Costruendo resistenza

lavori aida camp 2Proseguono le attivita’ e i lavori nel centro per bambini/e Amal Al Mustakbal nel campo profughi di Aida, Betlemme.

In questi giorni, insieme ai ragazzi del campo, abbiamo lavorato nel cortile del centro per renderlo piu’ agibile ai bambini e ai ragazzi che qui svolgono le attivita’ quotidiane. E’ stata recuperata una parte del muro esterno e spostato un ulivo per ampliare lo spazio dove porre in futuro alcuni dei giochi  che attualmente si trovano sulla terrazza. La scala che porta di sopra e’ stata in parte buttata giu’ e ricostruita insieme alla pavimentazione. Continua a leggere

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Aida Camp

Storie da Aida Camp. Il racconto di Bilal. Il centro Amal Al Mustakbal. Scarica e diffondi il PDF.

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Revolutionary Solidarity

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Questo è il contributo che volevamo portare alla quinta conferenza annuale sulla resistenza popolare di Bil’in. Purtroppo, non abbiamo potuto partecipare alla sessione che comprendeva anche il nostro intervento: alcun* delle/dei nostr* compagn* sono stati/e arrestate/i dall’esercito israeliano mentre cercavano di raggiungere la casa di una famiglia palestinese che si trova proprio lungo il tracciato del muro a Beit Jalla.
Il discorso, che potete ascoltare nel breve video sopra, è stato letto dal comandante Marcos durante il Festival della degna rabbia organizzato dall’EZLN nel dicembre 2008. Un incontro dove hanno partecipato più di 200 gruppi e collettivi autonomi e autorganizzati, provenineti da tutto il mondo, per far conoscere e construire insieme la lotta contro il capitalismo globale.
Il 27 dicembre 2008 cominciano i bombardamenti a Gaza. Tutte le compagne e tutti i compagni esprimono la loro rabbia e solidarietà.
Without your freedom we will never be free.
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Demolizioni, ulivi sradicati e resistenza

Il secondo giorno della V Conferenza Internazionale di Bil’in sulla Resistenza Popolare Palestinese comincia con la brutta notizia del riavvio dei cantieri per la costruzione del muro attorno a Betlemme. Numerosi bulldozer e circa dieci jeep dell’IDF sono entrati a Beit Jalla e Al Walaja per sradicare gli ulivi lungo il tracciato del muro e demolire il cortile di una casa palestinese.

Diversi attivist* internazionali (tra cui alcun* del nostro gruppo) e israeliani sono andati sul posto per portare la solidarieta’ attiva alla famiglia di Beit Jalla e, eludendo la sorveglianza, sono riusciti a rimanere al fianco dei palestinesi mentre procedeva inesorabile la demolizione. I militari israeliani sono intervenuti trascinando brutalmente gli/le attivist* per centinaia di metri, picchiandone e ferendone tre. Due attivisti israeliani sono stati arrestati. Continua a leggere

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Beit Jalla: l’esercito sradica e arresta

Oggi a Beit Jalla vicino a Betlemme, cittadini palestinesi con alcuni internazionali hanno dato vita ad una manifestazione di protesta contro il muro dell’apartheid in costruzione in quella zona. Per diverse ore l’esercito ha sdradicato decine di ulivi centenari e buttato giù il portico di una cosa perchè proprio li soergerà la continuazione del muro dell’apatheid. I manifestanti hanno tentato di avvicinarsi alle case ma i militari li hanno respinti sparando lacrimogeni e proiettili di gomma. Sono state fermate 6 persone, tra cui 2 italiani, che ora sono nelle mani dell’esercito israeliano. Le accuse sono di violazione di una zona militare chiusa perchè, in maniera simbolica, hanno piantato una bandiera palestinese sul perimetro del futuro muro, dove era appena stata distrutta una parte di una casa di palestinesi.

Ascolta la corrispondenza di Radiondarossa

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Khalas! Stiamo vincendo!

Si apre oggi e terminerà il 23 aprile a Bil’in la quinta conferenza annuale sulla resistenza popolare palestinese.

Ascolta una corrispondenza da Radiondarossa

Guarda il programma.

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Giornata di lavori al centro Amal Al Mustakbal

PROGETTO A SOSTEGNO DEL CENTRO AMAL AL MUSTAKBAL

lavori aida campIl centro Amal Al Mustakbal è nato nel 1987 nel campo profughi di Aida, nella zona di Betlemme (Palestina). L’idea di un asilo nasce dal desiderio di attivare progetti per strappare i bambini e le bambine dalle strade e fornire una preparazione prescolastica attraverso attività di gioco, danza, studio, sport e arte.
Nel 2002, con la costruzione del muro di separazione, l’economia interna al campo profughi è precipitata. La totale disoccupazione, l’espropriazione di terre coltivabili e la continua occupazione militare, sono le ragioni per cui la struttura oggi si trova senza alcun sostegno economico, contando unicamente sul lavoro volontario di donne e uomini del campo profughi. Nonostante l’obiettivo sia di garantire a tutti e tutte la possibilità di studiare, sono solo 40 i bambini e le bambine che possono utilizzare gratuitamente gli spazi del centro e, attraverso la guida dei volontari, partecipano alle attività culturali e di apprendimento. Ogni giorno, dalle 8.00 alle 12.00, bambine e bambini partecipano ad attività e giochi con lo scopo di imparare a leggere, scrive e contare mentre nel pomeriggio il centro resta aperto per dare vita a laboratori di danza, arte e sport. Durante la pausa estiva le attività proseguono con i campi estivi.
Il motivo per il quale scegliamo di parlarvi di questa realtà è perchè abbiamo attivato una cassa di sostegno alla vita del centro, considerando fondamentale il ruolo che svolge all’interno dell’esistenza drammatica delle persone che vivono nel campo profughi di Aida. Da Marzo 2009 non esiste alcun finanziamento che possa garantire il regolare svolgimento delle attività. Le persone che s’impegnano a tenere in vita questo progetto, non percepiscono alcuna forma di reddito e non possono garantire la sopravvivenza del centro. I materiali non sono minimamente sufficienti per consentire un dignitoso svolgimento delle attività. L’edificio che ospita questo grande sogno richiede l’impegno costante nel pagamento dell’affitto. Continua a leggere

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Mobilitazione per i/le prigionier*, resistenza e repressione

al ma'saraL’asse centrale su cui ruotano le manifestazioni e le attività di questa settimana e’ ovviamente la prigionia politica. In preparazione alla giornata del 17 aprile, in cui si ricordano i circa 8000 prigionier* politic* palestinesi rinchiusi nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani, abbiamo partecipato a due momenti di piazza.

Giovedi 15 aprile, alle 12, un rumoroso corteo di donne ha attraversato Betlemme. A tante donne corrispondevano altrettante immagini (foto, cartelli, quadri) di mariti, figli, fratelli sequestrati dallo Stato israeliano. Sono solo alcuni degli oltre diecimila palestinesi prigionieri (politici e non); solo alcuni dei/delle 700.000 palestinesi (il 20% del totale della popolazione) passati per le gabbie sioniste negli ultimi 30 anni. Continua a leggere

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17 aprile giornata dei/delle prigionier* politic* palestinesi

drookerCome già citato su questo blog, dal 11 al 17 aprile è stata indetta una settimana internazionale di appoggio e solidarietà alla lotta dei/delle prigionier* politic* palestinesi.

Il 17 aprile in particolare ricorre il giorno del prigioniero politico con manifestazioni in tutta la Palestina.
Gli stessi detenuti e le stesse detenute, oltre 7500, stanno lottando contro lo spietato regime carcerario a cui sono sottomessi attraverso uno sciopero della fame di massa. Abbiamo ricevuto notizie di azioni repressive contro le donne detenute nella prigione di Ad-Danun che hanno aderito alla protesta.

Il giorno seguente, 18 aprile, è previsto il processo che vede imputati 10 attivisti palestinesi tra quelli che il 28 marzo hanno varcato il check point di Betlemme, durante una manifestazione, per protestare contro la politica di segregazione dello stato d’Israele. Continua a leggere

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Repressione contro le prigioniere palestinesi in sciopero della fame

prisonStando alle dichiarazioni del ministro dei “prisoners’ Affairs”, Issa Qaraque, il dipartimento delle prigioni israeliane ha applicato una misura punitiva nei confronti delle 36 palestinesi donne nella prigione di Ad-Danun, in risposta allo sciopero della fame iniziato il 7 aprile scorso.

Qaraqe ha reso noto che, solo per il fatto di aver partecipato allo sciopero della fame, l’IPS ha ridotto le ore d’aria al giorno per ognuna, proibito di inviare lettere alle loro famiglie, e aumentato le restrizioni per l’accesso alla mensa – dove le detenute possono comprare cibo. Ha inoltre affermato che l’amministrazione ha trasferito un numero di prigionieri dalla prigione di Nafha alla prigione di Ber Sheva – sempre come risposta allo sciopero della fame.
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