Presidio Refusenik – Tel Aviv

Sabato 8 novembre, a Tzrifin, Israele, di fronte
alla prigione militare femminile
numero 400 si è tenuto un presidio di solidarietà con Or Ben David, attivista
del shministim,
un gruppo di studenti dell’ultimo anno delle superiori che si
rifiutano di prestare il servizio militare nell’esercito
israeliano.

Or è tra gli 88 maturandi del 2009-2010 che hanno
firmato una lettera aperta contro l’occupazione della West Bank e
in generale contro il militarismo dello stato israeliano 
è stata condannata il 28 ottobre a 20 giorni di isolamento in
carcere.

Or, verrà rilascita il 15 novembre ma si prevede
che subirà ulteriori condanne per il suo gesto. In israele in fatti
l’obiezione di coscienza non è contemplata. Chi si rifiuta di
prestare il servizio militare viene condannato da una commissione
speciale per non aver assolto i propri "doveri civici".

Le condanne sono relativamente lievi, di media una
ventina di giorni, che però si possono ripetere nel tempo, fino a
quando le autorità decidono di esentare la recluta dal prestare il
servizio militare, o l’obiettore ritorna sulla propria decisione.

Gli attivisti israeliani fanno notare che le
condanne sono relativamente lievi anche perché le autorità non
vogliono dare eccessiva pubblicità ad un fenomeno in espansione. Il
presidio, composto da un centinaio di attivisti israeliani e
internazionali è durato un paio d’ore accopmpagnato da
interventi, slogan e da un sound sistem alimentato con da un pannello
solare.

Al nostro arrivo siamo stati accolti da un paio di
camionette della polizia israeliana che era venuta a "proteggerci"
dal fango del campo antistante la prigione. Scampati fortunosamente
alle insidie del fango, siamo poi ritornati a Tel Aviv per un
incontro con la delegazione di "Dialogues Against Militarism" un gruppo antimilitarista di San Francisco composto da attivisti e
veterani.

L’incontro si è tenuto presso Rogotka, un locale vegano di Tel Aviv gestito da un collettivo anarchico che
alla sua apertura ha suscitato scalpore non solo per aver deciso di
rifiutare l’entrata a militari in divisa, un’oltraggio
imperdonabile ad un’istituzione chiave dello stato israeliano, ma
anche per il nome (Rogotka, in ebraico significa fionda, un chiaro
riferimento alla resistenza dei palestinesi).

Durante l’incontro la discussione si è incentrata
sia sulla connesione tra occupazione israeliana e la conseguente
politica di pulizia etnica e il ruolo degli USA in Medio Oriente, sia
dell’occupazione israeliana dei territori come laboratorio per la
sperimentazione di pratiche repressive e tattiche di antiguerriglia.

Questa voce è stata pubblicata in Notizie. Contrassegna il permalink.