Passata la famosa legge che regola qualsiasi tipo di protesta, manifestazione, presidio o azione il 26 novembre c’è stato un sit in davanti all’alta corte, magles el shura, per protestare contro l’entrata in vigore nella costituzione dei processi militari verso civili. Già dalla mattina del 26 c’è stata la prima manifestazione ‘non autorizzata’ per ricordare Gika ucciso un anno fa sotto Morsi. La legge è passata il 24 novembre ed effettivamente le guardie come prevede la legge, hanno dapprima parlato ai manifestant* con il megafono chiedendo la dispersione entro quattro minuti, subito dopo hanno azionato gli idranti e nello stesso momento hanno iniziato a caricare rincorrendo e arrestando. Alle 16 c’era il sit in davanti all’alta corte. Nel giro di 20 minuti lo stesso scenario sopra descritto. Dalla prima allerta con il megafano all’uso dell’idrante alla carica sono passati veramente secondi non minuti. La ferocia con cui picchiavano con spranghe lunghe di ferro è stata veramente inaudita. Molte compagne si sono intromesse nel momento in cui le guardie cercavano di arrestare in modo mirato i ragazzi, alcuni sono riusciti a scappare alla presa e altri sono stati arrestati insieme a chi come Nazli, Mai, Rasha, Mona (la sorella di Alaa abdel fattah), Aida e altre, cercavano di liberare i compagni. I fermat* sono stati portati in una questura lontana, dopo ore, in cui non si sapeva dove li avrebbero trasferiti. Dopo qualche ora volevano rilasciare le ragazze, i giornalisti e gli avvocati, al rifiuto da parte delle compagne di uscire senza tutti gli altri, sono state picchiate e caricate nel blindato che da li a poco le avrebbe lasciate in mezzo al deserto. I compagni arrestati quel giorno sono 24 e ieri hanno preso 15 giorni finche non saranno processati. Le compagne hanno deciso di denunciare le violenze subite da parte della polizia e nello stesso tempo di dichiarare la loro responsabilità nell’aver indetto il sit in. Il tribunale sotto la spinta del Ministero dell’interno le ha assolte, ma i compagni arrestati per lo stesso ‘reato’ sono ancora dentro. Ieri 28 novembre la polizia ha represso brutalmente una manifestazione all’interno dell’Università del Cairo, in cui Mohamed Reda uno studente di ingegneria è stato ucciso da diversi proiettili, molti i feriti e molti i ragazzi che hanno perso gli occhi. Ieri sera la polizia ha fatto irruzione nella casa del noto attivista Alaa Abdel fattah dopo aver picchiato la moglie, distrutto la casa e sequestrato tutto il possibile, da telefoni a laptop e quant’altro. Alaa è accusato di essere stato il promotore del sit in davanti all’Alta corte e di aver picchiato una guardia e di avergli addirittura rubato il woki toki. Alaa aveva annunciato che si sarebbe consegnato il sabato a mezzogiorno, ma a quanto pare giocano ad alzare la tenzione.
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