Vi proponiamo una testimonianza di un attivista dal 2005 sulla repressione in Egitto, arrestato il 25 gennaio.
La prima tappa dopo che ci hanno arrestati a me e a Nagy el Kamel, era nel commissariato di Azbakeya, “un posto di tortura” allo stato puro. Durante tutta la nostra giornata di permanenza in quel posto avvenivano ‘festini’ ininterrotti di linciaggi. Noi eravamo tra i prigionieri rinchiusi in una piccola stanza del commissariato, arrestati a caso. Ogni tanto venivano presi dei gruppetti di noi e sentivamo le loro urla di dolore. Al suono delle urla eravamo terrorizzati. Il grado di agitazione di cui tutti eravamo parte era alle stelle.
Dopo un po’ sono stato preso mentre ero bendato e mi hanno fatto entrare nella stanza dove torturavano gli arrestati e dalle loro grida ho capito che usavano torturarli con la corrente. Un poliziotto che purtroppo non ho potuto vedere, mentre sentivo le urla, mi diceva: “questi ragazzi sono sotto la vostra responsabilità, voi della rivoluzione, se non fosse per voi li avremmo rilasciati e ora sarebbero a casa”.
Quando hanno preso Nagy, lo stesso poliziotto gli diceva le stesse cose.
I ragazzi che sono stati riportati nella stanza di detenzione iniziale raccontano di essere stati costretti a denudarsi completamente (privandosi anche degli indumenti intimi) e sono stati picchiati e elettrizzati in molte parti del corpo anche in zone intime. Molti hanno raccontato di abusi sessuali, ma hanno paura di raccontarlo per possibili ritorsioni.
Nella prigione di Abu Zaabal ho incontrato ragazzi che sono stati obbligati a rimanere in piedi per 16 ore consecutive nel commissariato di Azbakeya e quando qualcuno non ce la faceva più e cadeva a terra veniva picchiato e insultato. Anche chi aveva condizioni di salute pessime, come i diabetici e chi soffre di pressione, veniva obbligato a rimanere in piedi.
Il secondo giorno io, Nagy Kamel, Mohamed El Sayes e Abdallah Mohamed, nel commissariato di Qasr el Nil .
Durante la nostra permanenza abbiamo saputo che il poliziotto che si occupa delle investigazione Walid el Eraqi, stava picchiando i 70 ragazzi rinchiusi in una cella sotteranea . A noi ci ha fatto visita un poliziotto (digossino) che si occupa della sicurezza nazionale, per 5 ore ci ha raccontato dettagli sulla nostra vita e ci spiegava come avessimo rovinato la nostra vita con le nostre stesse mani e che era nostra responsibilità la detenzione di tutte le persone dentro il commissariato. 5 lunghe ore di pressioni e minacce.
Dopo 10 giorni all’improvviso siamo stati trasferiti nella prigione di Abu Zaabal. Appena arrivati ci hanno rubato tutto cio che possedevamo dai vestiti alle coperte, al cibo, alle medicine. Nella prigione di Abu Zaabal abbiamo ricevuto gli stessi “trattamenti” di cui avevamo sentito parlare. Ci hanno denudati lanciandoci acqua fredda addosso lasciandoci per ore. Il buongiorno di Abu Zaabal inizia con le perquisizioni delle celle, ci legano le mani dietro la schiena e ci picchiano. Tutti quotidianamente vengono legati e picchiati. Naturalmente tutto accompagnato da insulti e qualsiasi atto di resistenza o opposizione significa molte piu botte.
Io ho una lesione alla mandibola e ho intenzione di provarla davanti alla procura.
Nella prigione di Abu Zaabal è vietata l’entrata di qualsiasi medicinale anche per chi ha malattie degenerative, è impossibile ricevere visite mediche o essere trasportati all’ospedale. Un’altra tragedia ad Abu Zaabal sono le decine di reclusi internati da gennaio di cui nessuno, neanche le famiglie, sono a conoscenza. Ciclicamente vengono torturati e tra loro ci sono malati. Le visite non sono consentite, neanche per gli avvocati. Oggi davanti al PM, il capo del commissariato el Azbakeya Abdallah Mohamed, dopo la sua testimonianza, ci ha minacciato dicendoci che se ci avesse rivisti al commissariato ci avrebbero fatto vedere i sorci verdi.