Tel Aviv: soldatesse contro esercito

Confessioni choc di alcuni militari-donna israeliani su abusi compiuti da loro e dalle loro unita’ in Cisgiordania, la parte
di territorio palestinese ancora sottoposta al controllo parziale dell’esercito dello Stato ebraico, compaiono in un nuovo rapporto
diffuso in queste ore da Breaking the Silence: organizzazione israeliana di attivisti dei diritti umani impegnata da anni a far
luce fra i ranghi delle forze armate. Impiegate in misura crescente in azioni di combattimento o di prima linea, le soldatesse
ammettono – in alcuni casi – di aver partecipato o assistito a episodi di cui oggi si vergognano e che contrastano con i loro valori
e con gli stessi principi insegnati nelle scuole militari. Si parla di atti di umiliazione
o di pestaggi palestinesi compiuti solo per mostrarsi ”piu’ dure” dei commilitoni maschi, del brivido provato da qualcuna
nel poter schiaffeggiare impunemente un ragazzo arabo, ma anche di una mano rotta a un ragazzino fermo a un posto di blocco. E
persino – lo racconta una ragazza che e’ stata in servizio nelle Guardie di Frontiera – di un bambino di 9 anni ferito a morte da
un colpo sparato cosi’, alla cieca. Tutti casi che Breaking the Silence – organizzazione piu’ volte criticata dall’establishment politico israeliano –
continua a chiedere al governo e allo stato maggiore di approfondire.

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