ sappia il motivo e quando uscirà.

Una violenza psicologica estrema, che si somma alle disumane condizioni di prigionia. 

Per tutto questo e per i prigionieri politici del villaggio, ad Al Ma’sara venerdi’ pomeriggio abbiamo sfilato fino al consueto blocco militare. La manifestazione si e’ svolta senza incidenti con la solenne partecipazione dei/lle familiari dei combattenti in prigione. Un dato positivo del corteo e’ stata un’ampia partecipazione delle varie componenti in lotta: i/le palestinesi (tra cui molti bambini degli scouts locali), gli/le internazionali di diversi gruppi e gli/le attivist* israeliani/e.

Ad Al Ma’sara la rabbia e’ tanta: ancora una volta l’esercito israeliano nella notte di giovedi’, con uno sfoggio di mezzi militari corazzati, e’ entrato nel paese. La nostra presenza, ossia la presenza degli/lle internazionali, non e’ servita a dissuadere le truppe occupanti. Hanno danneggiato nuovamente la porta di casa di Mohammad, uno dei membri del comitato popolare, con i calci dei fucili, minacciando di arrestarlo l’indomani durante il corteo.

Questo raid è il quarto nel corso della campagna di repressione contro la crescente lotta popolare, che ha visto i membri del Comitato e gli attivisti di vari villaggi picchiati e arrestati. E’ inoltre l’ottava volta che i membri del Comitato popolare di Al Ma’sara contro il Muro dell’Apartheid e contro le colonie vengono esplicitamente minacciati di essere arrestati se le dimostrazioni continuano o se “succede qualcosa” durante le stesse.
Durante un raid notturno nel mese di gennaio, i soldati si spinsero fino ad avvertire che un giovane del villaggio sarebbe stato “ucciso” se le manifestazioni fossero continuate. Negli ultimi mesi, l’esercito entra regolarmente nel villaggio di notte aggirandosi attorno alle abitazioni.

A pochi chilometri da Al Ma’sara, nel campo profughi di Dheisheh (Betlemme), si sono vissute notti di tensione. L’esercito israeliano sta sistematicamente realizzando incursioni notturne dentro il campo per arrestare i giovani palestinesi. In due notti di questa settimana hanno prelevato e detenuto 5 ragazzi, tra sparatorie e sassaiole di risposta. Gli arresti notturni fatti con i raid sono una provocazione, perche’ innescano una reazione forte dei ragazzi del campo (sassaiole e barricate)e danno adito a possibili detenzioni di massa.

Tutta la nostra solidarieta’ va ai ragazzi che ogni notte resistono nei vicoli del campo profughi, a quelli trascinati via dai militari, a quelli feriti dalle pallottole a frammentazione…
walaja
La repressione non agisce solo al buio, la risposta alla lotta contro l’occupazione e’ chiara e violenta sempre. Venerdi’ mattina ad Al Walaja, dopo una protesta (la prima in questa localita’) di un centinaio di persone contro la costruzione di un nuovo pezzo di muro a difesa della grande colonia di Har Gilo, l’esercito ha atteso lo scioglimento del corteo e l’allontanamento degli/lle internazionali per entrare casa per casa a picchiare e minacciare donne, uomini e bambini. Ci sono stati tre arresti.

Eppure si resiste.

Dedichiamo queste lunghe giornate di lotta a Bassem Ibrahim Abu Rahma, l’elefante di Bil’in, assassinato mentre resisteva nel suo villaggio un anno fa, il 17 aprile 2009, da un lacrimogeno israeliano…

Bassem vive, viva la Palestina.

VIDEO: In loving memory of Bassem Ibrahim Abu Rahma (Pheel)

 

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