L’esercito ha dichiarato i villaggi della West Bank di Bil’in e Ni’ilin ‘zona militare chiusa’ fino al 17 agosto, cio’ è emerso lunedi. Con l’arresto di un dimostrante venerdì, la polizia ha tirato fuori un editto militare chiudendo le due frazioni, dove hanno luogo le proteste settimanali spesso con risvolti violenti, contro il muro eretto da Israele in Cisgiordania. I residenti di Bil’in hanno detto ad “Haaretz” che nella serata di venerdì sera decine di soldati, alcuni dei quali mascherati, hanno distribuito in tutto il villaggio le comunicazioni del decreto, firmato il 17 febbraio dal capo del Comando centrale dell’esercito, Gen. Avi Mizrahi. La sentenza, che resterà in vigore sei mesi, sarà applicata tra il muro della separazione e le aree edificate a Bil’in. In Ni’ilin, le restrizioni a quanto pare copriranno l’intero villaggio, comprese le zone residenziali.
Per oltre cinque anni i due villaggi hanno visto spesso violenti scontri, di cui 2 volte fatali, tra attivisti e forze di sicurezza durante le manifestazioni del Venerdì. Lo scorso anno l’IDF e il servizio di sicurezza, Shin Bet, hanno provato una serie di tattiche per porre fine alle proteste, tra cui gli arresti di massa, le operazioni notturne, le restrizioni ai movimenti degli attivisti israeliani e l’arresto dei minori – inducendo un tribunale militare a dichiarare misure inadeguate. Domenica scorsa un attivista Bil’in, Iyad Burnat, è stato convocato per colloqui con i funzionari dello Shin Bet, circa un’ora dopo l’invio di una relazione via email delle proteste della scorsa settimana dal titolo “La terza Intifada [rivolta] bussa alla porta”. Al momento della pubblicazione, l’esercito non ha ancora risposto alle richieste di Haaretz di informazioni sulle chiusure.