Enjoy Stonewall
Stop the Apartheid Wall!
Nella serata di venerdì 10 giugno 2011, mentre l’EuroPride Park iniziava a riempirsi di persone in vista del corteo previsto per il giorno successivo, un gruppo di solidali con la resistenza della popolazione palestinese ha scelto di prendere parola sanzionando 2 stand di agenzie turistiche che sponsorizzavano dei tour in Israele, raffigurando quello stato come un esempio delle politiche gay-friendly.
Considerandolo come un luogo d’incontro politico e non un mero spazio commerciabile, come antirazzisti e antirazziste si è scelto di prendere parola, bloccando l’accesso agli stand turistici di Quiiky e del CTS (Centro Turistico Studentesco) perchè, per puro business, partecipano alla vendita di un’immagine d’Israele come democratico e umano, negando che si tratti di uno stato oppressore e autoritario che, attraverso l’occupazione militare e l’espropriazione delle terre, attua un preciso piano coloniale da 63 anni.
La lotta di gay, lesbiche e trans non può conciliarsi con gli assassini, le persecuzioni e le politiche razziste d’Israele.
NON PERMETTERE CHE IL TUO CORPO, I TUOI DESIDERI E IL TUO PERCORSO DI AUTODETERMINAZIONE VENGANO STRUMENTALIZZATI E RESI MERCE.
Nessuno può sentirsi liber* collaborando con un’economia di guerra.
L’indifferenza è complicità, rifiuta l’Apartheid, boicotta Israele!
Di seguito il testo del volantino distribuito durante l’azione:
Scarica e diffondi: FRONTE e RETRO
ENJOY STONEWALL
STOP THE APARTHEID WALL!
Da alcuni anni Israele ha lanciato una campagna che strumentalizza i conseguimenti legislativi di gay, lesbiche e trans per accreditarsi come unico modello ‘democratico’ della regione agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Quest’operazione si chiama PINKWASHING e si accompagna con un progetto di vero e proprio marketing “Brand Israel” a livello commerciale, turistico e culturale.
Lo scopo e’ riabilitare la propria immagine, distogliendo lo sguardo del mondo dal proprio progetto coloniale: occupazione militare, violazione dei diritti umani, espansione delle colonie e violenza dei coloni, frammentazione del territorio e controllo della libertà di movimento della popolazione palestinese, anche attraverso il muro dell’apartheid.
Questo “lavaggio rosa” si realizza proprio quando, attraverso una serie di luoghi comuni islamofobici e razzisti, la popolazione palestinese viene raffigurata come primitiva, barbara e opprimente, negando così le più evidenti violenze dell’occupazione militare compiuta da Israele. Questa strategia politica e commerciale, ha anche l’effetto di cancellare l’esistenza di organizzazioni palestinesi gay e lesbiche che resistono quotidianamente contro l’occupazione e lottano per l’autodeterminazione.
In quanto antirazziste e antirazzisti rifiutiamo categoricamente di credere che politiche di questo tipo possano conciliarsi con quelle di lotta dI gay, lesbiche e trans.
La facciata progressista e gay-friendly di Israele rientra in una mera strategia di riabilitazione dell’immagine del Paese a livello internazionale.
Anche qui all’Europride Park alcune realta’ commerciali come CTS (Centro Turistico Studentesco) e Quiiky, contribuiscono a quest’operazione vendendo e promuovendo pacchetti turistici ‘studiati’ per il mercato GLBT dal Ministero del turismo israeliano, un esempio preciso di Pink washing.
Infatti, le TERRE ESPROPRIATE AI PALESTINESI vengono chiamate “BELLEZZE D’ISRAELE”.
In pratica l’occupazione militare, la violenza dei coloni e il controllo della libertà di movimento attraverso la costruzione del MURO DELL’ APARTHEID e dei CHECKPOINT vengono chiamati “L’UNICA DEMOCRAZIA DEL MEDIO ORIENTE”.
Il tutto mentre in Palestina si continua a morire sotto i colpi delle bombe, dei proiettili sparati dall’esercito, dei lacrimogeni sparati durante le manifestazioni non-violente contro l’occupazione militare.
I depliant turistici non raccontano l’oppressione quotidiana, ma solo la sete d’affari.
NON PERMETTERE CHE IL TUO CORPO, I TUOI DESIDERI E IL TUO PERCORSO DI AUTODETERMINAZIONE VENGANO STRUMENTALIZZATI!
Le “BELLEZZE D’ISRAELE”
La prossima volta che ti propongono di andare in Israele rispondi che quella è ancora terra di Palestina. Questo è ciò che non ti faranno mai vedere:
1° giorno: arrivo all’Aeroporto Internazionale Ben Gurion.
Se possiedi un nome vagamente arabo verrai chiuso in una stanza per ore. Se dichiari di voler andare in Palestina, sarai interrogato per ore e c’è il rischio che sul tuo passaporto venga applicato un timbro che ti negherà l’accesso per 5 anni. Se sei palestinese non potrai mai passare per questo aeroporto e raggiungere la tua terra.
2° giorno: tour per il Muro dell’Apartheid.
Chiedi di andare in West Bank, attraverso il muro che la circonda, vi accorgerete di tornelli, reti elettrificate, umiliazioni e violenze, immaginerai sulla tua pelle che vuol dire essere palestinesi. Ore di fila per poi sentirsi dire: “Lei qui non può entrare. La sua casa ora è la mia casa. La sua acqua è ora la mia acqua”. Oggi ogni palestinese è costretto a comprare l’acqua del proprio territorio pagandola 5 volte più di quanto la paga un israeliano.
3° giorno: spostamento e relax sul Mar Morto.
Se sei palestinese non potrai usufruire delle autostrade e dovrai accontentarti delle strade in terra battuta che allungheranno il viaggio. Se sei palestinese, per spostarti dovrai passare attraverso dei check point controllati dall’esercito israeliano, spogliarti e mostrare i documenti. Dopo ore di interrogatorio e se riuscirai a passare non potrai comunque accedere a nessuna delle spiagge attrezzate sul Mar Morto.
4° giorno: vista panoramica di Gerusalemme, capitale della Palestina.
Nessuno ti dirà mai che questa città è occupata militarmente dall’esercito israeliano che contro le risoluzioni dell’ONU vuole considerarla sua Capitale. Se ti aggiri per le piccole viuzze e guardi in alto, ti accorgerai che diverse case palestinesi sono state usurpate dai coloni d’Israele. Sui tetti sventola provocatoriamente la bandiera d’Israele.
5° giorno: tour di Tel Aviv e di Old Jaffa.
Chiedi di andare sulle colline che circondano Tel Aviv, fatti portare tra le rovine delle case e dei villaggi che un tempo erano abitate dai palestinesi e che dal 1948 vivono in campi profughi.
6° giorno: visita ad Hebron.
Hebron è una città palestinese religiosamente strategica data la presenza della tomba di Abramo. In questo territorio sono presenti circa 400 coloni e più di 3000 militari israeliani insediati per garantire la loro sicurezza. I coloni di Hebron hanno la gestione politica, economica, spirituale e sociale della città, proponendosi nel territorio come un’entità paramilitare dall’indiscussa autonomia decisionale. Nel ‘94 un comando di coloni è entrato nella moschea durante il ramadan uccidendo 29 palestinesi. Subito fu stabilito un coprifuoco “per motivi di sicurezza” durante il quale l’assetto urbanistico della città fu completamente stravolto. Furono allargati gli insediamenti, istituiti 32 check-point, chiuse 900 attività commerciali. Venne chiusa la Via dei Martiri che collegava Hebron est a Hebron ovest, nonostante nel 2000 la Corte Suprema israeliana aveva dichiarato che tale chiusura “era stato un errore”.
7° giorno: tempo libero e relax in spiaggia.
Chiedi di andare sulla spiaggia di Gaza. Chiedi perché questa striscia di terra è chiusa come un carcere a cielo aperto, chiedi perché è stretta da un’assedio costante.Sdraiati su queste spiagge e pensa che vuol dire prendere il sole sopra il fosforo bianco. Chiedi i nomi di 1417 uomini, donne e bambini morti durante 23 giorni di bombardamenti all’inizio del 2009.
8° giorno: shopping/souvenir e partenza
Se compri qualsiasi oggetto palestinese, durante il controllo dei bagagli verrai interrogato per ore. Ti sembrerà di perdere il volo mentre ti verrà chiesto se hai amici palestinesi, chi ha fatto il tuo bagaglio e perchè sei stato in Palestina. Rispondendo, ti starai giocando la possibilità di tornare in quella terra mentre non capirai tutta quella curiosità per le tue vacanze. Nonostante tutte quelle domande e tutta quell’attesa, ti lasceranno andare perchè non vedono l’ora che vai via dopo aver visto il progetto coloniale d’israele e le brutalità dell’occupazione militare.
Israele oggi rappresenta un modello di stato segregazionista e razzista che noi rifiutiamo. La sua violenza nei confronti dei palestinesi viene costantemente sottaciuta e mistificata.
Partecipa alla campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni, boicotta chi sostiene l’economia coloniale d’Israele.
L’INDIFFERENZA E’ COMPLICITA’.
Nessuno potrà sentirsi liber* collaborando con un’economia di guerra.
RIFIUTA L’APARTHEID,
BOICOTTA ISRAELE!
Non sono mai stato in Israele-Palestina, ma questo viaggio ‘ Le bellezze di Israele’ di otto giorni è una conferma di quanto ho letto in tanti libri e della necessità della campagna BDS.
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