16 marzo con Rachel e Dax

SEMINIAMO RESISTENZA, COLTIVIAMO LIBERTA’!

Il 16 marzo 2003 Rachel Corrie attivista dell’ISM, veniva uccisa a Rafah da un Bulldozer dell’esercito israeliano, mentre insieme ad altr* compagn* cercava di impedire la demolizione di una casa palestinese.Quest’anno vogliamo ricordarla con un doppio appuntamento, restaurando il murales fatto  con i ragazzi e le ragazze di Gaza l’anno scorso a metro San Paolo, e sistemando insieme ai ‘giardinieri sovversivi’ l’aiuola di Largo delle Sette Chiese, dove ormai da anni c’è la targa in suo nome.
Nella settimana contro l’apartheid israeliana, sarà una piccola occasione per portare “la palestina fuori dall’uscio di casa” e alla vigilia della settimana per il boicottaggio degli accordi Acea-Mekorot, per innaffiare le nostre piante con acqua libera e solidale!

Nel nome di Rachel e con Dax nel cuore..
RACHEL e DAX 2014

 

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Egitto: testimonianza di Khaled el Sayed

i_momenti_di_repressione_della_protesta_da_parte_dell_esercito_3316Vi proponiamo una testimonianza di un attivista dal 2005 sulla repressione in Egitto, arrestato il 25 gennaio.

La prima tappa dopo che ci hanno arrestati a me e a Nagy el Kamel, era nel commissariato di Azbakeya, “un posto di tortura” allo stato puro. Durante tutta la nostra giornata di permanenza in quel posto avvenivano ‘festini’ ininterrotti di linciaggi. Noi eravamo tra i prigionieri rinchiusi in una piccola stanza del commissariato, arrestati a caso. Ogni tanto venivano presi dei gruppetti di noi e sentivamo le loro urla di dolore. Al suono delle urla eravamo terrorizzati. Il grado di agitazione di cui tutti eravamo parte era alle stelle.

Dopo un po’ sono stato preso mentre ero bendato e mi hanno fatto entrare nella stanza dove torturavano gli arrestati e dalle loro grida ho capito che usavano torturarli con la corrente. Un poliziotto che purtroppo non ho potuto vedere, mentre sentivo le urla, mi diceva: “questi ragazzi sono sotto la vostra responsabilità, voi della rivoluzione, se non fosse per voi li avremmo rilasciati e ora sarebbero a casa”.
Quando hanno preso Nagy, lo stesso poliziotto gli diceva le stesse cose.

I ragazzi che sono stati riportati nella stanza di detenzione iniziale raccontano di essere stati costretti a denudarsi completamente (privandosi anche degli indumenti intimi) e sono stati picchiati e elettrizzati in molte parti del corpo anche in zone intime. Molti hanno raccontato di abusi sessuali, ma hanno paura di raccontarlo per possibili ritorsioni.

Nella prigione di Abu Zaabal ho incontrato ragazzi che sono stati obbligati a rimanere in piedi per 16 ore consecutive nel commissariato di Azbakeya e quando qualcuno non ce la faceva più e cadeva a terra veniva picchiato e insultato. Anche chi aveva condizioni di salute pessime, come i diabetici e chi soffre di pressione, veniva obbligato a rimanere in piedi.

Il secondo giorno io, Nagy Kamel, Mohamed El Sayes e Abdallah Mohamed, nel commissariato di Qasr el Nil .

Durante la nostra permanenza abbiamo saputo che il poliziotto che si occupa delle investigazione Walid el Eraqi, stava picchiando i 70 ragazzi rinchiusi in una cella sotteranea . A noi ci ha fatto visita un poliziotto (digossino) che si occupa della sicurezza nazionale, per 5 ore ci ha raccontato dettagli sulla nostra vita e ci spiegava come avessimo rovinato la nostra vita con le nostre stesse mani e che era nostra responsibilità  la detenzione di tutte le persone dentro il commissariato. 5 lunghe ore di pressioni e minacce.

Dopo 10 giorni all’improvviso siamo stati trasferiti nella prigione di Abu Zaabal. Appena arrivati ci hanno rubato tutto cio che possedevamo dai vestiti alle coperte, al cibo, alle medicine. Nella prigione di Abu Zaabal abbiamo ricevuto gli stessi “trattamenti” di cui avevamo sentito parlare. Ci hanno denudati lanciandoci acqua fredda addosso lasciandoci per ore. Il buongiorno di Abu Zaabal inizia con le perquisizioni delle celle, ci legano le mani dietro la schiena e ci picchiano. Tutti quotidianamente vengono legati e picchiati. Naturalmente tutto accompagnato da insulti e qualsiasi atto di resistenza o opposizione significa molte piu botte.

Io ho una lesione alla mandibola e ho intenzione di provarla davanti alla procura.

Nella prigione di Abu Zaabal è vietata l’entrata di qualsiasi medicinale anche per chi ha malattie degenerative,  è impossibile ricevere visite mediche o essere trasportati all’ospedale. Un’altra tragedia ad Abu Zaabal sono le decine di reclusi internati da gennaio di cui nessuno, neanche le famiglie, sono a conoscenza. Ciclicamente vengono torturati e tra loro ci sono malati. Le visite non sono consentite, neanche per gli avvocati. Oggi davanti al PM, il capo del commissariato el Azbakeya Abdallah Mohamed, dopo la sua testimonianza, ci ha minacciato dicendoci che se ci avesse rivisti al commissariato ci avrebbero fatto vedere i sorci verdi.

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Dalla Palestina Marco e Mattia liberi

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Antonio Mazzeo: Roma – Tel Aviv, fratelli d’armi, alleati di guerra

Intervento all’incontro-dibattito Palestina. Dall’occupazione militare a quella umanitaria, organizzato da Free Palestine Roma, presso la Facoltà di Scienze Politiche – Università Roma tre, mercoledì 19 febbraio 2014. 

Partnership antica e consolidata quella che lega militarmente l’Italia a Israele. Un’alleanza cresciuta all’ombra di Washington e della Nato, ma che specie negli ultimi anni anni ha conseguito sempre maggiori spazi di autonomia, nel nome e per conto dei rispettivi complessi finanziari-industriali nazionali, affermati produttori ed esportatori di sofisticati sistemi di distruzione e morte a livello mondiale.

Una data in particolare consacra l’affermazione di quello che è oggi il patto strategico d’acciaio Roma-Tel Aviv: il 16 giugno 2003, quando i governi italiano e israeliano firmarono il “memorandum” d’intesa in materia di cooperazione nel settore militare. Il “memorandum” è a tutti gli effetti un accordo quadro generale, cioè non solo un accordo tecnico, ma regola la reciproca collaborazione nel settore della difesa, con particolare attenzione all’interscambio di materiale di armamento, all’organizzazione delle forze armate, alla formazione e all’addestramento del personale e alla ricerca e sviluppo in campo industriale-militare. L’accordo quadro prevede inoltre la realizzazione di “scambi di esperienze tra esperti delle due parti” e la “partecipazione di osservatori a esercitazioni militari”. Esso è stato approvato con voto quasi unanime del Parlamento italiano nel maggio 2005 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 7 giugno 2005.

In verità, le Camere avrebbero dovuto rigettare l’accordo bilaterale in quanto palesemente in contrasto con la legge n. 185 del 1990 che regola l’esportazione di armamenti italiani e vieta le vendite a paesi belligeranti o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani. Israele rientra a pennello tra gli Stati che dovrebbero essere messi al bando in campo strategico-politico-economico e militare dall’Italia. Da sempre le forze armate di Tel Aviv sono impegnate, come aggressori, su più fronti di guerra e dal 1967 occupano ancora buona parte della West Bank. Inoltre il regime d’apartheid instaurato contro la popolazione palestinese e gli stessi cittadini israeliani di origine araba è stigmatizzato dalle principali organizzazioni non governative internazionali. Non ultimo, Tel Aviv non ha mai firmato il Protocollo di Non Proliferazione Nucleare e da tempo immemorabile, anche grazie la collaborazione tecnico-scientifica di Stati Uniti ed Unione europea, a Dimona, nel deserto del Negev, si costruiscono armi nucleari (secondo alcuni istituti di ricerca indipendenti, Israele sarebbe già in possesso di più di 200 testate). Continua a leggere

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19 febbraio: dall’occupazione militare a quella umanitaria

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14 febbraio cena d’amore per la Palestina @Alexis

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16 febbraio al Casale Alba 2

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Palestina: 3 giorni di iniziative

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Arresti ad Alessandria d’Egitto

Traduzione da Menasolidaritynetwork

mhMolti degli attivist* noti della città di Alessandria, che hanno preso parte alla rivoluzione rischiano di scontare anni di carcere per aver sfidato la legge anti-protesta emessa il 24 novembre 2013.

Il 2 gennaio Lu’ay Al-Qahwagi, Amr Hafez, Nasir Abu-al-Hamd and Islam Muhamadein sono stati condannati a due anni di lavori forzati in carcere con una cauzione di 50.000 L.e. (9.000 euro circa ciascuno).  Mahienour el-Masry e Hassan Moustafa entrambi appartenenti ai Socialisti rivoluzionari hanno ricevuto la stessa condanna, ma non erano presenti al Tribunale. Il loro “crimine” è stato quello di aver organizzato una manifestazione senza l’autorizzazione della questura, violando così la legge anti-protesta, approvata nel novembre del 2013.

mh2Mahienour e Hassan hanno una lunga storia di attivismo, entrambi hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione della campagna che ha rivelato il ruolo delle forze dell’ordine nell’assassinio di Khaled Sai’d malmenato fino alla morte davanti ad un ‘bar’ ad Alessandria nel 2010. La manifestazione che è seguita  all’uccisione di Khaled Sai’d ha giocato un ruolo fondamentale incitando l’opposizione contro Mubarak fino ad arrivare alla rivoluzione del 2011 facendo cadere il dittatore.

Hassan è stato processato anche sotto il mandato di Morsi. E’ stato accusato di aver insultato un ufficiale e di aver incitato alcuni detenuti alla fuga, dopo aver tentato di protestare contro la mancanza di legge e di giustizia per una dozzina di manifestanti arrestati il 20 gennaio del 2013. Hassan è stato assolto nel novembre del 2013, per poi essere accusato di nuovo con la legge anti-protesta.

Mahienour, un’avvocata abilitata, è stata arrestata e picchiata dalla polizia nel marzo del 2013, dopo essere andata con un gruppo di avvocati a difendere alcuni manifestanti arrestati dalla polizia ad Alessandria.

La sentenza contro gli attivist* di Alessandria è stata emessa dopo che i leaders del Movimento 6 Aprile sono stati condannati a tre anni dal tribunale del Cairo a dicembre.

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Filosofia del filo spinato

Da Le monde Diplomatique

Nell’epoca delle telecamere per la videosorveglianza, delle tecniche biometriche di identificazione, dei dissuasori per arredo urbano, il filospinato potrebbe sembrare obsoleto. Eppure è tuttora molto utilizzato in tutto il mondo, anche se in Occidente è limitato a impieghi molto circoscritti, poiché lo si associa ai campi di concentramento. Passare in rassegna tutti i suoi usi, e i suoi sostituti, è un esercizio che può insegnare molto.

DI OLIVIER RAZAC *

Inventato nel 1874 dall’agricoltore statunitense Joseph Glidden per recintare le proprietà delle Grandi Pianure, il filo spinato diventò subito uno strumento politico di importanza primaria. In meno di un secolo e mezzo, è servito di volta in volta a recintare le terre degli indiani d’America e a rinchiudere intere popolazioni al tempo della guerra di indipendenza di Cuba (1895-1898) o della seconda guerra dei boeri in Sudafrica (1899-1902); ha circondato le trincee nella prima guerra mondiale, e di filo spinato era l’incandescente recinzione dei campi di concentramento e sterminio nazisti. Continua a leggere

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