Al Ma’sara: un sacrosanto venerdi’ di lotta

Siamo a Al Ma’sara, dove dal novembre 2006 ogni venerdì dopo la preghiera si parte in corteo verso le terre che lo Stato israeliano vorrebbe confiscare con la costruzione del muro. Siamo a ridosso del Giorno della Terra, il 30 marzo, anniversario della resistenza di quei villaggi palestinesi che nel 1976 si ribellarono alla confisca delle terre perpetuata dalla forze d’occupazione sioniste, con un saldo di sei morti, cento feriti e centinaia d’arresti. Da allora questa data è diventata un momento importante di memoria e di lotta nel calendario della resistenza palestinese.

Nel villaggio di Al Ma’sara si riuniscono gli abitanti palestinesi, gli/le internazionali, alcun* israelian* di “Anarchists against the Wall”. Così come in altri villaggi lungo tutta la West Bank, la lotta dal basso sta dimostrando che le frontiere le crea il potere e che è possibile, nonostante le difficoltà, immaginare uno scontro con le politiche coloniali che prescinda le diverse appartenenze etniche o culturali, dando pieno appoggio al popolo palestinese.

Siamo alla manifestazione del venerdì di uno dei nove comitati popolari che, da un anno a questa parte, hanno dato vita al Coordinamento dei Comitati Popolari, rilanciando la sfida alle politiche segregazioniste ed espansioniste di Israele con costanti azioni dirette dal basso.

Giovedì notte sono stati liberati i dieci palestinesi arrestati per aver forzato il check-point che accede a Gerusalemme, interdetto agli arabi (salvo permessi speciali). Simbolicamente i compagni hanno scelto la Domenica delle Palme per questa azione, giorno di massicci pellegrinaggi alla Città Santa. Questa settimana, dunque, c’è stata molta tensione nei villaggi, anche dovuta alla preoccupante escalation repressiva nei loro confronti (ricordiamo i due giovani morti ammazzati dall’esercito nella zona di Nablus, due settimane fa). Giovedì notte è sembrata un po’ distendersi la situazione, nonostante il processo contro questi compagni sia ancora aperto.

Ma, venerdì, quando il folto gruppo del corteo di Al Ma’sara è sfilato per il villaggio s’è imbattuto, come di consueto, con il blocco militare schierato dietro una barriera di filo spinato che chiudeva l’accesso al villaggio. I circa 200 partecipanti hanno rullato tamburi, sventolato le bandiere e gridato la propria rabbia, cercando di forzare il blocco per rivendicare il diritto di passare sulle proprie terre. I militari, all’improvviso, hanno attaccato i/le manifestanti con “sound bombs”, granate assordanti, e alcuni giovani palestinesi hanno reagito scagliando pietre. I soldati hanno poi passato la barriera e sono avanzati verso il villaggio, mentre internazionali ed israeliani hanno provato a ricondurli ad atteggiamenti più pacati. Non c’è stato verso, ci sono state sound bombs e strattoni per tutti/e.

I militari, nel fronteggiamento, hanno cercato di portarsi via un giovane attivista, provocando la solidale reazione dei/lle presenti. Questo ha scatenato l’aggressione delle truppe sioniste che si sono accanite in particolare su un’attivista del nostro gruppo. Immobilizzato, colpito e minacciato, successivamente viene portato ammanettato in prigione. Solo dopo cinque ore è stato rilasciato con un’espulsione temporanea dalla West Bank. Nei tafferugli sono rimaste ferite anche altre tre persone.

Ad Al Ma’sara si è valutata positivamente la giornata di lotta per la massiccia partecipazione e determinazione della gente, anche se Israele continua sulla rotta di bersagliare l’attivismo internazionale solidale, dimostrando nei fatti quanto sia sistematica la violenza sul popolo palestinese.

E’ solo un venerdì di tanti sotto l’occupazione israeliana. Zone di confini imposti, di fili spinati, di interdizioni, di razzismo e di armi spianate. Zone vive di resistenza, nonostante tutto…

CORRISPONDENZA SU ONDAROSSA
FOTO : http://www.flickr.com/photos/activestills/4484608206
VIDEO : http://www.youtube.com/user/ActiveStills#p/a/u/0/D4YStK1Dt7I

 

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