Se per la Fortezza Europa si chiamano “clandestini” e per Israele si chiamano “infiltrati illegali”, la sostanza non cambia e i migranti vengono sfruttati, rinchiusi ed infine deportati. Il 28 di Novembre 2010: Israele approva il progetto per la costruzione di un centro di detenzione per migranti.
Qui in Italia abbiamo imparato a chiamarli lager e sappiamo cosa avviene dentro quelle mura, anche in Israele la memoria deve tenere vivo il disprezzo per l’infamia razzista, i rastrellamenti, le persecuzioni e le deportazioni e non può lasciare spazio alla costruzione di nuovi campi d’internamento.
Da FreePalestine Roma una cartolina per augurare una buona lotta ai compagni e alle compagne antirazziste in Israele… Ecco il C.I.E. a Lampedusa: così come ci piace immaginare i Lager, questa volta non aspettiamo una rivolta di chi è costretto in quelle mura!
La scelta, ispirata al modello europeo, segue l’inizio dei lavori per la costruzione di una barriera al confine con l’Egitto per bloccare e respingere l’ingresso di persone provenienti in particolare dal Sudan e dall’Eritrea.
“Dobbiamo fermare l’ingresso di massa di infiltrati illegali che cercano lavoro”, ha detto il primo ministro Benyamin Netanyahu all’apertura del consiglio dei ministri, affermando che si tratta di centri “simili a quelli che esistono in Olanda, Italia, Spagna e altri paesi”.
Promettendo che in 6 mesi verranno completati i lavori, le autorità hanno sottolineato che il centro sarebbe “aperto” ma senza precisare nulla sul senso reale di “centro aperto” ne’ sui tempi e le modalità di detenzione.
Chiudiamo i CIE e apriamo le frontiere!
Antirazzisti e Antirazziste sempre
L’Apartheid israeliano: ‘Vietato ai palestinesi risiedere in aree a maggioranza ebraica’
An-Nasira (Nazareth) – InfoPal. Nella riunione di ieri, 21 novembre, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha votato una legge in base alla quale “sarà vietato ai palestinesi dei Territori occupati nel ’48 (Israele, ndr) di risiedere nelle aree a maggioranza ebraica”. Grazie a quest’ultima legge, i comitati locali avranno il potere di selezionare le famiglie che vorranno trovare una sistemazione nei quartieri ebraici. “E’ un colpo alle fondamenta storiche e morali dello Stato ebraico, una macchia nera su Israele ed una pericolosa discriminazione razziale che porterebbe ad un’ondata di antisemitismo”, si legge in una petizione presentata al Parlamento da funzionari e personalità accademiche israeliane che si oppongono.
Per David Rotem, membro del partito Beituna (lo stesso del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman), invece il provvedimento legale in questione è “una riaffermazione del Sionismo”, mentre sul campo ci si aspettano nuove escalation di razzismo contro i palestinesi che vivono all’interno della Palestina occupata nel ’48 (Israele).