Attività del campo di solidarietà tra checkpoint, incursioni e visita ad Hebron

Report del 18.08.2013

Un gruppo di 5 compagni/e stamattina si è recato alle 5.00 al checkpoint 300 di Betlemme, per vivere in prima persona la “normalità” dei palestinesi sotto occupazione.
In fila tra le sbarre lasciano la notte palestinese, per trovarsi alla luce del giorno israeliano, tra centinaia di lavoratori ai quali viene lesa quotidianamente la dignità in un ambiente carcerario freddo e intimidatorio, di fronte alla totale arroganza dei soldati israeliani.
Questo è il primo step di un lavoro di documentazione e testimonianza sulla condizione dei palestinesi oltre il muro.
Video d’archivio:

La mattina continua con le attività del summer camp, che proseguono attraverso i differenti laboratori.
Il numero dei partecipanti è progressivamente aumentato, fino ad arrivare a circa 50, tra i 3 e i 13 anni. Questo è un chiaro segnale della buona partecipazione al campo e dell’interesse per le attività proposte.
I laboratori si svolgono anche al di fuori del centro Amal Al Mustakbal, con attività in strada che permettono la costruzione di relazioni con gli abitanti del campo profughi di Aida.

Sempre nel corso della mattinata, non sono mancati momenti di tensione: verso l’ora di pranzo, l’aria diventa irrespirabile a causa di gas lacrimogeni sparati nel campo.
Si è infatti verificata una delle tante incursioni dell’esercito israeliano all’interno del campo sparando lacrimogeni in strada, in pieno giorno e senza un reale motivo (solitamente le incursioni avvengono in piena notte e per arrestare qualche abitante).
Questa è l’ennesima testimonianza dell’arroganza dell’esercito di occupazione che non esita a utilizzare armi nocive, terrorizzando e mettendo in pericolo una popolazione che già vive in condizioni di estremo disagio e mancanza di diritti.

Nel pomeriggio si è svolta la visita ad una delle città simbolo maggiormente colpite dall’occupazione sionista: Khalil – Hebron.
Entrando nella parte vecchia, non si ha immediatamente la visione della realtà inquietante di questo centro, che conta la presenza di 5000 soldati a difesa di 500 coloni e una popolazione totale di 200.000 palestinesi, di cui molti espropriati delle proprie case e terreni.
All’interno del mercato, si può notare la vicinanza estrema di edifici occupati dall’esercito israeliano e dai coloni, protetti da filo spinato, reti e telecamere, circondati da torrette militari.
100_7715Una rete metallica protegge il mercato dai lanci di pietre, bottiglie, spazzatura di ogni sorta effettuati dalle case espropriate sovrastanti; parti antiche del suq sono state chiuse a protezione della colonia adiacente.
L’accesso alla moschea di Ibrahim, (luogo di culto per i musulmani e teatro in passato di un massacro compiuto da un colono, rimasto impunito), è reso ancor più difficile dai controlli militari e dall’occupazione del 65% dell’edificio trasformato in sinagoga.
Uscendo dalla moschea, si arriva a Shuhada Street, una via fantasma, dove rimangono solo due negozi aperti, palestinesi, che rischiano di essere cacciati perchè territorio ormai completamente occupato dai coloni.
fotoPercorrendola, s’incontrano solo militari armati, qualche colono, e lo spettro di quello che una volta era un quartiere vivo e ricco di attività, ormai completamente abbandonato.
Questa è la colonia: un’inquietante insieme militarizzato di case, privato della sua storica identità, giustificato dalla pretesa di reinventare la storia.
La città di Hebron e la drammatica convivenza dei suoi abitanti è il più chiaro esempio della situazione di Apartheid che vive la popolazione palestinese in tutta la West Bank.

La storia non si riscrive, la vita non si arresta, l’occupazione non si giustifica, in nessuna sua forma.

Shebab del Summer Camp di Aida

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I compagni e le compagne del campo di solidarietà incontrano la popolazione di al Ma’sara

_original15/08/13

Il villaggio rurale di al Ma’sara si trova vicino a Betlemme, circondato dalle colonie di Efrat, Gush Eztion, Tekoa ed altri avamposti coloniali illegali. La sua è una posizione strategica in quanto rappresenta l’unico sbocco per la popolazione palestinese verso il sud della Cisgiordania.
Per questo motivo Israele ha  progettato di costruire un muro che rende impossibile la libertà di movimento.

Dal 2006 gli abitanti del villaggio si sono organizzati in un comitato di resistenza popolare (Al Ma’sara Struggle Commitee) impedendo materialmente la costruzione del muro attraverso pratiche di resistenza non violenta; fanno riferimento a questo comitato altri dieci villaggi dell’area a sud della Cisgiordania. Nel 2005 l’avanzata del muro dell’apartheid è stata fermata grazie alle manifestazioni settimanali che si svolgono ogni venerdì.
Dove Israele non ha potuto erigere il muro sono stati posti insediamenti illegali (sia per la legge israeliana, che per il diritto internazionale), fondamentali per il controllo del territorio e funzionali al continuo furto di terreni palestinesi (in questi anni sono stati sottratti 3500 dunum).
Nel 2009 sono stati eseguiti arresti verso tutti i componenti del comitato popolare, ma attraverso il lavoro delle donne del neonato Women Center vi è stata una grande manifestazione che ha portato al rilascio di 5 prigioneri del villaggio. In particolare dal 2011 la presenza di solidali e attivisti internazionali ha assunto un ruolo ancora più fondamentale nella strategia di resistenza, con l’affiancamento di un assiduo lavoro di reportage dal basso svolto principalmente su siti internazionali e social network: per questo motivo è nato un media center gestito sopratutto dai bambini del villaggio. Continua a leggere

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Comunicato di solidarietà ad Igor dai suoi compagni e dalle sue compagne del summer camp ad Aida

Aggiornamento delle 23.35
Abbiamo ricevuto la comunicazione che Igor, in seguito alla deportazione, è arrivato a Madrid e sta bene.

liberta’ per tutti e tutte.

Venerdì 16 agosto abbiamo partecipato alla manifestazione settimanale del villaggio di al Ma’sara, protestando in maniera pacifica per la libertà e l’indipendenza della Palestina occupata.
L’esercito israeliano ha risposto immediatamente con estrema violenza, picchiando ed arrestando due nostri compagni, che, bendati ed ammanettati, sono stati portati prima nella stazione di polizia della colonia israeliana di Efrat, e poi trasferiti alla prigione di Kyriat Arba, nei pressi di Hebron.

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Dopo 24 ore il nostro compagno italiano è stato rilasciato con un foglio di via della durata di 15 giorni che gli vieta la permanenza nell’intera West Bank, a parte la città di Betlemme. Il compagno basco, invece, prima dello scadere del termine delle 24 ore è stato trattenuto ulteriormente con l’accusa infondata di resistenza e violenza nei confronti dei soldati dell’esercito israeliano.
Ieri mattina è stato trasferito alla stazione di polizia di Ramla, nei pressi dell’areoporto Ben Gurion di Tel Aviv, e tuttora non abbiamo ricevuto notizie certe sulla sua condizione fisica e legale. Nel pomeriggio l’avvocato che segue il suo caso ci ha riferito che il compagno sarebbe stato deportato in Spagna con il primo volo disponibile, ma ancora oggi è trattenuto presso la polizia dell’aeroporto e non sappiamo quando e come dovrà partire.
Siamo molto preoccupati per il nostro compagno perchè ora come ora è in balia della polizia di uno Stato che non rispetta nessuna legge e nemmeno i diritti umani ne’ dei cittadini palestinesi ne’ di quelli internazionali, rendendo la situazione più difficile sia per lui che per noi che stiamo cercando di aiutarlo in qualsiasi modo possibile.
Per mettere fine a questa situazione dobbiamo impegnarci affinchè l’occupazione israeliana della Palestina finisca, e affinchè tutti boicottino uno Stato terrorista e assassino che vive al di sopra delle leggi.

Liberi tutte – liberi subito
contro il sionismo, fino alla vittoria.

Shebab dell’Aida camp di Betlemme

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Igor askatu! Palestina aurrera!

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dal paese basco
Per non far passare nel silenzio l’ennesimo atto di arroganza dell’esercito sionista e l’arresto di 4 persone nel villaggio di Al Ma’sara, lunedì a Gasteiz ci sarà un presidio di solidarietà con Igor e al fianco della Palestina.

presidio igor“Elkartasuna ez da delitua, Igor askatu!”
astelehenean konzentrazioa Gasteizen

Badirudi gaur, larunbat arratsaldez, Angelo italiarra askatuko dutela sionistek, eta esan digutenaren arabera baliteke ere Igor bihar arte (igandera arte) ez askatzea. Hori gertatuko balitz ziur aski bihar bertan deportatuko lukete.

Gogoratu Igor Goikolea euskal brigadistaren atxiloketa salatzeko konzentrazioa burutuko dugu datorren astelehenean Gasteizko Anda Mari Zuriaren plazan 20:00etan.

Elkarretaratzea “Elkartasuna ez da delitua!”, “Igor Askatu!” “Palestina aurrera!” lemapeetan izango da eta Askapenatik dei egiten diegu eragile sozial, politiko eta norbanakoei salaketan parte hartzeko.

Igor askatu!
Elkartasuna ez da delitua!
Palestina aurrera!
————————————————–

striscione igorSegun nos han dicho desde Palestina lo más probable es que Igor no sea liberado hasta mañana (domingo) tras lo que podría ser deportado.

Por otra parte las misma fuetnets nos han comentado que podrían dejar en libertad al militante internacionalista italiano (Angelo) durante la tarde de hoy sábado.

Recordar que el próximo lunes realizaremos una concentración en denuncia de la detención en Palestina del brigadista gasteiztarra Igor Goikolea por parte del ejército sionista.

La convocatoria se realizara a las 20 horas en la Plaza de la Virgen Blanca de Gasteiz bajo los lemas “Elkartasuna ez da delitua!”, “Igor Askatu!” “Palestina aurrera!”.

Desde Askapena hacemos un llamado a movimientos sociales, políticos y a todas y todos los internacionalistas para que se sumen a la denuncia.

Igor askatu!
Elkartasuna ez da delitua!
Palestina aurrera!

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Solidarietà ad Igor – Israele continua a deportare solidali internazionali

100_7676Il compagno italiano tratto in stato di fermo ieri durante la manifestazione settimanale del venerdì di Al MA’sara, nei pressi di Betlemme, è stato rilasciato oggi, mentre il compagno basco ha passato l’intera giornata in una stazione di polizia nei pressi di Hebron. Successivamente è stato trasferito presso la stazione di polizia aeroportuale di Ben Gurion-Tel Aviv Jaffa, dove aspetta di essere deportato in Spagna.
Queste sono ad ora le notizie ufficiali che abbiamo dall’avvocato che ha seguito il caso.
Seguiranno aggiornamenti.

Sempre a fianco del popolo palestinese, contro il sionismo, contro l’occupazione e il terrorismo di stato israeliano.

Libertà per Igor
Igor askatu
con la palestina nel cuore
Shebab del summer camp ad Aida

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L’esercito attacca la manifestazione contro il colonialismo nel villaggio di Al Ma’sara – Report dal campo di solidarietà

foto3Aggiornamento del 17 agosto delle ore 12.
Il compagno italiano fermato ieri dall’esercito israeliano durante la manifestazione Al Ma’sara è stato liberato. Rimane il fermo del ragazzo basco.

Ogni venerdi nei villaggi della Palestina sotto occupazione militare vengono organizzate manifestazioni partecipate sia da palestinesi sia da solidali internazionali, per rivendicare la piena libertà e indipendenza della terra di Palestina, il diritto alla vita per tutti e tutte.

Oggi abbiamo preso parte alla manifestazione del villaggio di al Ma’sara, nella zona a sud di Betlemme, dove il Comitato Popolare del villaggio dal 2006 è impegnato ad impedire la costruzione del muro dell’apartheid (che già circonda la città di Betlemme a nord, ovest e est) e a resistere ai continui attacchi perpetrati dall’esercito e dai coloni di Efrat, insediamento che confina con il villaggio.

Corrispondenza dalla Palestina con Radiondarossa

Alla marcia eravamo presenti in una quarantina tra palestinesi ed internazionali provenienti da Italia, Paesi Baschi, Francia, c’erano anche compagni/e degli anarchici contro il muro. Abbiamo attraversato il villaggio in direzione della colonia: sulla strada principale, siamo stati raggiunti e fermati dai soldati israeliani, con 5 jeep e cammionette corazzate, armati di kalashnikov, che con spintoni e violenza ci hanno impedito di procedere oltre.
Nonostante ci fossimo messi sul lato della strada, a ridosso del marciapiede, proprio per non offrire pretesti per aggredirci, i soldati ci hanno colpito con spintoni e calci di fucile.
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Mentre ci stavamo ritirando verso l’interno del villaggio i soldati hanno arrestato un compagno basco e un compagno italiano dividendoci in due gruppi ed obbligandoci a scappare verso il villaggio. Due ragazzi palestinesi (tra cui un giornalista) sono stati dapprima arrestati, e successivamente rilasciati.

Tuttora non abbiamo ancora notizie certe, quello che sappiamo è che i soldati aspetteranno alcune ore prima di rilasciare i nostri compagni o di confermare il loro arresto, con la conseguenza che saranno deportati nel giro di un paio di giorni al massimo.

L’attacco dell’esercito è avvenuto in maniera del tutto pretestuosa verso un corteo formato da bandiere e slogan e che rivendicava la libertà di movimento nel territorio palestinese, tutti i giorni calpestata dagli scarponi e dalla violenza di un esercito di occupazione.
Questo è ciò che dobbiamo continuare a denunciare e combattere con tutte le nostre forze, lottando al fianco dei nostri compagni/e palestinesi/e, perchè questa è anche la nostra lotta, la vostra lotta, la lotta fino alla vittoria.

yalla
Shebab del summer camp Continua a leggere

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Inizia il campo di solidarietà: nessuna pace con gli oppressori

Riceviamo e pubblichiamo il report della prima giornata del campo di solidarietà organizzato dal centro Amal Al Mustakbal, nel campo profughi di Aida (Betlemme).
Quest’esperienza di lotta inizia proprio mentre Israele rilascia 26 tra i 104 prigionieri palestinesi che dovrebbe liberare nell’arco di un anno.

Mentre gli Stati Uniti garantiscono lo strapotere del colonialismo sionista, celebrando l’inizio dell’ennesima “fine” chiamata “accordi di pace” e bacchettando pateticamente Israele per i nuovi piani espansionistici, la repressione dell’occupazione continua perpetua con arresti nei confronti di chi difende la propria terra, come nel caso di tre ragazzi arrestati ieri a Kufr Qaddum.

Il rilascio dei 26 prigionieri palestinesi vorrebbe umanizzare l’ennesimo piano internazionale in appoggio al colonialismo israeliano. Tutto il mondo rivolge la propria attenzione ad un’ingiustizia chiamata “pace”, accordi che solo il potere crede appetibili.

Content*, in ogni caso, che 26 persone internate nelle carceri sono tornate nelle proprie comunità in festa, riabbracciando le persone care, vi proponiamo la prima di alcune interviste che 4 nostre compagne hanno documentato durante i loro incontri in Palestina.

Voci di donne palestinesi, testimonianze di tenacia, dignità e resistenza, alle quali daremo il massimo della visibilità.

Per accompagnare il report che leggerete, abbiamo quindi scelto la voce di Lenan, prigioniera per 7 anni nelle carceri israeliane, recentemente rilasciata nello scambio per la liberazione del soldato israeliano Shalit. Lenan fa parte di una famiglia di Nablus i cui membri sono stati tutti in carcere.

Voci di donne dalla Palestina: Renan prigioniera nelle carceri israeliane

14.08.2013

aidaOggi, primo giorno ufficiale del campo, è stata una giornata molto interessante.

Abbiamo iniziato questa mattina con le attività ludiche e di animazione presso il centro con i/le bambin* di Aida, una prima occasione per conoscerl* e stabilire un primo contatto.
Basandoci sulla favola araba “Il ritorno di Giubeina e la perla blu”, i/le bambin* faranno una serie di attività di riflessione sulla tematica del “ritorno” strutturate in quattro laboratori (teatro, fotografia, disegno, sport)che culmineranno con una rappresentazione teatrale durante la festa finale del campo di solidarietà.

Nel pomeriggio abbiamo avuto l’opportunità di incontrare un giovane ex prigioniero del campo profughi, detenuto per 5 mesi nella prigione di Ofer, nei pressi di Ramallah.
Rilasciato meno di un mese fa, Rashid (nome di fantasia) è un giovane compagno il cui unico capo di imputazione è quello di appartenere al Fronte Popolare, aver avuto fratelli già detenuti nelle infami carceri, e che ogni giorno lotta per resistere all’occupazione e per rivendicare il proprio diritto al ritorno.

aida2Il suo arresto, come quello di molti altri, si inserisce in un’ondata repressiva che ha colpito i giovani del campo di Aida 6 mesi fa, a seguito di proteste per l’uccisione di Mohammad Zaid Awwad Salayam di Hebron. Il racconto di Rashid è la testimonianza diretta delle condizioni dei detenuti palestinesi all’interno delle carceri israeliane e del vissuto delle loro famiglie.
Solitamente, i giovani vengono prelevati nel cuore della notte nelle loro abitazioni con incursioni mirate e portati via sotto gli occhi impotenti delle famiglie a cui non è concesso neanche un saluto. Continua a leggere

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Da Aida Camp: sta per iniziare il campo di lavoro al centro Amal

AidaIl summer camp non è ancora cominciato, ma ci siamo incontrati/e e conosciuti/e tra i/le partecipanti al campo. Il centro Amal Al Mustaqbal si trova in mezzo al campo profughi Aida Camp alle porte di Betlemme.

Il centro aperto dal 1989 dopo la prima intifada, è nato dall’esigenza di garantire un istruzione ai bambini durante la rivolta, nasce ed è tutt’ora indipendente rispetto al circuito della cooperazione internazionale praticando autogestione. Inizialmente chiamato Aida school, ha preso il nome Amal dalla fondatrice uccisa dall’esercito israeliano.

I/le giovani del campo profughi, dopo la seconda intifada, hanno iniziato attivamente a partecipare alle attività dandogli il nome Al Mustaqbal: speranza di un futuro. Da quel momento ospita attività come asilo nido per bambin* sotto i sei anni, corsi di danza dabka, corsi di yoga, di lingue e un giorno al mese diventa punto di assistenza sanitaria gratuita. Inoltre rappresenta un riferimento per la memoria e la cultura palestinese, con particolare attenzione alla storia dei villaggi originari.

Abbiamo quindi deciso di farci raccontare e vedere con i nostri occhi la realtà del campo profughi di Aida. Ogni angolo di strada ci racconta una storia di lotta e di resistenza. Continua a leggere

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[Aida Camp] Invito dal Centro Amal Al Mustakbal -14/28 agosto 2013 in Palestina

OLYMPUS DIGITAL CAMERAAnche quest’anno FreePalestine Roma raccoglie e sostiene l’invito del Centro Amal Al Mustakbal, del campo profughi di Aida.

Crediamo che la convergenza proposta sia una buona occasione per stringere relazioni, ma soprattutto per conoscere la quotidiana resistenza della popolazione palestinese.

E’ da alcuni anni che, dai compagni e dalle compagne di Aida Camp, riceviamo l’incessante sostegno alle lotte che portiamo avanti nel nostro quotidiano.
Dalla solidarietà attiva nei confronti di chi è colpit* dalla repressione, alla rabbia e l’amore antifascista per i nostri compagni uccisi.
ControMuroDa una parte all’altra del Mediterraneo, autorganizzarsi e respingere ogni tipo di sopraffazione, sfruttamento e repressione, sono diventate un’unica lotta.

E’ il momento quindi di tornare in Palestina in tant*, conoscere la sua storia e la dignità che, giorno dopo giorno, la popolazione intera ci dimostra.

Prima di lasciarvi al programma del campo di lavoro proposto dal Centro Amal Al Mustakbal, vi segnaliamo che è possibile ricevere informazioni ed indicazioni ulteriori contattandoci all’indirizzo mail freepalestineroma[at]autistici.org .
Per chiunque fosse interessato a partecipare, inizieremo da subito a collaborare nella costruzione di questo viaggio perchè crediamo siano irrinunciabili un confronto ed una crescita collettiva prima di andare in Palestina.

14-28 agosto 2013

aida per daxATTIVITA’
Le mattine saranno dedicate alle attività di centro estivo con i bambini del campo (dai 3 agli 11 anni); le attività pomeridiane saranno invece rivolte ad acquisire consapevolezza riguardo la questione palestinese, a conoscere e vivere in prima persona la realtà dell’occupazione, la vita quotidiana in Palestina.

– centro estivo mattutino (ore 9,00-13,00) con i bambini del campo profughi: attività ludiche, culturali, artistiche

– escursione di due giorni (15-16/08) al villaggio di al-Ma’sara: partecipazione alla manifestazione settimanale contro la costruzione del muro, pernottamento

– escursione di due giorni (22-23/08) a Yatta (At-Tuwani): visita dei territori, incontro con gli abitanti e pernottamento

– gite pomeridiane ad al-Walaja (Betlemme) ed alla città di Hebron

– incontro con i prigionieri politici

– lavori manuali e organizzazione di attività all’interno del centro (manutenzione degli spazi, proiezione di film e documentari, organizzazione di momenti assembleari su specifici temi)

– attività all’interno del campo profughi di Aida (incontri con le famiglie e con gli abitanti, murales…)

INFORMAZIONI PER LE PERSONE IN PARTENZA Continua a leggere

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Lettera aperta di Roger Waters

fonte
C’è stato qualche commento su internet, a proposito di The Wall in Belgio, al quale sento di dover dare risposta.
The-wall-pink-floyd
Un certo Alon Onfus Asif, israeliano residente in Belgio, è venuto a vedere The Wall in Belgio la scorsa settimana e, essendo un tipo dotato di acuto spirito di osservazione, ha notato una stella di David sul maiale che viene distrutto dal pubblico alla fine dello spettacolo. Dopodiché Alon ha doverosamente filmato il nostro maiale con il proprio telefonino, ha postato il video e ha avvertito il quotidiano israeliano Yediot Ahronot. Questa storia è stata prontamente ripresa dal sempre vigile Rabbino Abraham Cooper, decano del Simon Wiesenthal Center, e lo sproloquio che ne è seguito, del tutto prevedibile, si può leggere qui in inglese ed in italiano.

Spesso ignoro tranquillamente simili attacchi, ma le accuse del rabbino Cooper sono talmente feroci e bigotte da esigere risposta.

Caro rabbino Cooper,

ritengo il Suo sfogo provocatorio e inutile e mi permetto di far notare che può solo ostacolare ogni passo avanti verso la pace e la comprensione tra i popoli. È anche estremamente offensivo per me personalmente, dal momento che mi accusa di essere “antisemita”, di “odiare gli ebrei” e di essere un “filonazista”.

Ho tre cose da specificare al riguardo:

1. L’uso che Lei fa dell’aggettivo “antisemita”

Per prima cosa, Le segnalo una dichiarazione della “Lega Anti Diffamazione”, organizzazione americana il cui scopo dichiarato è quello di difendere dagli attacchi il popolo ebraico e l’Ebrasimo tutto. Recentemente hanno dichiarato: “Pur essendoci augurati che il sig. Waters avrebbe evitato di utilizzare la Stella di David, crediamo di non ravvisarvi alcun intento antisemita.”

Ci tengo a precisare che, durante lo spettacolo, utilizzo anche il crocifisso, la mezzaluna con la stella, falce e martello, il logo della Shell, il simbolo di McDonald’s, quello del dollaro e quello della Mercedes.

2. Uno che odia gli ebrei?

Ho molti cari amici ebrei, uno dei quali – aspetto piuttosto interessante – è il nipote del compianto Simon Wiesenthal. Sono orgoglioso di questo legame; Simon Wiesenthal era un grande uomo. Ho anche due nipoti, che amo più della mia vita, la cui madre – mia nuora – è ebrea e di conseguenza, così mi dicono, lo sono anche loro.

3. Nazista?

Non solo mio padre, il secondo tenente Eric Fletcher Waters, è morto in Italia il 18 febbraio 1944 combattendo contro i nazisti, ma io stesso sono cresciuto nell’Inghilterra del dopoguerra, luogo in cui ho ricevuto i più meticolosi insegnamenti sul nazismo e dove non mi è stato risparmiato alcun dettaglio degli orrendi crimini commessi in nome della più folle delle ideologie. Ricordo le amiche di mia madre, Claudette e Maria, ricordo i loro tatuaggi, erano due sopravvissute, due delle fortunate. Continua a leggere

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