A JABALIA AL CENTRO CULTURALE E ALL’OSPEDALE

Lunedì abbiamo visitato il centro culturale per bambini e giovani di Jabalia, quartiere di profughi dove in 5 km vivono 120mila persone.

In totale nella striscia che va dal Mediterraneo al deserto del sinai, ci vivono un milione e mezzo di persone, una densità di circa 4mila persone per chilometro quadrato. Al centro culturale ci hanno accolto due spettacoli di musica e danze popolari, tenuti da un gruppo di bambini e da un gruppo di adolescenti. Anche in questo caso, ad accoglierci c'erano frotte di bambini, che ci rincorrevano e ci chiedevano numero di telefono, email, cosa facevamo, che volevano dei piccoli regalini da noi.

Abbiamo visitato anche un ospedale gestito dal comitato dei lavoratori della sanità, un gruppo che nell'85 nacque per la volontà di quattro "pionieri" e che ora gestisce quattro ospedali. Lo slogan è "la sanità è un diritto per chi ne ha bisogno" e offre assistenza gratuita ai feriti nelle incursioni israeliane, ai fagliari dei prigionieri, alle donne vedove e separate, a situazioni particolari che vengono selezionate dagli operatori e alle vittime degli scontri interpalestinesi. Nel bel mezzo della presentazione, abbiamo avuto un altro spaccato della vita nella striscia di Gaza: è saltata la corrente. Mentre l'ospedale con i generatori ha risolto subito il problema (spendono fino a 700 dollari al giorno per i generatori, in alcuni casi), è chiaro che per la maggioranza dei palestinesi non è così semplice. E poi si aggiungono i "soliti" attacchi israeliani, che hanno distrutto la struttura medica di Beit Hanun, ora ricostruita. 

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