Egitto: un altro compagno assassinato dallo SCAF

Bassem.2Bassem Mohsen aveva gia perso un occhio nel novembre del 2011, quando la rivolta era appena cominciata e lo scontro diretto era con le forze dell’ordine.
Agli inizi del 2012 sotto Morsi è stato picchiato e torturato dai fratelli musulmani in uno dei tanti scontri di piazza.
Nello stesso anno è stato processato militarmente ed ha passato un anno in carcere.
Bassem è stato ucciso da un proiettile alla testa da parte dell’esercito il 20 dicembre 2013, a Suez, la sua città d’origine, duranti gli scontri ancora in corso in Egitto tra SCAF e Fratelli Musulmani. La sua unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Bassem è uno di noi e sarà per sempre nelle nostre lotte e nei nostri cuori.
Non dimentichiamo, non perdoniamo.

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Da Roma per la Palestina

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Solidarietà a Mohammed Aymann

mohammed libero subitoOggi 3 dicembre 2013 Mohammed Aymann è stato arrestato dall’esercito israeliano. L’arresto non arriva senza preavviso; il giovane era già stato vittima di ripetute intimidazioni ad opera della polizia, dell’autorità palestinese e dell’esercito israeliano. Mohammed era già stato convocato 3 volte della polizia per essere interrogato in merito alla sua presunta appartenenza al PFLP. Non era la prima lettera di convocazione che arrivava svegliando e intimidendo lui e la sua famiglia nel pieno della notte. Il giovane era già stato più volte arrestato durante quest’estate, ben dieci volte per l’esattezza di cui la più lunga con una detenzione di più di un mese.

Questo è solo un caso particolare che ci colpisce da molto vicino; che mostra come lo stato d’Israele tenti di annullare l’esistenza della popolazione palestinese arrestando e uccidendo chi giorno per giorno lotta contro un’occupazione infame, con l’autorità palestinese complice nell’immobilismo.

Nel frattempo attendiamo notizie di lui; notizie riguardo i capi di imputazione che “usciranno fuori” dai 7 giorni di “interrogatorio” nelle infami carceri israeliane.

i compagni e le compagne.

Mohammed Aymann è stato poi rilasciato. 

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Egitto: è vietato manifestare

TEMPBANNER-1Passata la famosa legge che regola qualsiasi tipo di protesta, manifestazione, presidio o azione il 26 novembre c’è stato un sit in davanti all’alta corte, magles el shura, per protestare contro l’entrata in vigore nella costituzione dei processi militari verso civili. Già dalla mattina del 26 c’è stata la prima manifestazione ‘non autorizzata’ per ricordare Gika ucciso un anno fa sotto Morsi. A8tsH7RCQAAr2MxLa legge è passata il 24 novembre ed effettivamente le guardie come prevede la legge, hanno dapprima parlato ai manifestant* con il megafono chiedendo la dispersione entro quattro minuti, subito dopo hanno azionato gli idranti e nello stesso momento hanno iniziato a caricare rincorrendo e arrestando. Alle 16 c’era il sit in davanti all’alta corte. Nel giro di 20 minuti lo stesso scenario sopra descritto. Dalla prima allerta con il megafano all’uso dell’idrante alla carica sono passati veramente secondi non minuti. La ferocia con cui picchiavano con spranghe lunghe di ferro è stata veramente inaudita. Molte compagne si sono intromesse nel momento in cui le guardie cercavano di arrestare in modo mirato i ragazzi, alcuni sono riusciti a scappare alla presa e altri sono stati arrestati insieme a chi come Nazli, Mai, Rasha, Mona (la sorella di Alaa abdel fattah), Aida e altre, cercavano di liberare i compagni. I fermat* sono stati portati in una questura lontana, dopo ore, in cui non si sapeva dove li avrebbero trasferiti. Dopo qualche ora volevano rilasciare le ragazze, i giornalisti e gli avvocati, al rifiuto da parte delle compagne di uscire senza tutti gli altri, sono state picchiate e caricate nel blindato che da li a poco le avrebbe lasciate in mezzo al deserto. I compagni arrestati quel giorno sono 24 e ieri hanno preso 15 giorni finche non saranno processati. Le compagne hanno deciso di denunciare le violenze subite da parte della polizia e nello stesso tempo di dichiarare la loro responsabilità nell’aver indetto il sit in. Il tribunale sotto la spinta del Ministero dell’interno le ha assolte, ma i compagni arrestati per lo stesso ‘reato’ sono ancora dentro. Ieri 28 novembre la polizia ha represso brutalmente una manifestazione all’interno dell’Università del Cairo, in cui Mohamed Reda uno studente di ingegneria è stato ucciso da diversi proiettili, molti i feriti e molti i ragazzi che hanno perso gli occhi. Ieri sera la polizia ha fatto irruzione nella casa del noto attivista Alaa Abdel fattah dopo aver picchiato la moglie, distrutto la casa e sequestrato tutto il possibile, da telefoni a laptop e quant’altro. Alaa è accusato di essere stato il promotore del sit in davanti all’Alta corte e di aver picchiato una guardia e di avergli addirittura rubato il woki toki. Alaa aveva annunciato che si sarebbe consegnato il sabato a mezzogiorno, ma a quanto pare giocano ad alzare la tenzione.

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L’Egitto e la militarizzazione

Dal 30 giugno l’Egitto ha subito una militarizzazione e una repressione che chiamarla ‘violenza’ sarebbe un eufemismo. Basti pensare allo sgombero da parte dell’esercito nei confronti dei due presidi dei F.M. quello di Rabaa el Adaweya e della Nahda, sono stati un vero e proprio genocidio di Stato con migliaia di morti per le strade del Cairo. A 100 giorni dallo sgombero brutale del presidio dei FM, oggi, 24 novembre è passata la legge che regolamenta le manifestazioni.

Siamo in una vera e propria dittatura militare capeggiata dal così tanto acclamato dalle folle il generale Al Sisi, che insieme all’attuale presidente fantoccio della giunta militare, Adli Mansour hanno appunto fatto passare questa legge che prevede la richiesta almeno una settimana in anticipo dell’autorizzazione della Questura di qualsiasi manifestazione, dando nome e cognome dei responsabili, dichiarando le parole d’ordine che verranno usate, vietando un qualsiasi tipo di presidio, circoscrivendo la manifestazione a 300 metri di distanza da qualsiasi edificio di proprietà Statale, vietando la copertura del volto e bandendo chiunque usi anche un innocuo fumogeno, il tutto alimentato da multe salatissime e anni di detenzione per chi non segue al dettaglio una di queste norme.

La polizia invece ha il diritto di disperdere qualsiasi manifestazione in modo graduale prima a parole, poi con gas lacrimogeni, fino ad arrivare a sparare se i manifestanti non rispondono agli ordini.

Dopo tre mesi di coprifuoco ferreo iniziato dalla meta’ di agosto fino allo scioglimento obbligatorio avvenuto il 14 novembre scorso, lo Stato ha visto come unica soluzione nella sua continua guerra-scusa al ‘terrorismo islamico’ leggi ancora piu’ ferree che legittimano in modo ‘democratico’ il loro potere che dall’inizio della rivoluzione ad oggi continua a arrestare reprimere e uccidere chi si ribella, chi e’ determinato a continuare.

Il 19 novembre e’ stata la ricorrenza di Mohamed Mahmoud. La stessa mattina il primo ministro Al Bilbawi inaugurava un monumento onorario per i martiri uccisi da loro stessi nel 2011 e nel 2012. Un gesto offensivo e raccapricciante per chi lotta ogni giorno contro il loro fascismo, per chi ha perso qualcuno di caro e continua a resistere e a lottare  per tenere vivo il ricordo di chi gli era vicino in quelle strade fino a uno o due anni fa. Dopo qualche ora quel monumento infatti e’ stato distrutto.

Cosi’ la sera visto che lo Stato cerca di assolvere se stesso, ma non ci riesce mai, dopo poco che gli scontri erano iniziati in piazza, contro la rabbia dei manifestanti, la repressione della polizia e’ ripresa per il terzo anno consecutivo, uccidendo almeno due ragazzi e arrestandone un centinaio, in una giornata che non sara’ mai dimenticata per chi ha gridato e continua a credere che un mondo senza lo Stato e senza infami in divisa sia possibile. Dopo che la polizia ha fatto la sua parte, la piazza e’ stata ceduta all’esercito che ha sgomberato in fretta e in furia ristabilendo di nuovo ‘l’ordine’.

In questi giorni ci saranno manifestazioni ‘non autorizzate’, vista la nuova legge, per contestare i processi militari ai cittadini.

Never Forget, Never Forgive.

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Antonio Mazzeo sui rapporti militari tra Israele e Italia

Durante la trasmissione Speciale Palestina a Radiondarossa Antonio Mazzeo ci parla dei rapporti militari tra Italia e Israele. Il due dicembre a Torino ci sarà il quarto vertice bilaterale tra questi due paesi. “Sarà un’opportunità per capire come costruire anche noi una start up nation”, ha detto il Presidente del Consiglio. Il 30 novembre è convocata una manifestazione nazionale dal comitato Mai complici di Israele che speriamo venga molto partecipata.

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Re-Sisters_Complici e solidali

Riceviamo e pubblichiamo un breve comunicato di solidarietà comparso sul blog del collettivo Le Ribellule
Leena, Linan, Woroud e Myassar sono 4 donne palestinesi che le autorità israeliane hanno arrestato durante quest’estate, utilizzando uno dei tanti dispositivi pretestuosi che il colonialismo sionista ha inventato per rafforzare il proprio progetto.

Rompere il silenzio e dimostrare da che parte stiamo, non è solo un gesto solidale che scalda il cuore di chi lo riceve, ma una pratica quotidiana di lotta.

Di seguito il comunicato, in traduzione per l’invio in Palestina:

sisterEsprimiamo la nostra massima complicità e solidarietà alle sorelle Leena Jawabreh, Linan Abu Ghoulmeh, Woroud Qasem e Myassar Atyani arrestate lo scorso agosto per il loro lavoro di solidarietà e sostegno che da anni portano avanti verso le detenute palestinesi.

La loro lotta è la nostra lotta verso l’autoderminazione a qualsiasi oppressione perchè non ci fermeranno i vostri stupidi visti, perchè oltrepasseremo qualsiasi muro, perchè ad ogni repressione risponderemo resistenza!
If the girls are united they will never walk alone

Libertà per Leena Jawabreh, Linan Abu Ghoulmeh, Woroud Qasem e Myassar Atyani
Libertà per tutte le palestinesi
Libertà per tutti i palestinesi

Compagne romane contro l’occupazione sionista

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20 settembre 2013 – Racconti di ritorno dalla Palestina allo Spazio Sociale Occupato Ex 51

cena 20 settembre 2013

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No Tav – Solidarietà dal campo profughi di Aida

SAM_1737Lo dicono anche i muri, lo confermano i compagni e le compagne con i gesti: la nostra solidarietà s’incontra nelle lotte.

In un momento in cui ci sono compagni in carcere ed altri con pesanti restrizioni della libertà per la lotta che portiamo avanti in Val Susa, riceviamo un pensiero complice dai nostri compagni in Palestina.

Non è solo per il treno, non è solo per il muro, il nostro “No” è gridato ovunque contro la devastazione e il saccheggio della terra e delle nostre esistenze.
Una scritta, anche se simbolica, ci arriva da chi con tenacia resiste da più di 60 anni all’occupazione militare e al colonialismo dello Stato israeliano con cui l’Italia, sempre di più, stringe legami politici, economici e quindi militari.

Liber* tutt*, la solidarietà supera muri e frontiere.
No Tav – No Wall
SAM_1738

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ANCORA ARRESTI AL CAMPO PROFUGHI DI AIDA

aida2Apprendiamo la notizia che ci giunge dal campo profughi di Aida dell’ennesimo arresto di un giovane del campo.
Il nostro compagno e fratello Laith è stato sequestrato dall’esercito sionista e tradotto nell’infame carcere di Ofer, dove sono reclus* migliaia di palestinesi.
Con più determinazione continuiamo a lottare contro ogni forma di sionismo in attesa di poter riabbracciare Laith il più presto possibile.
Complici e solidali con chi ogni giorno resiste all’occupazione militare israeliana!

Seguiranno aggiornamenti.

La lotta per la libertà e la solidarietà non si arresta!
LAITH LIBERO!
LIBERTA’ PER TUTTI I PRIGIONIERI E LE PRIGIONIERE PALESTINESI!

a questo link la presa di parola di G.A.P. Parma
http://gruppoazionepalestina.noblogs.org/post/2013/09/09/io-sto-con-laith-io-sto-con-la-palestina/

 

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