Tratto da Nena News
I comitati che hanno organizzato le proteste lungo i confini di Israele, Libano, Siria e ai valichi con Gaza, hanno lanciato un appello per una nuova mobilitazione il prossimo 5 giugno, anniversario dell’inizio dell’occupazione di Israele nel 1967.
Ramallah, 23 maggio 2011, Nena News – La fiammata di proteste, che ha visto migliaia di palestinesi lungo i confini di Israele, Libano e Siria, oltre che ai valichi con la Striscia di Gaza, in occasione dell’anniversario della Nakba (la “catastrofe” nazionale palestinese) lo scorso 15 maggio, potrebbe ripetersi il 5 giugno. La notizia è stata diffusa dai media e dalle agenzie sia palestinesi che israeliane, lo scorso sabato.
I gruppi e i comitati che hanno organizzato le proteste dello scorso 15 maggio, hanno infatti dichiarato all’agenzia Maan “che quelle proteste sono soltanto l’inizio di una serie di iniziative volte a scuotere la memoria collettiva palestinese”. E hanno indetto marce pacifiche lungo i confini della Palestina storica per il 5 giugno, data che segna un altro anniversario doloroso per il popolo palestinese, la Guerra dei Sei giorni ovvero l’inizio dell’occupazione nel 1967 dei territori, quindi di Gaza, della Cisgiordania, Gerusalemme Est oltre che del Libano del Sud e delle Alture del Golan (la Naksa).
Intanto sono al lavoro gli avvocati palestinesi per i procedimenti legali contro i responsabili dell’esercito e della polizia di frontiera israeliana che hanno ucciso 12 manifestanti e portato al ferimento di centinaia, in occasione delle manifestazioni del 15 maggio. Indagini indipendenti e imparziali sono state chieste da subito al governo israeliano da due gruppi in difesa per i diritti umani, Amnesty International e Human Rights Watch. Le autorità israeliane, che hanno definito le proteste come “rivolte” e i manifestanti come “infiltrati” pronti a sgattaiolare illegalmente in Israele, hanno usato munizioni, proiettili di gomma, artiglieria e gas lacrimogeni per arginare le proteste, in alcuni casi inattese, come quella sulle Alture del Golan.
Va inoltre ricordato che il Parlamento israeliano, la Knesset, ha recentemente approvato la Budget Foundations Law (Amendamento No. 40) 5771 – 2011 lo scorso 22 marzo. Con tale decreto il Ministero delle Finanze riduce i fondi statali alle istituzioni e organizzazioni destinati a organizzare iniziative per “commemorare il giorno dell’Indipendenza o della creazione dello Stato di Israele come giornata della ‘catastrofe’”. Una manovra che ha come target le organizzazioni arabe (palestinesi) che operano in Israele a tutela dei diritti, della storia e della cultura del 20% della popolazione.
Infine è sempre di questi giorni ed è stata diffusa da una fonte in lingua ebraica (il nrg.co.il) la notizia secondo cui un deputato della Knesset, Arieh Eldad del National Unity avrebbe scritto al portavoce del Parlamento Reuven Rivlin, per richiedere la rimozione immediata dalle pareti della Knesset di un dipinto raffigurante una famiglia palestinese di Jaffa del 1939. Il dipinto, The Citrus Grover, creato da un artista israeliano Eliyahu Arik Bokobza, si basa su una fotografia del famoso fotografo armeno Elia Qahwejian, ed immortala appunto una famiglia palestinese in abiti tradizionali, proveniente da Jaffa. Il dipinto dovrebbe far parte della collezione permanente della Knesset dedicata all’arte tessile. Ma secondo il deputato Eldad, rappresenta un’immagine associabile alla Nakba e pertanto il dipinto va rimosso. Nena News