In ricordo di Al-Husseini Abu Deif – Egitto

Il 6 dicembre 2012, le milizie dei Fratelli Musulmani sono scese in piazza per uccidere. Al Husseini era un attivista e un giornalista che faceva le riprese in prima linea, per questo è stato ucciso con una pallottola alla testa. E’ morto dopo 8 giorni in coma, il 13 dicembre 2012.
Al Husseini ha lottato fino all’ultimo minuto, i suoi compagni e le sue compagne lo ricordano in questo video testimonianza che abbiamo tradotto e sottotitolato in italiano.
Amore e rabbia.

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Stella cometa o torretta in fiamme? Aida Camp ci dice la sua…

A tre giorni dall’uccisione di Mohammad Zaid Awwad Salayam, giovane ragazzo di Hebron colpito a morte da una soldatessa israeliana proprio nel giorno del suo diciassettesimo compleanno, la rabbia continua a divampare in Palestina.
Oggi è anche il terzo giorno di scontri contro l’esercito occupante israeliano nel campo profughi di Aida, nella zona di Betlemme, e la resistenza degli abitanti non ha permesso all’esercito di invadere il campo. Il cuore del campo profughi è stato difeso da tutti i giovani che hanno continuamente respinto le truppe sioniste ma giornate come questa dimostrano come la miglior difesa sia l’attacco…

Una delle torrette militari incorporate nel muro dell’Apartheid, con il quale Israele confisca le terre agricole e impedisce di raggiungere Gerusalemme, è stata interamente distrutta e data alla fiamme… è veramente caduta giù e le immagini ci raccontano il perchè: “Qui ad Aida Camp parliamo poco ma facciamo tanto”

In questi momenti è sceso il buio ma il fuoco insiste a ridosso del muro grazie alle decine di copertoni che stanno rosicchiando i blocchi di cemento della segregazione israeliana… A Betlemme si parla della stella cometa, nel campo profughi lì accanto c’è altro che illumina, riscalda e annuncia una buona notizia.

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La strada verso la liberazione – COMUNICATO MOVIMENTO GIOVANI PALESTINESI (PYM) SULL’INIZIATIVA ALL’ONU

fonte: Palestinian Youth
La strada verso la liberazione

Ieri  la Palestina è stata riconosciuta come Stato osservatore, non membro, presso le Nazioni Unite, alcune voci palestinesi ci ricordano che questa “vittoria” ha più che altro il sapore amaro della sconfitta.

L’iniziativa per la richiesta di riconoscimento dello “stato di Palestina” è stata una imposizione che ha deliberatamente ignorato tutte le critiche interne che ha ricevuto. L’iniziativa è stata accolta come un nuovo passo nella lunga marcia del nostro popolo verso la realizzazione delle nostre ambizioni politiche. Tuttavia, dobbiamo fermarci e chiederci, quali sono queste ambizioni? E in che modo questo passo servirà il nostro progetto nazionale?

In un clima politico in cui vi è una mancanza di obiettivi chiaramente definiti, e che è caratterizzato da forte divisione politica, diventa possibile per chiunque autoproclamarsi sedicente portavoce della nostra causa. Questi sedicenti portavoce hanno approfittato di questo clima politico per screditare tutte le voci di dissenso, arrivando anche ad etichettarli come traditori. In una tale situazione, chi può richiamare questa gente alle proprie responsabilità?

E ‘evidente che queste voci di dissenso, che sono estremamente critiche rispetto all’iniziativa di riconoscimento dello stato, sono state ignorate. disorganizzate e frammentate. Ma questo non è dovuto all’irrilevanza delle opposizioni che sono state mosse, piuttosto, questo è dovuto alla mancanza di opzioni alternative che siano degne degli sforzi di coloro che si sono sacrificati con il loro sangue per la lotta. Ogni battaglia che il nostro popolo ha intrapreso è costata un prezzo molto alto, e per questo, la responsabilità ricade su di noi per assicurare che queste battaglie non siano state combattute invano e di sicuro non certo in favore di una leadership debole e corrotta.

La nostra liberazione non sarà mai ottenuta sulla base di normalizzazione con il regime coloniale sionista, piuttosto sarà conquistata con il percorso che è stato scritto con il sangue dei nostri martiri. Riaffermiamo che l’unica strada che ci interessa è il percorso che si dirige in modo esplicito verso la liberazione della nostra terra e il ritorno del nostro popolo in Palestina … Tutta la Palestina.

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Perugia – Blitz del BELLAQUEER contro il Pinkwashing di Israele

Dal blog liberetutte.noblogs.org il comunicato del collettivo BELLAQUEER con il video del blitz che hanno organizzato.
Diffondiamo anche noi il comunicato ed esprimiamo complicità per questa iniziativa di boicottaggio contro la propaganda di Israele nell’accademia e l’utilizzo del pinkwashing per mascherare le brutalità del colonialismo. PinkWATCHING Israel!

BLITZ DEL COLLETTIVO BELLAQUEER ALL’INCONTRO SU ‘PERSONA E TRANSESSUALISMO IN ISRAELE’ ORGANIZZATO DALL’UNIVERSITA’ DI PERUGIA IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE ITALIA-ISRAELE.

Alla nostra denuncia della strategia del pinkwashing (volta a dipingere israele come democrazia all’avanguardia nella tutela dei diritti lgbt per nascondere la reale assenza di diritti per tutti quelli che non si identificano con la nazione israeliana e giustificare il genocidio del popolo palestinese) i relatori hanno risposto ricorrendo alla solita retorica militarista occidentale filo-israeliana.

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Convoglio solidale EGYPT4GAZA: il racconto di una compagna

Il 18 novembre un convoglio chiamato Egypt4Gaza composto di 8 pullman, due dei quali organizzati da attivisti e attiviste indipendenti con nessun legame a partiti politici, si è mosso dal Cairo alle 7 di mattina verso il valico di Rafah per protesta e in solidarietà con Gaza. Questi due pullman sono stati organizzati direttamente dai movimenti dal basso dal cuore della rivoluzione egiziana. Il nostro obiettivo era quello di esprimere solidarietà ai palestinesi della striscia di Gaza contro il continuo attacco israeliano e per protestare e portare alla luce del sole l’ipocrisia di tutti i governi, incluso quello egiziano che continua ad essere parte attiva dell’assedio su Gaza con il controllo del valico di Rafah. Siamo riusciti ad entrare a Gaza per la prima volta dal 1967.
Il nostro tragitto dal Cairo verso Rafah è stato molto tranquillo, senza alcun problema siamo arrivati al confine con Gaza e abbiamo fatto pressione per riuscire ad entrare.
Di sicuro, sia l’enorme numero delle persone presenti, sia il fatto che un convoglio istituzionale sarebbe entrato il giorno seguente ci ha aiutati nell’impresa. Dopo una lunga attesa delle procedure burocratiche siamo entrati verso mezzanotte con l’unica condizione che l’autorità ha preso i nostri passaporti per essere sicuri della nostra uscita quando avrebbero voluto.

Siamo saliti sui pullman e mentre aspettavamo di muoverci dalla Rafah palestinese, abbiamo visto molte esplosioni ai confini, Israele stava distruggendo un grande numero di tunnel. Abbiamo attraversato la strada che da Rafah va verso la città di Gaza senza alcuna misura di sicurezza. Era completamente buia e nessuno era per strada, visto che è una delle strade che Israele attacca e bombarda tutto il tempo. Abbiamo sentito molte esplosioni mentre ci dirigevamo verso l’ospedale al Shifa.
Una volta entrati all’ospedale al Shifa, verso l’una di notte, c’è stata una conferenza stampa con i dottori dell’ospedale e alcuni degli egiziani che hanno preso parte al convoglio.

Per tutto il tempo della nostra presenza Israele non ha mai smesso di bombardare case.
Abbiamo sentito una forte esplosione vicino a noi ad una distanza di 300 metri, una stazione di polizia vuota, che ha toccato anche il muro dell’ospedale. Hanno bombardato più di una volta un quadrante di un quartiere e le maggior parte delle vittime erano neonati, bambini e donne.

É impossibile riuscire a spiegare cosa stia realmente accadendo a Gaza, niente, né le foto né i video ci possono aiutare a capire e a sentire tutto ciò che la popolazione palestinese vive quotidianamente sotto l’assedio, sotto la brutalità dell’esercito sionista israeliano, sotto la brutalità del rumore incessante degli F16 che di solito rimangono in aria per un po’ sopra l’area che decidono di colpire e
distruggere o ancora sotto ogni scossa delle loro bombe che possono essere di fronte a te, vicino a te o come peggiore delle ipotesi sopra la tua testa.
Naturalmente si concentrano sempre sui civili, abbiamo visto molti feriti, la maggior parte erano appunto civili.
Nella notte che siamo stati presenti noi, 37 palestinesi sono stati uccisi dai sionisti, la maggior parte bambini. Eravamo lì per sostenere la popolazione e abbiamo capito che le bombe non ti fanno paura, ciò che realmente ti distrugge sono le facce impaurite dei bambini feriti o uccisi.

Non avevamo la possibilità di rimanere più a lungo a supportare e portare la nostra solidarietà in Palestina.
Alle 5/6 di mattina abbiamo dovuto lasciare l’ospedale dello Shifa e tornare al Cairo.
Mentre tornavamo verso Rafah, Israele non ha mai smesso di bombardare e le esplosioni erano tutte mirate intorno a noi, forse per allertarci e non farci tornare di nuovo. Ciò che ci ha realmente colpito è il caloroso benvenuto che ci dava la popolazione di Gaza, ci salutavano e ci sorridevano dai balconi di casa.
Anche al confine con Rafah continuavano incessantemente a bombardare i tunnel.
Questo convoglio è stato fatto da una popolazione per una popolazione, per supportarli e per portargli il messaggio che anche quando i governi non fanno altro che proteggere i propri interessi noi lotteremo insieme a qualsiasi costo.

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Red card israeli Apartheid! – Cartellino rosso all’Apartheid israeliana

25 novembre 2012

Sport popolare libero, antirazzista e antifascista, al fianco della popolazione palestinese

Un grido ancora più forte che si leva dopo l’ennesima aggressione dello stato israeliano verso la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, costretta dopo anni di assedio permanente a subire un’altra ondata di bombardamenti dal cielo, dal mare e dalla terra.

Gli All Reds rugby Roma e Spartaco rugby che si sono incontrati nel campionato di serie C, sono scesi in campo indossando kefie e bandiere palestinesi, esponendo durante il saluto iniziale uno striscione con su scritto “don’t play for israeli apartheid, Palestina Libera”. le due squadre hanno deciso di rispettare un minuto di silenzio in ricordo di tutte le vittime dei bombardamenti di questi giorni e dell’occupazione militare che da più di sessanta anni colpisce la popolazione Palestinese.

Guarda il video

Gli All Reds basket e team FreePalestine, insieme ad altre squadre del territorio hanno giocato un torneo di basket a tre.
La Popolare palestra Indipendente ha partecipato con dimostrazioni di capoeira e breakdance.

Una giornata di sport dal basso, giocato contro l’apartheid israeliana, come recitavano gli striscioni sugli spalti:
“don’t play for israeli apartheid, Palestina Libera” e “cartellino rosso all’apartheid israeliana”.

Una giornata che si inserisce nella campagna “RED CARD ISRAELI APARTHEID” contro la scelta di israele come paese ospitante per la coppa uefa under 21, in programma per giugno 2013.

All Reds Rugby
All Reds Basket
Spartaco Rugby
Team Free Palestine
La Popolare palestra Indipendente

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La Palestina è con voi! Messaggio agli studenti e alle studentesse in lotta

In nome di tutte/i le studentesse e gli studenti palestinesi, in particolare gli studenti di Gaza, salutiamo profondamente la vostra lotta in difesa dei legittimi diritti vi informiamo che siamo con voi e le vostre giuste richieste. Siamo certi che riuscirete a raggiungere i vostri nobili obiettivi.

Care compagne e cari compagni,

Crediamo che ogni lotta/mobilitazione studentesca ovunque sia giovi a favore degli studenti nel mondo e riteniamo che gli studenti siano una forza principale per il cambiamento delle nostre società. Per questo motivo i cacciabombardieri sionisti colpiscono in ogni aggressione le scuole e le università delle città palestinesi come sta succedendo in questi giorni a Gaza. I sionisti pensano che colpire i giovani ed i ragazzi delle scuole e università possa intimorire le generazioni del futuro. Però, noi abbiamo giurato per noi stessi e per gli studenti caduti rinnovando anche a voi in lotta la nostra promessa di non arrenderci o piegarci di fronte alla micidiale macchina repressiva dell’occupante.

Noi, dalla terra della resistenza Palestina, vi chiediamo di resistere e continuare la vostra lotta per:

*  boicottare la cooperazione accademica tra le vostre università e quelle dello stato d’apartheid israeliano.

* esigere dal vostro governo di fermare lo spreco di danaro pubblico della cooperazione scientifico militare con lo stato d’apartheid israeliano; tali soldi devono andare a favore della scuola pubblica, dell’università e della ricerca.

* creare mezzi d’informazione alternativa nelle scuole e università capaci di informare correttamente sui diritti del movimento studentesco internazionale incluso quel palestinese per smascherare le informazioni mediatiche del potere costituito.

Le vostre ed i vostri compagne/i studenti palestinesi.

23.11.2012
Il fronte d’azione studentesco progressista

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Cronologia: 16 ore di resistenza nei campi profughi e in tutta l’area di Betlemme

Mentre nella Striscia di Gaza prosegue il feroce attacco militare israeliano, anche in West Bank, parte di Palestina sotto occupazione militare sionista, la resistenza della popolazione prosegue determinata per respingere il progetto coloniale e l’Apartheid.
Notte da ‘corri e fuggi’ molto intensa, ecco a voi gli aggiornamenti delle ultime 16 ore di Betlemme:
11:32
Iniziano duri scontri alla Tomba di Rachele tra ragazzi dei campi profughi di Betlemme e forze militari sioniste.

12:17
Gli scontri nella zona della Tomba di Rachele aumentano e le scuole mandano a casa gli studenti.

12:51
Un gruppo di forze speciali sioniste in borghese vestiti con Kefieh rosse provano ad infiltrarsi tra i ragazzi che fronteggiano i soldati sionisti vicino al campo profughi Aida senza successo. Continua a leggere

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Anche a Roma We Are All Gaza!

“La Palestina può anche essere fuori dell’uscio di casa” Vittorio Arrigoni

Un presidio animato da chi non è vittima della narcosi e della propaganda dei media di regime. Un presidio di chi rifiuta la complicità e l’asservimento dell’Italia alle brutalità di Israele. Un presidio agitato che non ha chiesto sconti a nessuno. Un presidio che la rabbia e l’amore per la popolazione palestinese hanno trasformato in un corteo determinato dove urla, cori e abbracci pieni di forza hanno incoraggiato tutt* a non abbassare la testa davanti le provocazioni di chi pensava di poterci arginare.

Roma, almeno per qualche ora, ha dovuto interrompere la normalità e l’allucinazione da shopping nelle vie centrali della città per aprire bene gli occhi e le orecchie.
Gaza non è sola, Gaza è ovunque esista l’oppressione, Gaza è ovunque si resiste tenacemente.
Il corteo sgomitando qua e là ha invaso completamente le strade fino ad arrivare davanti al Colosseo, monumento simbolo per chi a Roma non conosce la storia, icona dell’oppressione dei ricchi e dei potenti.
Finire lì, proprio dove in passato il fascista Alemanno e la comunità ebraica hanno commemorato il fuciliere scelto Gilad Shalit, è il nostro modo per rispondere dove e quando vogliamo alla guerra che ci dichiarano dall’alto verso il basso.
We are all Gaza!
Boicottiamo Israele, rifiutiamo l’apartheid!
Palestina libera ora, libertà per tutti e tutte!
foto a cura di Cecilia Dalla Negra che ringraziamo fortemente.

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Scendiamo in piazza – Piove la democrazia israeliana su Gaza

Israele sgancia morte dal cielo, bersaglia dal mare e si prepara ad un’invasione via terra a Gaza.

Mentre droni ed F-16 continuano a pattugliare e colpire incessantemente chi vive nel territorio palestinese della Striscia di Gaza, in tutto il mondo si alza il grido “We are all Gaza”, siamo tutt* Gaza.
In una guerra che viene dichiarata dall’alto verso il basso “la Palestina può anche essere fuori dall’uscio di casa”.
Da una parte la tecnologia spietata delle industrie di guerra e le diverse forme di potere che provano a schiacciare la popolazione palestinese, dall’altra la tenacia e la determinazione di chi dopo 64 anni di pulizia etnica e massacri resiste sulla propria terra.

Nel frattempo i media mainstream vorrebbero abituarci al conteggio delle morti, come se fossero solo dei numeri e non delle persone. Si parla di diritto di ‘difesa’ e si tace completamente sull’assedio costante con il quale Israele prova a strozzare Gaza da molti anni. Oscurato completamente anche il progetto coloniale sionista che continua a saccheggiare terre e libertà in tutta la Palestina sotto occupazione militare.

Il silenzio è complicità, scendiamo in piazza con la nostra solidarietà attiva.
We are all Gaza!
Boicottiamo Israele e rifiutiamo l’Apartheid!
Palestina libera!
APPUNTAMENTO PER OGGI, Sabato 17 novembre, ALLE 17.30 A MONTECITORIO
Antirazzisti e Antirazziste

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