Il 18 novembre un convoglio chiamato Egypt4Gaza composto di 8 pullman, due dei quali organizzati da attivisti e attiviste indipendenti con nessun legame a partiti politici, si è mosso dal Cairo alle 7 di mattina verso il valico di Rafah per protesta e in solidarietà con Gaza. Questi due pullman sono stati organizzati direttamente dai movimenti dal basso dal cuore della rivoluzione egiziana. Il nostro obiettivo era quello di esprimere solidarietà ai palestinesi della striscia di Gaza contro il continuo attacco israeliano e per protestare e portare alla luce del sole l’ipocrisia di tutti i governi, incluso quello egiziano che continua ad essere parte attiva dell’assedio su Gaza con il controllo del valico di Rafah. Siamo riusciti ad entrare a Gaza per la prima volta dal 1967.
Il nostro tragitto dal Cairo verso Rafah è stato molto tranquillo, senza alcun problema siamo arrivati al confine con Gaza e abbiamo fatto pressione per riuscire ad entrare.
Di sicuro, sia l’enorme numero delle persone presenti, sia il fatto che un convoglio istituzionale sarebbe entrato il giorno seguente ci ha aiutati nell’impresa. Dopo una lunga attesa delle procedure burocratiche siamo entrati verso mezzanotte con l’unica condizione che l’autorità ha preso i nostri passaporti per essere sicuri della nostra uscita quando avrebbero voluto.
Siamo saliti sui pullman e mentre aspettavamo di muoverci dalla Rafah palestinese, abbiamo visto molte esplosioni ai confini, Israele stava distruggendo un grande numero di tunnel. Abbiamo attraversato la strada che da Rafah va verso la città di Gaza senza alcuna misura di sicurezza. Era completamente buia e nessuno era per strada, visto che è una delle strade che Israele attacca e bombarda tutto il tempo. Abbiamo sentito molte esplosioni mentre ci dirigevamo verso l’ospedale al Shifa.
Una volta entrati all’ospedale al Shifa, verso l’una di notte, c’è stata una conferenza stampa con i dottori dell’ospedale e alcuni degli egiziani che hanno preso parte al convoglio.
Per tutto il tempo della nostra presenza Israele non ha mai smesso di bombardare case.
Abbiamo sentito una forte esplosione vicino a noi ad una distanza di 300 metri, una stazione di polizia vuota, che ha toccato anche il muro dell’ospedale. Hanno bombardato più di una volta un quadrante di un quartiere e le maggior parte delle vittime erano neonati, bambini e donne.
É impossibile riuscire a spiegare cosa stia realmente accadendo a Gaza, niente, né le foto né i video ci possono aiutare a capire e a sentire tutto ciò che la popolazione palestinese vive quotidianamente sotto l’assedio, sotto la brutalità dell’esercito sionista israeliano, sotto la brutalità del rumore incessante degli F16 che di solito rimangono in aria per un po’ sopra l’area che decidono di colpire e
distruggere o ancora sotto ogni scossa delle loro bombe che possono essere di fronte a te, vicino a te o come peggiore delle ipotesi sopra la tua testa.
Naturalmente si concentrano sempre sui civili, abbiamo visto molti feriti, la maggior parte erano appunto civili.
Nella notte che siamo stati presenti noi, 37 palestinesi sono stati uccisi dai sionisti, la maggior parte bambini. Eravamo lì per sostenere la popolazione e abbiamo capito che le bombe non ti fanno paura, ciò che realmente ti distrugge sono le facce impaurite dei bambini feriti o uccisi.
Non avevamo la possibilità di rimanere più a lungo a supportare e portare la nostra solidarietà in Palestina.
Alle 5/6 di mattina abbiamo dovuto lasciare l’ospedale dello Shifa e tornare al Cairo.
Mentre tornavamo verso Rafah, Israele non ha mai smesso di bombardare e le esplosioni erano tutte mirate intorno a noi, forse per allertarci e non farci tornare di nuovo. Ciò che ci ha realmente colpito è il caloroso benvenuto che ci dava la popolazione di Gaza, ci salutavano e ci sorridevano dai balconi di casa.
Anche al confine con Rafah continuavano incessantemente a bombardare i tunnel.
Questo convoglio è stato fatto da una popolazione per una popolazione, per supportarli e per portargli il messaggio che anche quando i governi non fanno altro che proteggere i propri interessi noi lotteremo insieme a qualsiasi costo.