Fonte: “Community shaken after night of arson attacks on African refugees” di Haggai Matar
Foto: Activestills
Anche se non condividiamo alcuni passaggi di queste interviste, pubblichiamo la traduzione di questo articolo perchè descrive la situazione e le opinioni di chi abita il quartiere di Shapira, a sud di Tel Aviv.
Nella giornata di ieri si è tenuta una manifestazione antirazzista alla luce di quanto accaduto la notte prima, non saranno carcere e tribunali a restituire la serenità alle persone colpite dallo squadrismo razzista, ma un cambiamento radicale della popolazione israeliana, coinvolta quotidianamente nell’oppressione, lo sfruttamento, il colonialismo, la militarizzazione e legittimata dal razzismo.
Comunità scossa dopo una nottata di attacchi incendiari contro i richiedenti asilo africani.
“Colpite alla stessa ora, con delle bottiglie molotov, quattro case e un asilo a sud di Tel Aviv, tutti luoghi utilizzati dalla comunità di richiedenti Asilo. Le testimonianze degli israeliani abitanti del quartire e degli stessi richiedenti asilo lasciano intendere che si sia trattato di un pogrom coordinato.
“Qualcuno sta cercando di liberarsi di questi maledetti Sudanesi”, dice questa mattina un residente israeliano di Shapira, quartire a sud di Tel Aviv. Il termine “Sudanese” è genericamente utilizzato dagli israeliani per descrivere tutti i richiedenti asilo Africani. La casa adiacente a quella di questo abitante del quartiere è stata colpita intorno all’ 01:30 da tre bottiglie incendiarie: due sono state lansciate dentro le finestre e una terza all’ingresso. Nessuno è rimasto ferito grazie al repentino intervento dei vicini che si sono svegliati e hanno spento l’incendio. Un’altra molotov è stata lanciata in un giardino del quartiere, dove cinque richiedenti asilo dormo all’aperto.
Gli arredi interni sono stati seriamente danneggiati ma nessuno dei residenti ha riportato ferite. I due attacchi sono verosimilmente collegati, come ha notato Mya:
“Chiunque ha fatto questo ha ragione, ma lo sta facendo nel modo sbagliato”, continua la vicina “Questo incendio ha quasi bruciato la mia macchina inoltre c’è anche una bambina in quella casa. Avrebbe dovuto aspettare finchè la casa non fosse stata vuota, e poi dare fuoco al posto per mandare loro un messaggio”.
Poco dopo i primi due attacchi, altre due case sono state colpite nello stesso quartiere. “Io e mio fratello stavamo dormendo e ci siamo svegliati per le fiamme vicino al mio letto” dice Maskala Masgene, un richiedente asilo Eritreo “Hanno aperto la finestra e hanno tirato la bottiglia attraverso le sbarre. Quando me ne sono accorto ho preso la bottiglia e l’ho tirata fuori in strada. Non sono potuto tornare a dormire. Sono troppo spaventato. Mi sembra di capire che non hanno ancora preso chi lo ha fatto. Ho già avuto esperienze di odio verbale nelle strade, ma niente di simile a quello che è che successo”.
L’appartamento adiacente è stato il quarto posto colpito. Qua la bottiglia è esplosa sulle sbarre della finestra. Un’ altra donna eritrea con i suoi quattro bambini stavano dormendo all’interno, vicino alla finestra.
Il quinto attacco, intorno alle 2:30 del mattino, ha colpito un asilo utilizzato anche come abitazione per la coppia Nigeriana che lo gestisce. Le attrezzature bruciate dello spazio giochi sono ancora visibili la mattina successiva. “Veramente non ci siamo svegliati per l’incendio ma per i colpi dei pompieri sulla porta”, dice Balsin Bakara “Ci hanno detto di restare dentro, e adesso i bambini stanno arrivando e non hanno niente per poter gicare all’esterno. Non ho idea di chi possa aver fatto questo ma è terrificante”.
Il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai condanna questi attacchi. Riconoscendo le difficoltà sofferte dai residenti della parte sud di Tel Aviv come risultato del flusso di rifugiati, ha dichiarato “La municipalità di Tel Aviv sta investendo molte risorse per rendere la vita dei residenti più semplice, faccio appello alla polizia israeliana per fare il possibile per catturare chiunque sta dietro questo orribile gesto”
Tutte e cinque i luoghi colpiti sono stati visitati dalle forze di polizia, che hanno anche rinvenuto bottiglie molotov inutilizzate. La polizia dichiara di non aver ancora identificato i sospetti degli attacchi.
Mentre i rifugiati sono incerti sull’identità dei loro attentatori, i residenti israeliani di Shapira sono tutti sicuri che si tratti di un attacco di stampo razziale.
Oltre agli abitanti intervistati qua sopra, diversi attivisti del quartire hanno detto che questo è stato l’apice di un processo che va avanti ormai da diverso tempo “C’è una propaganda razzista che parte direttamente dal governo attraverso diversi membri del Consiglio Municipale per arrivare fino alle strade – e quanto accaduto ne è il risultato” accusa Nir Nader, che sta organizzando una veglia solidale per oggi. “Chi predica la violenza dovrebbe andare in carcere, e se lo stato non li ferma dovremo farlo noi.”