Nablus: irruzione dell’esercito in due villaggi, sequestrati otto palestinesi

scritto da Emma Mancini
Pubblichiamo questo articolo per continuare a parlare dei prigionieri politici palestinesi e della detenzione amministrativa israeliana nei confronti della popolazione palestinese.

La scorsa notte, l’esercito israeliano ha fatto irruzione in due villaggi del distretto di Nablus e ha sequestrato otto palestinesi per “ragioni di sicurezza”.
A riportare il fatto è l’agenzia palestinese Ma’an News: alle 2.30 della notte scorsa alcune unità dell’esercito dello Stato d’Israele sono entrati nelle case dei villaggi di Ein Yabous e Beit Dajan, vicino Nablus, a Nord della Cisgiordania. Una volta entrati nelle abitazioni di alcune famiglie palestinesi, hanno arrestato e sequestrato otto residenti.

Non sono ancora noti i nomi di tutti gli arrestati. I due uomini prelevati a Beit Dajan sono Zidan Khaled Abu Za’lan, 40 anni, e Wa’el Tawfiq Hanini, 39. Abu Za’lan è un noto avvocato palestinese. Secondo fonti militari, i due sono stati arrestati con l’accusa di “sospetta attività terroristica”. L’irruzione nel villaggio di Ein Yabous ha portato al sequestro di Muhammed Naser Addin Allam, Firas Ziaad Salem Sawafte, 27 anni e Samer Sameeh Ijhdeirat, 25. Il primo sarebbe detenuto presso la caserma militare di Huwwara.
L’esercito israeliano ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella quale afferma che gli arresti hanno riguardato palestinesi ricercati dalle forze di sicurezza, senza però specificare con esattezza i reati che avrebbero commesso.
La detenzione amministrativa è pratica comune dell’esercito israeliano: secondo la legge, un palestinese può essere arrestato e detenuto per sei mesi (reiterabili di altri sei mesi, senza limiti di tempo) per “ragioni di sicurezza”, senza che venga resa nota l’accusa.

Come spiega Addameer, associazione palestinese per il supporto dei prigionieri politici palestinesi, la detenzione amministrativa è una misura cautelare introdotta nel 1970 dall’Ordine Militare Israeliano. La legge in questione prevede che, sulla base di ragioni inerenti la sicurezza di una determinata area, un comandante militare può detenere in custodia una persona fino a nuovo ordine, firmato da lui stesso. La custodia può durare fino ad un massimo di sei mesi ed è prolungabile di sei mesi in sei mesi, senza limiti di tempo.

Non è chiaro cosa si intenda per “sicurezza dell’area”, mancanza che lascia totale discrezionalità al comandante militare delle unità preposte ad una determinata area. il prigioniero in detenzione amministrativa è privato di diritti basilari quali il diritto alla difesa e ad un equo e pubblico processo. Il detenuto, infatti, non ha la possibilità di conoscere il reato di cui è accusato, rendendo impossibile nella pratica la difesa legale.
Inoltre, a differenza dei cittadini israeliani, i palestinesi residenti nei Territori Occupati non sono giudicati da tribunali civili ma da corti militari. Per gli avvocati dei detenuti incontrare i propri assistiti è pratica lunga e faticosa: una volta ottenuto il permesso, i legali sono sottoposti a perquisizioni corporali approfondite e spesso sono privati dei documenti di lavoro necessari. I processi a prigionieri politici si tengono generalmente di notte ed esclusivamente in ebraico. Spesso gli avvocati non sono autorizzati a partecipare all’udienza.
Dal 1967, inizio dell’occupazione militare israeliana della Cisgiordania, sono stati 650mila i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane (il 20% della popolazione totale). Attualmente sono circa 6mila i detenuti palestinesi per ragioni politiche.

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