FACCIA A FACCIA CONTRO L’ESERCITO DELL’APARTHEID

Venerdi’ 13 novembre

Al-Masara e Um Salamona

Con l’idea che la giornata di venerdì
sarebbe stata una buona occasione per supportare le proteste animate
dalle rabbia dei palestinesi che popolano la West-Bank, oggi abbiamo
scelto di partecipare a due momenti lotta contro l’occupazione in due
villaggi poco distanti l’uno dall’altro.

La sveglia all’alba ci ha portati sui
campi di Um Salamona, villaggio poco distante da Betlemme nei pressi
del quale è stato costruito un insediamento di coloni e, come sta
avvenendo in tutta la West-bank, molti ettari di terra continuano ad
essere confiscati ai contadini del paese.

 

 

Il muro dell’apartheid sta diventando realtà anche
da queste parti e la strada asfaltata, che include le terre
espropriate, traccia la linea della sua futura costruzione. Con una
ventina di persone, tra internazionali e contadini palestinesi,
abbiamo scelto di aiutare i contadini del luogo che rischiano di
vedersi sottratta la terra se, come deciso dalle leggi israeliane,
entro Febbraio non avranno coltivato interamente il proprio terreno.
Va sottolineato che, negli scorsi mesi, il tentativo di accedere alla
terra è stato impedito dagli attacchi dei coloni e dalle incursioni
dell’esercito che hanno ripetutamente allontanato con la forza
chiunque lavorasse la terra.

La presenza degli internazionali ha impedito il
ripetersi di quanto accaduto pochi giorni fa: quando l’esercito ha
cacciato i contadini costringendoli a lasciare la propria terra.
L’ennesima provocazione non si è fatta attendere: dopo più di
mezzora dal nostro arrivo, una pattuglia israeliana armata fino ai
denti ha scelto di raggiungerci, ordinandoci di lasciare i campi e di
tornare sulla strada asfaltata che costeggia la terra e gli
insediamenti.

Mentre il proprietario della terra e alcuni/e
solidali mostravano le carte per dimostrare l’assurdità di questa
ostinata persecuzione, dopo un tentennamento iniziale, il lavoro è
proseguito senza nessun timore. Con il trascorrere del tempo,
nonostante l’ormai palese noncuranza e la "fastidiosa"
presenza di mediattivisti pronti a documentare ogni passo falso,
l’arroganza sionista ha sentito la necessità di consolidarsi.

 

La mattinata è giunta al termine solo quando i
militari sono tornati nelle loro jeep a testa bassa senza averci
potuto impedire di lavorare la terra per renderla coltivabile. I
nostri sorrisi e le nostre grida hanno festeggiato questa piccola
vittoria insieme alla preziosa pioggia esplosa solo quando i militari
si sono allontanati all’orizzonte. Con l’auspicio che una tempesta
spazzerà via le colonie, salutiamo I nostri amici e partiamo per
Al-Masara dove ci aspetta il corteo di protesta con la gente del
paese.

Al nostro arrivo il villaggio sembrava deserto,
l’ora di preghiera e un funerale hanno sottratto alle strade la
quotidiana vivacità. Dopo una breve attesa veniamo accolti dal
nostro compagno del comitato popolare che ci accompagna nel luogo
della protesta dandoci un po’ d’indicazioni generali.

Al seguito dei bambini del villaggio, insieme a
donne e uomini palestinesi, attivisti/e internazionali e
israeliane/i, dopo aver percorso le strade per richiamare più
persone possibili al corteo, ci siamo ritrovati faccia a faccia con
un presidio militare israeliano che bloccava la strada con mezzi
blindati e filo spinato.

La situazione è stata sbloccata dai
bambini che, senza alcun timore, hanno cercato ripetutamente di
strappare il filo spinato al controllo militare e, avendo la meglio
in diverse occasioni, hanno continuato ad innervosire le truppe
d’occupazione. Mentre cori e grida di protesta
rompevano il silenzio, una donna del villaggio, con determinazione e
coraggio, ha scelto di affrontare il blocco dei militari che,
intimoriti dalla presenza di telecamere e fotografi, non le hanno
potuto impedire con la forza il passaggio.

Il corteo è terminato solo quando abbiamo deciso di
darci appuntamento a venerdì prossimo per proseguire la protesta.
Anche se oggi la partecipazione non ha coinvolto una grossa fetta
della popolazione di Al-Masara, questa giornata di lotta è solo una
delle forme di resistenza quotidiana in Palestina contro l’apartheid.

Abbattiamo ogni muro

La solidarietà è un’arma

 

 

 

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