Gerusalemme: la polizia carica gli attivisti

Venerdi’ 11 dicembre un nutrito gruppo di attivist* israelian, circa 170, si e’ ritrovato nel centro di gerusalemme per dare vita ad una manifestazione contro le occupazioni sioniste a Sheikh Jarrah, c’erano giovani donne uomini e bambini spinti dalla voglia di esprimere il loro dissenso accompagnati dai sambaattivisti e dagli anarchici contro il muro; questi uniti a circa 50 internazionali si sono mossi per le strade ricevendo piu’ dissensi che sostegno, ma l’arrivo sino al quartiere arabo e’ stato pacifico e concreto. All’arrivo difronte alla casa divisa nelle ultime settimane, tutti gli attivisti si sono riversati nel giardino, suonando e scandendo ad alta voce il proprio dissenso. I militari erano schierati in piccolo numero di fronte alla porta dell casa, a protezione dei coloni all’interno.
All’arrivo del colono occupante, che ha iniziato a gridare irrazzionalmente alla folla le proprie ragioni, la tensione si e’ alzata, a quel punto un manifestante ha strappato una bandierina di plastica, di quelle appese provacotoriamente sulla casa, erano le 15.30, e’ stato questo gesto a dare il pretesto alle forza occupante di caricare.
I militari hanno afferrato il ragazzo, che strattonato dai suoi compagni e’ riuscito in un primo momento a divincolarsi e a scappare fuori dal giardino, tutti i militari lo hanno inseguito, e tutti i manifestanti hanno iniziato, ormai in piena strada, ad opporsi fisicamente all’arresto. Uno degli oppositori e’ stato aggredito da un militare con dello spray al peperoncino, spruzzato a distanza ravvicinatissima; una volte presi tutti i manifestanti si sono incordonati intorno alla camionetta, vedendo il numero e l’entita’ della reazione sono iniziati ad arrivare diversi militari, ne e’ conseguita una guerriglia che vedeva da un lato l’opposizione fisica degli attivist* e da un lato la violenza dei militari. Essendo in gran parte israeliani gli attivist* cercavano di parlare con la forza di occupazione, ma senza successo, questi continuavano a dare calci e colpi di fucile, tenuti bassi per non essere inquadrati dalle decine di obbiettivi che avevano addosso, dato il nutrito gruppo di mediattivist*. Per 45 minuti la via si e’ fatta teatro di un gioco assurdo, ile maninifestanti venivano spinti via, se resistevano veniveno fatti sparire dentro le camionette. Alle 16.15 i militari, ormai in 60 di diversi nuclei militari, militari di frontiera e polizia israeliana, sono riusciti a spingere la folla ammaccata, al limite della strada di Sheikh Jarrah, lontani dalla casa. A quel punto si contavano 21 arresti e un forte shock condiviso, non ci si aspettava una ritorsione tanto violenta, che tuttavia, i solidali israeliani affermano, sarebbe stata sicuramente piu’ forte se le forze militari

d’occupazione avessero visto arabi in mezzo alla folla. I manifestanti hanno dato quindi vita ad un sit-in in attesa di notizie.
Verso le 19 i militari hanno iniziato a lasciare la casa, alle 19.30 gli ultimi militari hanno scortato un gruppo di estremisti sionisti fuori dal quartiere, poiche’ dovevano recarsi a pregare essendo iniziato lo shabbat, facendoli sfilare davanti al sit-in; per un momento si e’ temuto di nuovo visto che questi hanno iniziato a sputare e inveire contro i loro connazionali.
Alle 20 la via era presenziata da un unico veicolo militare, la tenda della famiglia araba era gia’ pronta per la notte e diversi internazionali lo erano altrettanto per garantire una presenza solidale. La notte e’ trascorsa senza preoccupazioni, se non quella costante per legli attivist* pres*, che hanno trascorso la notte in cella dopodichè sono stati tutti rilasciari, anche i tre internazionali presi potranno tornare in israele. Quindi la lotta continua.

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Una risposta a Gerusalemme: la polizia carica gli attivisti

  1. medea scrive:

    Un’ attivista israeliana ci rilascia la sua dichiarazione dopo essere stata arrestata e detenuta per 32 ore con l’accusa di istigazione alla violenza e di aver otacolato il suo arresto.

    Sono una attivista legata alle mobilitazioni a Gerusalemme est, riguardo i diritti dei palestinesi, la demolizione delle case e la confisca delle terre; particolarmente nel comitato di supporto a Shake Jarrah e sono felice dell’attenzione crescente al problema. Questa settimana la partecipazione alla dimostrazione e’ stata alta, circa 200 persone, arrivati a sheikh jarrah siamo entrati nel giardino dell’ultima casa occupata illegalmente suonando la samba e i tamburi; improvvisamente un ragazzo e’ stato caricato e i militari hanno travolto una donna, tre poliziotti gli hanno tirato dei calci.
    Non posso togliermi questa immagine dalla testa.
    I manifestanti sono stati dispersi da molti molti soldati e poliziotti, corrrevo nei diversi capannelli che si creavano cercando di oppormi alla violenza con la quale le forze di occupazione ci colpivano; un uomo era tutto arancione in faccia pieno di spray al peperoncino, un altro ha cercato di fermare una camionetta ed è stato picchiato, è stato tutto molto voloce.
    Ci hanno spinto al limite della strada, ho continuato a suonare il mio strumento, una militare si è avvicinata dicendomi che ero in arresto; le ho chiesto il perchè, mi e’ stato risposto che erano due settimane che istigavo la folla con il
    megafono. Ho detto che mi rifiutavo di essere arrestata essendo un fermo illegale, ho pensato che qualche poliziotto mi venisse ad aiutare, visto che le cariche erano gia’ terminate
    da un po’, dei poliziotti si sono avvicinati ma mi hanno sollevata
    afferrandomi braccia e gambe; ho subito dichiarato la mia volonta’ di cooperare ma la militare mi ha
    comunque torto il braccio sinistro dietro la schiena, gli ho detto che stavo cooperando, che non stavo resistendo, lei ha continuato.
    Mentre mi tratteneva si e’ girata verso i suoi colleghi dichiarando
    che avevo tentato di aggredirla e li ringraziava per il tempestivo aiuto; le ho chiesto che gusto ci provasse a fare cosi’, non c’e’ stata risposta.
    Erano le 17.00, come altr* 23 sono stata arrestata, 18 di noi detenut*
    dentro la casa appena occupata dai coloni. Alle 18.30 dopo che gli attivist* sono stat* spint* lontano siamo stat* trasferit* nella stazione
    di polizia “the russian compound”; ci hanno lasciat* nei giardini interni
    alla temperatura di 8 gradi per 5 ore prima di finire di interrogarc* tutt*, ci
    abbracciavamo per scaldarci.

    Mi hanno interrogata alle 22.00, i capi d’accusa, che sono stati uguali per
    tutti, erano: istigazione, aggressione, resistenza a pubblico ufficiale. Dato che ero stata presa dopo le cariche, stando dove ci avevano detto esplicitamente che saremmo potuti stare, l’avvocato mi ha suggerito di non rispondere, altrimenti avrei dovuto farlo a tutte le domande; ho deciso di parlare con il giudice.
    E’ stata una interrogazione protocollare alcune domande:
    come ha saputo della dimostrazione, sa che le manifestazioni non
    autorizzate sono illegali, come e’ arrivata al luogo della manifestazione, sa quale organizzazzione l’ha organizzata? Ho risposto raccontando la mia esperienza come l’ho descritta prima.

    Alle 24.00 noi cinque ragazze, quattro israeliane e una tedesca, siamo state portate nell’unica prigione femminale di Israele, intendo una prigione prigione non una guardiola; gli uomini sono stati trattenuti nelle celle della stazione di polizia.
    Siamo state messe in una cella,una di noi aveva gia’ chiesto di vedere un dottore visto che era sotto cura di medicinali antidepressivi, informando che se non li avesse presi ne sarebbe conseguito uno squilibrio fisico.
    E’ stata visitata dallo psichiatra che le ha garantito avrebbe avuto le
    cure nella posologia indicata; lei ha aspettato, ha ripetutamente chiesto, nessuno le ha portato nulla.

    Siamo rimaste li’ sino alle 18.00 di sabato quando,finito lo shabbat,
    ci hanno trasferito di nuovo:stavolta nelle celle del tribunale in attesa
    di giudizio, gli uomini erano in un’altra area. Le grida degli/le attivist* che si erano ridunati fuori ci hanno sostenuto incessantemente
    durante tutte le ore in cui abbiamo atteso il verdetto, il loro supporto ci arrivava forte e ci faceva sentire meno il freddo e la puzza di quel posto.
    Dopo 24 ore saremmo dovute essere liberate,sono stata giudicata alle 01.45
    di domenica mattina e dichiarata innocente, per compilare i documenti del mio rilascio il giudice mi ha fatto attendere 1 ora e 30 minuti, in cella.
    Tutti abbiamo dovuto aspettare, per nulla. Sono uscita alle 3 di domenica mattina;mia madre mi aspettava tra i/le solidal* dalle 19, ci siamo unite alla rumorosa folla in attesa delle/degli altr*, ha deciso
    di iniziare a partecipare
    alle dimostrazioni.
    La lotta cresce.
    Medea

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