I compagni e le compagne del campo di solidarietà incontrano la popolazione di al Ma’sara

_original15/08/13

Il villaggio rurale di al Ma’sara si trova vicino a Betlemme, circondato dalle colonie di Efrat, Gush Eztion, Tekoa ed altri avamposti coloniali illegali. La sua è una posizione strategica in quanto rappresenta l’unico sbocco per la popolazione palestinese verso il sud della Cisgiordania.
Per questo motivo Israele ha  progettato di costruire un muro che rende impossibile la libertà di movimento.

Dal 2006 gli abitanti del villaggio si sono organizzati in un comitato di resistenza popolare (Al Ma’sara Struggle Commitee) impedendo materialmente la costruzione del muro attraverso pratiche di resistenza non violenta; fanno riferimento a questo comitato altri dieci villaggi dell’area a sud della Cisgiordania. Nel 2005 l’avanzata del muro dell’apartheid è stata fermata grazie alle manifestazioni settimanali che si svolgono ogni venerdì.
Dove Israele non ha potuto erigere il muro sono stati posti insediamenti illegali (sia per la legge israeliana, che per il diritto internazionale), fondamentali per il controllo del territorio e funzionali al continuo furto di terreni palestinesi (in questi anni sono stati sottratti 3500 dunum).
Nel 2009 sono stati eseguiti arresti verso tutti i componenti del comitato popolare, ma attraverso il lavoro delle donne del neonato Women Center vi è stata una grande manifestazione che ha portato al rilascio di 5 prigioneri del villaggio. In particolare dal 2011 la presenza di solidali e attivisti internazionali ha assunto un ruolo ancora più fondamentale nella strategia di resistenza, con l’affiancamento di un assiduo lavoro di reportage dal basso svolto principalmente su siti internazionali e social network: per questo motivo è nato un media center gestito sopratutto dai bambini del villaggio.

Gli abitanti di al Ma’sara subiscono il furto delle risorse idriche e naturali, trovandosi per interi mesi senza acqua, non potendo spostarsi liberamente per andare negli ospedali e ricevere le cure di cui hanno bisogno e subiscono continue e violente aggressioni da parte dei coloni, protetti dall’esercito.
Alla costruzione illegale delle colonie si affianca la contemporanea demolizione delle case palestinesi sulla base di presunti o mancanti permessi.

Siamo stati accolti dal Comitato con l’invito ad una visita al monumento in memoria del nostro Compagno Vittorio Arrigoni “Vik” al quale abbiamo voluto porgere un saluto tutti insieme deponendo un corona di fiori con scritto “Chi ha compagni non muore mai”.
Gli attivisti del villaggio hanno voluto lasciare una traccia stabile del lavoro svolto da Vik intolandogli un centro dove si svolgono le attività del Summer Camp da loro organizzato ogni anno.
In seguito, dopo una breve passeggiata nei luoghi più significativi di Al Ma’sara, come da consuetudine ci siamo trovati attorno a un tavolo imbandito, sorseggiando un buon shay e ascoltando le parole di Fatima, fondatrice del Women Center.
L’esempio della forza della resistenza femminile ci è sembrato subito visibile in lei, emblema di una società che si regge sul ruolo di donne che, come lei da molti anni, sono costrette a parlare ai loro figli rinchiusi nelle infami carceri sioniste attraverso il freddo ferro di una sala senza possibilità di contatto fisico.
Donna  tutta d’un pezzo,nonostante il dolore latente continua la sua battaglia e quella di tutto il popolo palestinese attraverso l’autogestione di una piccola cooperativa di donne che lavora nell’artigianato tessile e per il sano sostentamento dei bambini di al Ma’sara.
Le parole da lei  pronunciate sono state quelle che tutt* i/le compagn* condividono, quali la visione imperialista dell’occupazione israeliana e il suo regime di apartheid sostenuto dalle potenze globali quali UE e USA; l’idea della “democrazia” israeliana (ma anche occidentale) come forma di dominio e oppressione che nei fatti nega  la libertà e i diritti dei popoli.
Con questa interessante “chiacchierata” si è conclusa una impegnativa giornata in vista del corteo del giorno successivo sul quale abbiamo già abbondantemente scritto.

Tawra hatta annassr!

Shebab dell’Aida Camp

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