Israele e l’emergenza abitativa? La condizione perfetta per nuove colonie in West Bank, Gerusalemme e Negev.

Da chi viveva nel villaggio beduino di Al Arakib (Negev), sepolto 21 volte dalle macerie delle ruspe d’occupazione e che lotta per il riconoscimento ad esistere, Israele si prepara a pretendere 1,800,000 shekel, ovvero il costo della demolizione e dello sgombero forzato delle case.
La follia coloniale sapevamo che si sarebbe spinta a tanto, era stato annunciato da un disegno di legge pensato per obbligare i/le palestinesi a pagare i costi della demolizione forzata della propria casa.
Mentre la popolazione israeliana paga sulle proprie spalle i costi delle campagne militari e d’apartheid di uno stato estremamente gerarchico, e scende in piazza contro il carovita e il costo troppo alto degli affitti, il partito al governo annuncia la propria soluzione: che prosegua velocemente il progetto coloniale!

Tzipi Hotovely, membro israeliano della Knesset e deputata del partito Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu ha fatto appello al governo affinchè venga intensificata ed espansa la costruzione di insediamenti ebraici nei territori occupati della West Bank, di Gerusalemme Est e del Negev. Queste dichiarazioni sono state fatte durante un incontro del partito Likud, lunedì sera.

Hotovely ha richiesto che vengano costruite nuove colonie per “risolvere l’attuale crisi abitativa in Israele”. Tutti gli insediamenti nei territori occupati, per di più costruiti in violazione delle leggi internazionali e della quarta convenzione di Ginevra, sono unicamente per ebrei. (attualmente la popolazione che risiede in Israele è composta da 5,4 milioni di ebrei e 1,4 milioni di arabi)

Hotovely ha dichiarato che “il governo israeliano può risolvere la crisi abitativa incoraggiando la popolazione a vivere nelle aree di frontiera oltre che in West Bank e a Gerusalemme”.

La deputata di Likud in seguito ha affermato che Israele puo risolvere “il problema dei Beduini che occupano la terra di Israele nel sud” fondando “citta e villaggi legali”, e realizzando case popolari che permettano agli Israeliani di trovare alloggi accessibili.

Vale la pena ricordare che Hotovely sta lavorando ad un piano, da presentare alla Knesset israeliana, il quale mira ad ampliare i confini di Gerusalemme come parte del cosiddetto “Greater Jerusalem Plan” (“piano per una Gerusalemme più estesa”), che vorrebbe annettere sempre più terre palestinesi all’interno della West Bank occupata.

Il suo progetto prevede anche l’inclusione degli insediamenti illegali di Maaleh Adumim e Givat Zeev (fra alcuni altri) all’interno della “Gerusalemme più estesa”.

Ci sono almeno 80,000 residenti nei villaggi beduini non riconosciuti, nel Negev. Gli abitanti non hanno diritti civili, alcuna rappresentanza eletta e stanno subendo assalti continui, incluse demolizioni di case e cancellazioni d’interi villaggi.

Nel 1997, i residenti di questi villaggi hanno fondato il “Consiglio Regionale dei villaggi non riconosciuti nel Negev”, il quale rappresenta 45 “villaggi non riconosciuti” ed una popolazione totale di 76,000 persone. La popolazione di ogni villaggio varia tra i 500 e i 5000 abitanti.

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