L’Egitto e la militarizzazione

Dal 30 giugno l’Egitto ha subito una militarizzazione e una repressione che chiamarla ‘violenza’ sarebbe un eufemismo. Basti pensare allo sgombero da parte dell’esercito nei confronti dei due presidi dei F.M. quello di Rabaa el Adaweya e della Nahda, sono stati un vero e proprio genocidio di Stato con migliaia di morti per le strade del Cairo. A 100 giorni dallo sgombero brutale del presidio dei FM, oggi, 24 novembre è passata la legge che regolamenta le manifestazioni.

Siamo in una vera e propria dittatura militare capeggiata dal così tanto acclamato dalle folle il generale Al Sisi, che insieme all’attuale presidente fantoccio della giunta militare, Adli Mansour hanno appunto fatto passare questa legge che prevede la richiesta almeno una settimana in anticipo dell’autorizzazione della Questura di qualsiasi manifestazione, dando nome e cognome dei responsabili, dichiarando le parole d’ordine che verranno usate, vietando un qualsiasi tipo di presidio, circoscrivendo la manifestazione a 300 metri di distanza da qualsiasi edificio di proprietà Statale, vietando la copertura del volto e bandendo chiunque usi anche un innocuo fumogeno, il tutto alimentato da multe salatissime e anni di detenzione per chi non segue al dettaglio una di queste norme.

La polizia invece ha il diritto di disperdere qualsiasi manifestazione in modo graduale prima a parole, poi con gas lacrimogeni, fino ad arrivare a sparare se i manifestanti non rispondono agli ordini.

Dopo tre mesi di coprifuoco ferreo iniziato dalla meta’ di agosto fino allo scioglimento obbligatorio avvenuto il 14 novembre scorso, lo Stato ha visto come unica soluzione nella sua continua guerra-scusa al ‘terrorismo islamico’ leggi ancora piu’ ferree che legittimano in modo ‘democratico’ il loro potere che dall’inizio della rivoluzione ad oggi continua a arrestare reprimere e uccidere chi si ribella, chi e’ determinato a continuare.

Il 19 novembre e’ stata la ricorrenza di Mohamed Mahmoud. La stessa mattina il primo ministro Al Bilbawi inaugurava un monumento onorario per i martiri uccisi da loro stessi nel 2011 e nel 2012. Un gesto offensivo e raccapricciante per chi lotta ogni giorno contro il loro fascismo, per chi ha perso qualcuno di caro e continua a resistere e a lottare  per tenere vivo il ricordo di chi gli era vicino in quelle strade fino a uno o due anni fa. Dopo qualche ora quel monumento infatti e’ stato distrutto.

Cosi’ la sera visto che lo Stato cerca di assolvere se stesso, ma non ci riesce mai, dopo poco che gli scontri erano iniziati in piazza, contro la rabbia dei manifestanti, la repressione della polizia e’ ripresa per il terzo anno consecutivo, uccidendo almeno due ragazzi e arrestandone un centinaio, in una giornata che non sara’ mai dimenticata per chi ha gridato e continua a credere che un mondo senza lo Stato e senza infami in divisa sia possibile. Dopo che la polizia ha fatto la sua parte, la piazza e’ stata ceduta all’esercito che ha sgomberato in fretta e in furia ristabilendo di nuovo ‘l’ordine’.

In questi giorni ci saranno manifestazioni ‘non autorizzate’, vista la nuova legge, per contestare i processi militari ai cittadini.

Never Forget, Never Forgive.

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