Comunicato di FreePalestine Roma sull’attuale repressione nei confronti della popolazione palestinese e dei/delle solidali israeliani/e ed internazionali.
Autoritarismo e dominio, apartheid e sfruttamento, colonialismo e repressione. Non abbiamo mai voluto semplificare con questi termini il costante lavoro di comunicazione che portiamo avanti attraverso il blog, i comunicati, le iniziative, i momenti di piazza e la campagna di boicottaggio. Una comunicazione che abbiamo sempre basato sulle relazioni politiche con chi lotta, dentro e fuori la Palestina, contro il progetto coloniale d’Israele e contro ogni forma di potere che vorrebbe schiacciare la popolazione e chi lotta per la libertà, rifiutando ogni complicità e rifiutando di morire in silenzio.
Portare “la Palestina” nelle lotte di ogni giorno nei nostri territori, andare insieme ai compagni e alle compagne in Palestina per mantenere lucidità d’analisi, stringere legami importanti con la popolazione e collaborare nei percorsi di autodeterminazione. Uno scambio al quale non ci siamo mai sottratte, un’attenzione fatta di profonda rabbia ma anche di entusiasmo di fronte ai piccoli spiragli di libertà.
Difficile tornare alla propria quotidianità senza seguire l’inesorabile accerchiamento delle terre di Palestina, sempre più complicato tornare con i nostri corpi a confermare la solidarietà attiva. Tocca anche a noi raccontare come Israele ha scelto di concludere il 2010 e confermare l’infamia del proprio strapotere attraverso la repressione.
Mentre una compagna ed un compagno del nostro collettivo venivano fermati all’aeroporto di Ben Gurion (Tel Aviv) e poi deportati entrambi con la scusa che una tra i due risultava aver creato problemi alla sicurezza dello stato d’Israele, il villaggio di Bil’in veniva assediato dall’esercito israeliano per negare la partecipazione ai/alle solidali israeliane ed internazionali, al corteo per la fine della costruzione del muro dell’Apartheid.
La manifestazione si è svolta, con rabbia e determinazione, nonostante la partecipazione troncata e per tutta risposta l’esercito d’israele ha colpito i manifestanti con una pioggia assassina di lacrimogeni.
Durante questa giornata di lotta, a causa dei gas e dello spropositato attacco alla manifestazione, Jawaher Abu Rahmah, una donna del villaggio ha perso la vita proprio come due anni prima, era toccato a Bassem, suo fratello, colpito a morte da un lacrimogeno.
Queste 2 persone morte a Bil’in durante i cortei convocati dal comitato popolare, si sommano ai raid notturni, alle persecuzioni mirate e agli arresti arbitrari che israele compie senza sosta nei villaggi, nelle città, nei campi profughi e nelle campagne palestinesi: un’oppressione continua che mira a stigmatizzare chi resiste e a favorire il progetto d’espropriazione e sfruttamento che si compie indisturbato.
Per rispondere a quest’ennesima uccisione, compagni e compagne israeliane hanno fatto visita all’ambasciata USA per denunciare la complicità diretta tra i due governi e delle industrie di armi che continuano a foraggiare Israele per compiere atti disumani in quello che ormai considerano il proprio laboratorio a cielo aperto: la Palestina.
Un’azione simbolica costata più di 10 arresti e un’ondata di perquisizioni a tappeto nelle case di ragazzi e ragazze che lottano per rompere il muro della menzogna, dimostrando apertamente da che parte stanno e rifiutando di essere assassini in divisa per tutta la vita.
Abbiamo spesso raccontato la repressione sistematica che Israele mette in campo nei confronti di chi solidarizza con la popolazione palestinese perchè la crediamo indicativa di quanto la militarizzazione di un territorio e la normalizzazione dell’occupazione abbiano come primo obiettivo l’isolamento e il silenzio.
Daltronde anche qui il continuo attacco delle istituzioni italiane ai colettivi e alle reti antirazziste che denunciano l’Apartheid e l’arroganza d’Israele, dimostra come gli accordi economici tra i due paesi siano più importanti della politica disumana del colonialismo sionista.
“Entry denied” è la conferma del controllo dei corpi e di ogni movimento.
“Entry denied” sono due semplici parole con cui Israele liquida chi vuole raggiungere la popolazione di Gaza o chi vuole andare in tutto il resto della West bank senza necessariamente piegarsi ai compromessi delle Ong riconosciute da Israele o nascondersi dietro la maschera del turismo, vetrina nella quale si mostrano le bellezze di terre espropriate parlando, invece, di democrazia ed uguaglianza.
Torneremo in Palestina a testa alta, con la dignità e la tenacia che abbiamo imparato da chi lotta per la libertà senza compromessi.
Solidarietà a Jonathan Pollak, compagno israeliano costretto in carcere da 2 settimane. Solidarietà al compagno e alla compagna respinti e deportati da Israele, ai quali vorrebbero negare l’accesso per 5 anni.
Senza la libertà per tutte, non saremo mai liberi.
FreePalestine Roma
Avete costruito la vostra sicurezza sullo sterminio della popolazione palestinese. Lasciate quella terra e vivete in pace.
Parole buttate al vento. Ma l’avete mai studiato che cos’era l’apartheid? Mi sa proprio di no altrimenti non usereste questa parola in modo così leggero. In ogni caso, vi ricordo che “il muro dell’apartheid”, come lo chiamate voi, salva ogni giorno la vita di migliaia di civili israeliani. Non vi meravigliate perciò se gli attentati dei vostri compagni terroristi sono diminuiti da 100 a 0 nell’arco di pochi anni.
Non sapete che gioia sia andare al ristorante, salire sull’autobus, festeggiare un o matrimonio senza dover temere che qualcuno dei vostri compagni si faccia saltare in aria.
A proposito…vi suggerisco una bella visita al sito del ministero degli esteri israeliano, con la lista e le foto di tutte le persone uccise dal terrorismo dei vostri compagni palestinesi (e in questo senso vi ricordo che non è mai esistito nessun popolo palestinese nella storia, non ha origini storiche e mai ne avrà)
http://www.mfa.gov.il/…/Terrorism…/Victims+of+Palestinian+Violence+and+Terrorism+sinc.htm
Perchè non portate aiuti in Darfur, visto che loro ne hanno veramente bisogno? Sono sicura che loro vi ringrazierebbero. Ah..e per favore. Già che ci siete, dite ai vostri compagni di Hamas che lanciare razzi sulla popolazione civile inerme è un reato internazionale…