Ringraziamo le Reti di associazioni, gruppi e comitati per i diritti del Popolo Palestinese per aver organizzato questa iniziativa di fondamentale importanza. Ringraziamo tutti coloro che hanno risposto prontamente all’appello alla mobilitazione lanciato dai compagni e tutti gli amici palestinesi, arabi, italiani e non, che hanno raccolto anche il nostro appello che si univa alla voce degli organizzatori. Questo presidio era stato inizialmente indetto dalle varie realtà di solidarietà per la Palestina per denunciare l’impunità di Israele, la costruzione illegale del muro, condannata 10 anni fa anche dalla Corte di Giustizia Internazionale, e per testimoniare la volontà di noi tutti di continuare a chiedere che giustizia venga garantita ai palestinesi e ai popoli oppressi. Gli attacchi brutali ed indiscriminati degli ultimi giorni, hanno reso la nostra denuncia ancora più impellente, necessaria, indispensabile.
Gaza è sotto attacco da ormai 4 giorni, la conta dei morti è sempre più struggente, fino a ieri 88 palestinesi sono stati uccusi, di cui 22 bambini, 11 donne, 17 anziani sopra i 70 anni…. il numero di case, ospedali, centri ricreativi distrutti aumenta di ora in ora. In Cisgiordania continuano le rappresaglie sioniste, sia per mano delle forze di occupazione che per mano dei coloni, con continui rapimenti, torture e sevizie di giovani palestinesi. Anche nei territori palestinesi estirpati con la forza nel 1948, continuano i soprusi e gli atti di violenza nei confronti dei Palestinesi, tipici del sistema di Apartheid su cui la politica sionista si fonda. E oggi arriva anche l’agghiacciante notizia dell’attacco alla nave Arca di Gaza che trasportava aiuti umanitari. Mentre assistiamo alla terribile violenza coloniale che viene perpetrata contro i palestinesi in Palestina, non possiamo non denunciare le preoccupanti azioni di squadriglie sioniste qui a Roma, che hanno assalito e ferito impunitamente 7 giovani semplicemente perché indossavano una kefiah. Ci indigna profondamente il silenzio complice delle istituzioni romane, e italiane, così come troviamo deplorevole l’indifferenza colpevole della comunità internazionale per quanto accade oggi in Palestina. E’ nostro dovere denunciare con forza la strumentalizzazione politica e mediatica che da sempre, ed oggi in maniera ancora più volgare e preoccupante, caratterizza la narrazione della colonizzazione della Palestina. La mistificazione della realtà di occupazione, oppressione e pulizia etnica imposta sui palestinesi da oltre 66 anni viene perpetrata ancora più ignobilmente in queste ore, con tentativi vergognosi di giustificare la tremenda violenza distruttiva di Israele, che continua ad essere presentato come “l’unica democrazia del Medioriente” in un patetico tentativo di mettere sullo stesso piano il colonizzatore e il colonizzato.
Crediamo che di fronte all’impunità e al paradossale e deplorevole sostegno di cui Israele gode a livello politico e mediatico, sia in Italia che a livello internazionale, sia nostro dovere, da cittadini solidali con le cause di giustizia e libertà, rimanere uniti e continuare a lavorare insieme, superare le divisioni per mettere al primo posto l’unico vero obiettivo che ci ha portato qui oggi: l’indignazione per tanta ingiustizia, e il sostegno incondizionato alla lotta di liberazione dei palestinesi. Dobbiamo continuare a sostenere la resistenza palestinese, nelle diverse forme in cui essa si esprime. Più di tutto, qui in Italia, dobbiamo continuare a sostenere le vittorie della campagna di boicottaggio disinvestimenti e sanzioni, consapevoli che la denuncia della complicità di istituzioni, compagnie ed enti pubblici o privati nelle politiche economiche e culturali dell’occupazione sionista è parte integrante della lotta di liberazione, è una delle strategie che la società civile palestinese ci chiede di sostenere e che ha già ottenuto risultati positivi ed incoraggianti.
Crediamo anche che da palestinesi ed attivisti solidali con la Palestina, sia nostro dovere denunciare la complessità del progetto sionista, per poter sostenere il popolo palestinese nella sua ricerca di strategie di liberazione davvero efficaci. In queste ore drammatiche per il nostro popolo, infatti, non possiamo non sottolineare la forza, la tenacia, la dignità di cui i palestinesi stanno dando prova. L’orgoglio con cui il nostro popolo continua a resistere a Gaza, a Hebron, a Gerusalemme, a Akka a Haifa, nel campo di Deisha, a Nablus così come a Yarmouk, commuove noi tutti palestinesi in esilio, e ci rafforza nella nostra convinzione che riusciremo ad ottenere liberazione e ritorno. Oggi, da Roma, vogliamo dire a tutti i palestinesi che lottano in Palestina, a tutti i palestinesi che resistono nei campi profughi, a Yarmouk e ovunque essi siano, che noi lottiamo con loro. Oggi vogliamo ricordare ai nostri oppressori che quel muro vergognoso che hanno costruito sulla nostra terra, non riuscirà mai a dividere veramente il nostro popolo. I loro tentativi di trasformare la nostra causa di giustizia e liberazione, in un “conflitto”, in una “guerra” tra entità simili, non ha avuto successo e non riuscirà ad imporsi. Il progetto sionista ha da sempre tentato di estirpare la memoria della Palestina, ha tentato di frammentare il nostro popolo, forte della complicità delle politiche neoimperialiste e neoliberali che caratterizzano la storia contemporanea. Queste politiche coloniali, paradossalmente cristallizzate nei “negoziati di pace” e gli accordi di Oslo, hanno minato la rivoluzione palestinese, ed hanno volontariamente confuso la lotta di liberazione e giustizia che il nostro popolo intraprende, con un semplice processo di state-building, un negoziato per confini e pseudo-indipendenza amministrativa. Queste dinamiche neoimperialiste hanno trasformato il movimento di liberazione in un apparato quasi-statale, dipendente dall’occupante e dai suai alleati, un apparato costretto a scendere a compromessi con il suo colonizzatore e paradossalmente, costretto a garantirne gli interessi economici e la sicurezza, divenendo così colpevolmente incapace di sostenere la resistenza popolare, in Palestina e tra le comunità in esilio. Queste drammatiche trasformazioni sono state volute e cercate da chi ci opprime, sono parte di una strategia che ha tentato di trasformare la dispersione geografica che l’esilio ci ha imposto in una dispersione politica, in una marginalizzazione dei profughi, sia quelli rinchiusi nei campi nei paesi arabi, sia quelli rifugiatisi in Europa e nel resto del mondo. Ma l’eroica resistenza di ogni palestinese testimonia oggi il fallimento di questi tentativi.
Noi chiediamo oggi al nostro popolo di continuare a resistere, perché la nostra causa non è solo una lotta per uno Stato, ma la lotta di tutti coloro che sognano la libertà, che cercano un mondo giusto, libero dall’oppressione. E chiediamo oggi a tutti di continuare a sostenere la nostra resistenza nella sua interezza, per chiedere giustizia, liberazione e ritorno per il popolo palestinese e tutti i popoli oppressi.
Vogliamo chiudere con una frase di Frantz Fanon, rivoluzionario che ha lottato per la liberazione dell’Algeria: “Di fronte al mondo sistemato dal colonialista, il colonizzato è sempre considerato colpevole, una specie di maledizione, una spada di Damocle. È dominato, ma non addomesticato: È inferiorizzato, ma non convinto della sua inferiorità. Aspetta pazientemente che il colono allenti la sua vigilanza per saltargli addosso.”
I dannati della terra