fonte: Boicot a Israel en Colombia
Per maggiori informazioni riguardo la G4S vi consigliamo il sito web Stop G4S
G4S: Complice della repressione israeliana in Palestina
A 17 anni, il palestinese Emad al-Ashhab è stato arrestato dalle forze israeliane e trattenuto per quasi un anno, senza mai esser stato processato. Il giorno che fu arrestato, soldati israeliani gli coprirono la testa con un sacco, gli ammanettarono mani e piedi, lo percossero su tutto il corpo e gli bruciarono le mani con sigarette. Emad fu rinchiuso nel carcere Ofer in Cisgiordania, dove opera la società di sicurezza G4S.
Nel febbraio 2013, il palestinese Arafat Jaradat è morto a causa delle ripetute torture subite nel carcere israeliano Megido e Kisho. G4s fornisce l’equipaggiamento di vigilanza e sicurezza usati in entrambi i centri di detenzione.
La società britannico/danese di sicurezza G4S è presente in oltre 120 paesi, tra questi ci sono Israele e i territori occupati palestinesi. Lì, G4S opera diverse attività repressive che lo stato d’Israele ha deciso di privatizzare; a causa di questa complicità con l’apartheid israeliana, organizzazioni sociali palestinesi e internazionali hanno promosso una ampia, e sempre con maggiori risultati, campagna di boicottaggio contro la G4S.
Nelle carceri israeliane, G4S fornisce sistemi di sicurezza per sorvegliare e controllare i detenuti/e palestinesi, sia in Cisgiordania che in Israele. Centinaia di detenuti e detenute palestinesi hanno fatto scioperi della fame per denunciare le sistematiche torture di cui sono vittime nelle carceri israeliane, e l’uso frequente di arresti “amministrativi” senza alcun tipo di processo.
G4S opera nelle carceri di Ketziot, Megido e Damon, che rinchiudono prigionieri/e politici/che palestinesi dei territori occupati palestinesi dentro al territorio israeliano, contravvenendo al diritto internazionale. Inoltre la società fornisce equipaggiamento al carcere di Ofer, in Cisgiordania, e per i centri di detenzione di Kisho e Moskobiyyeh, nei quali le organizzazioni dei diritti umani hanno documentato sistematiche torture e maltrattamenti a danni dei prigionieri palestinesi/e.
G4S è inoltre presente negli insediamenti israeliani illegali nella Cisgiordania, dove opera e rifornisce sistemi di sicurezza per le aziende e le abitazioni. Allo stesso modo, nella zona “E-1”, dove si pretende costruire degli insediamenti israeliani per isolare in modo permanente il settore palestinese di Gerusalemme dal resto della Cisgiordania, G4S rifornì equipaggiamenti alla Sede della Polizia Israeliana in Cisgiordania.
Nel resto della Cisgiordania, la popolazione palestinese incontra centinaia di posti di blocco israeliani militarizzati (“checkpoints”) per andare al lavoro, dal medico, ai luoghi sacri o per fare visita ai propri familiari; anche lì è presente G4S. La società rifornisce le squadre di ispezione con valige e scanner corporali usati nei posti di blocco israeliani nei territori occupati in Cisgiordania, e al valico di Erez, che collega la Striscia di Gaza a Israele.
Questi blocchi fanno parte di una rete di controllo che ha come obbiettivo umiliare i/le palestinesi attraverso il maltratto e l’abuso arbitrario del potere.
G4S non ha le mani pulite in altre parti del mondo, dove non rispetta i diritti dei lavoratori, si arricchisce attraverso la privatizzazione dei servizi pubblici, e collabora nelle deportazioni; ad esempio, l’angolano Jimmy Mubenga è morto mentre era ammanettato nella mani di funzionari della G4S, durante una deportazione da Londra nel 2011. Per tutti questi motivi, la campagna di boicottaggio contro G4S è cresciuta. La società ha già perso contratti presso università, banche e organizzazioni umanitarie in Europa, e si sono organizzate manifestazioni contro la società dal Brasile al Sudafrica.
In Colombia, G4S offre servizi di sicurezza a aziende (Panamericana e Toto) e case particolari. La campagna di boicottaggio colombiana, “Desinversión y Sanción a Israel”, chiede alle aziende e/o persone di cancellare eventuali contratti con la G4S, e che informino la società G4S che stanno cancellando il contratto in solidarietà con il popolo palestinese.