La nave dei pacifisti ebrei diretta a Gaza è stata fermata martedi 28 settembre e tutti gli attivisti sono stati arrestati.
Procede la navigazione della nave pacifista ebraica “Irene” verso la Striscia di Gaza. Per mesi gli organizzatori di «European Jews for a Just Peace» hanno mantenuto un riserbo strettissimo sul porto da dove sarebbe partita la nave che intende violare il blocco israeliano di Gaza e portare aiuti e solidarieta’ alla popolazione palestinese. Poi è arrivato l’annuncio ufficiale. La “Irene”, una imbarcazione a vela, con una decina di pacifisti israeliani ed ebrei con cittadinanza europea e americana, è salpata dal porto di Famagosta (Cipro) per dirigersi verso Gaza. La traversata dovrebbe durare 36 ore e ad attendere a Gaza city la “Irene” c’è l’Ong medica «Gaza Community Mental Health Programme», diretta dal dottor Eyad Sarraj, noto attivista palestinese. A «guidare» il gruppo di pacifisti ebrei è Yonatan Shapira, un ex pilota di elicotteri dell’aviazione israeliana. A proposito di un possibile arrembaggio israeliano alla “Irene” – lo scorso 31 agosto le forze armate dello Stato ebraico fermarono con la forza in acque internazionali le sei navi della Freedom Flotilla dirette a Gaza e uccisero nove attivisti turchi -, Shapira ha sottolineato che i passeggeri attueranno una resistenza pacifica, non violenta. Miri Weingarten, una portavoce della missione pacifista, ha previsto che l’imbarcazione verra’ bloccata dalla Marina militare israeliana quando, questa sera secondo programma, giungera’ davanti alle coste di Gaza. Da parte sua il portavoce militare israeliano si e’ limitato a definire il viaggio della “Irene” una “provocazione con motivazioni politiche”.
Uno degli organizzatori della nave ebraica, Richard Kuper, ha spiegato che l’obiettivo della missione è quello di dimostrare che non tutti gli ebrei sostengono le politiche dei governi israeliani nei confronti dei palestinesi.
Tra i partecipanti vi sono Rami Elhanan, un israeliano che ha perso la figlia in un attentato suicida a Gerusalemme nel 1997. «Quel milione e mezzo di palestinesi di Gaza sono vittime come lo sono io» ha detto ai giornalisti spiegando le ragioni della sua presenza a bordo. Ma anche un sopravvissuto all’Olocausto, Reuven Moshkovitz, di 82 anni, e Carole Angier la biografa di Primo Levi.