tratto da CPSGaza
La barca Oliva, con l’appoggio della solidarietà internazionale, segue le giornate in mare dei pescatori di Gaza per documentare le violenze e gli attacchi delle motovedette israeliane.
In quest’occasione la marina militare israeliana ha attaccato l’imbarcazione con dei cannoni d’acqua a 2 miglia dalla costa.
Secondo Israele, le acque territoriali palestinesi da gennaio 2009 sono solo percorribili per 3 miglia dalla costa, a discrezione dei militari di turno che possono infierire a loro piacere.
Quest’attacco dimostra come l’assedio di Gaza agisca su diverse frontiere, terrestri e marittime, schiacciando la popolazione e strappandole ogni forma di autosostentamento.
Un estratto da un articolo pubblicato sul sito del Convoglio Restiamo Umani [Co.R.UM] in seguito all’incontro con l’associazione dei pescatori di Gaza, nel maggio 2011: “Questa mattina il Convoglio Restiamo Umani ha incontrato le associazioni di pescatori che si coordinano quotidianamente per salpare all’alba e riconquistare la propria agibilità nelle acque sotto occupazione. Nonostante i trattati internazionali prevedano la sovranità di uno Stato fino alle venti miglia marine, lo stato di assedio che si vive in Palestina costringe i pescatori, circa 4000, a fermarsi entro le tre miglia, subendo numerosi attacchi armati da parte dell’esercito che determinano arresti, 150 solo negli ultimi anni, feriti, morti e sequestri delle imbarcazioni.Le stesse operazioni militari, non ultimo l’attacco chiamato “piombo fuso”, continuano ad inquinare le acque e ad avvelenare i pesci del Mar Mediterraneo, rendendo ancora più difficile una delle principali attività di questa striscia di terra, e impedendo, così come ci ricorda anche uno dei sindacalisti dei pescatori, le attività sportive legate al mare. L’incontro si conclude di fronte ad un porto colmo di piccole imbarcazioni, ognuna segnata da una differente storia di resistenza; tra queste scorgiamo OLIVA, la piccola barca varata a pochi giorni dalla morte di Vittorio Arrigoni, a lui dedicata, e che continuerà ad effettuare quelle operazioni di monitoraggio assistenza ed interposizione che lui praticava, con l’idea di un Mar Mediterraneo senza frontiere, dove ogni persona sia libera di muoversi e raggiungere nuove terre. La barca OLIVA, come tutte le attività portate avanti da Vik, avrà il supporto delle realtà che partecipano al convoglio, così come quello dei comitati popolari contro il muro e le colonie che hanno permesso la realizzazione di questo sogno, inaugurato durante il primo giorno della conferenza sulla resistenza popolare a Bil’in.”