Il collettivo Freepalestine anche quest’anno sostiene, promuove e diffonde il campo estivo che si terrà nel mese di agosto, organizzato dal centro Amal Al Mustaqbal e in collaborazione con il collettivo Gap Parma, nel campo profughi di Aida a Betlemme.
Il campo profughi di Aida, dopo gli innumerevoli tentativi di resistenza da parte degli abitanti del campo all’occupazione sionista, ha subito negli ultimi mesi un’intensificazione della repressione: l’esercito israeliano entra ormai da diversi mesi quasi quotidianamente all’interno del campo, lanciando lacrimogeni anche dentro le cose e pallottole di gomma con dentro acciaio ad altezza persone. Gli arresti sono ormai all’ordine del giorno.
In questo contesto, fatto di repressione (avallata dalle potenze coloniali occidentali), ma anche di esistenza e resistenza, riteniamo politicamente importante garantire una presenza continua che possa conoscere, sostenere, supportare, diffondere il lavoro quotidiano dei fratelli e delle sorelle palestinesi, che lottano contro l’occupazione militare, lo sfruttamento delle loro terre e l’appropriazione indebita delle loro risorse, ma che al tempo stesso resistono per la propria autodeterminazione.
Il summer camp si svolgerà e verrà gestito con modalità affini a chi partecipa a questo blog: dal basso e fuori dai meccanismo in cui sono coinvolte quelle organizzazioni che traggono profitto sulla pelle dei palestinesi. Per partecipare al campo estivo ad Aida Camp vi invitiamo ad un’iniziativa in cui sarà presente il responsabile del Centro Almal Al Mustaqbal, giovedì 19 giugno alle 19.00 presso il Loa Acrobax, in via della Vasca Navale.
Per info — freepalestineroma[at]autistici.org – gap.parma[at]gmail.com
Pubblicato inAida camp, Summer camp|Commenti disabilitati su 19 giugno presentazione summer camp
25 aprile, Roma: Noi non siamo Pacifici, tanto meno pacificati
La giornata del 25 aprile per noi ha sempre significato un momento importante di memoria della resistenza partigiana, ma soprattutto, di riaffermazione delle lotte e delle resistenze che oggi si attivano sui territori. Questo uno dei motivi per cui, come antifascisti di Roma sud, avevamo deciso di non prendere parte ad un corteo che da diversi anni ha rinunciato a ad esprimere posizioni politiche, di parte, partigiane.
Un corteo che nella retorica delle istituzioni nate dalla resistenza è arrivato persino ad invitare l’allora presidente della regione Lazio Renata Polverini. Quest’anno volevamo partecipare al corteo antifascista e antirazzista che ha attraversato il quartiere di Centocelle con i contenuti che per noi, oggi come ieri, restano vivi nelle lotte di ogni giorno.
Nonostante ciò alcuni compagni e compagne del territorio hanno deciso di portare sostegno allo spezzone costruito dalla Rete Romana di Solidarietà con la Palestina e da altre realtà, che come negli anni passati hanno partecipato al corteo promosso dall’ANPI, per sostenere le istanze della popolazione palestinese che vive e resiste da più di sessanta anni all’occupazione militare israeliana. Fin dall’inizio della giornata però decine di sionisti appartenenti al servizio di sicurezza di Pacifici e della comunità ebraica hanno tentato di impedire la partecipazione al corteo dei compagni solidali con la lotta palestinese, aggredendo e minacciando i partecipanti allo spezzone, molti dei quali anche di età avanzata. Non ci sorprende e non è certo una novità la violenza squadrista che questi personaggi hanno esercitato con la complicità delle amministrazioni del centro destra e del centro sinistra negli ultimi anni contro quanti hanno provato a prendere parola al fianco di chi quotidianamente lotta per liberare la terra di Palestina. E’ per questo che, appena giunta la notizia delle violenze contro donne e persone anziane scaraventate a terra e prese a pugni, in molti hanno raggiunto il concentramento dove lo spezzone con le bandiere palestinesi era stato fermato dalla polizia che ha anche identificato chi portava la sua solidarietà. Finalmente si è riusciti a partire in corteo ed arrivare a Piazzale Ostiense con lo spirito di chi tutti i giorni rende vivi quei valori antifascisti, antirazzisti e antisessisti nelle lotte sociali della città di Roma, e che rifiuta i fascismi di ieri e di oggi, sotto qualsiasi forma essi di presentino. Molte persone già presenti in piazza si sono unite allo spezzone che dal Colosseo ha raggiunto Piazzale dei Partigiani, luogo dove si stava consumando l’ennesimo teatrino delle dichiarazioni di rito che politicanti di ogni schieramento usano ciclicamente per ripulirsi la coscienza indossando la casacca dell’antifascismo di facciata.
Gravissima la gestione della piazza da parte della dirigenza dell’ANPI romana che ha provato ad ignorare la difficile situazione, lasciando che la celere si schierasse in piazza per impedire ad una larga parte di manifestanti di raggiungere il palco. Con grande dignità, nonostante la rabbia per l’aggressione avvenuta poco prima al Colosseo, quella che ormai era diventata una gran parte della piazza ha deciso di non farsi mettere all’angolo ma di avanzare facendo sì continuare l’iniziativa ma pretendendo che dal palco si raccontasse la verità senza omissioni e minimizzazioni.
Mentre si discuteva di questo, in modo arrogante Pacifici è salito sul palco ha preso il microfono e ha iniziato a provocare. Quando finalmente è stato fatto scendere tra cori e fischi si è lanciato sotto i flash delle fotocamere a farsi immortalare da condottiero dietro un cordone di Guardia di Finanza che a quel punto si era schierata a dividere la piazza. Questa immagine ha sancito la fine di una giornata dove l’unica vera liberazione è stata quella di mettere a tacere i fascisti che sostengono la politica militarista dello stato israeliano e i vuoti discorsi di pura retorica che ANPI e PD hanno provato a portare avanti come se nulla fosse accaduto. In queste ore assistiamo alle narrazioni tossiche che cercano, come è solito, di ricondurre quanto accaduto oggi ad una contrapposizione tra gruppi opposti, dove la comunità sionista di Roma, con il sostegno del PD, cerca di giocare la parte della povera vittima. Leggiamo le dichiarazioni dell’ANPI Roma che si affretta a condannare le aggressioni verbali senza fare minimo cenno alle aggressioni fisiche che le hanno precedute, cosi come puzza di marcio la solidarietà cieca dei soliti sbirri del PD che si prostrano di fronte al sionismo di Pacifici. Non dimentichiamo gli orrori della Shoah, della necessità della sua memoria e della capacità di non costruire zone grigie in cui riprodurre quei processi mortiferi.
Cosi come conosciamo il significato della violenza: violenza è quel massacro che ogni giorno portano avanti in Palestina gli occupanti israeliani; violenza è quel clima repressivo che vige a Roma e in tutta Italia e che pone le Forze dell’Ordine, insieme alla magistratura, a difesa di una governance politica inetta e, nella crisi, palesemente schierata dalla parte di chi precarizza e saccheggia territori e beni comuni.
Ma conosciamo bene l’orrore della Nakba palestinese e della lotta per i diritti di chi abita nei territori e combatte tutti i giorni per rivendicare la propria esistenza. Noi rivendichiamo la possibilità di far vivere la memoria come ingranaggio collettivo del presente e non siamo disposti a farci trascinare in dibattiti in cui la Shoah viene utilizzata come una clava, che fa sicuramente gli interessi di qualche figura all’interno della comunità, ma non della sua interezza. Del resto da anni viviamo la giornata del 25 aprile e non abbiamo mai visto accadere una cosa del genere, figlia di equilibri politici molto attuali. Oggi dal palco si inneggiava all’unità, ma abbiamo capito fin troppo bene che il feticcio dell’unità serve alle larghe intese e il mantenimento dello stato di cose presenti.
Per questo, a maggior ragione nella giornata della liberazione dal nazifascismo, non ci troverete mai pacificati. Per noi la memoria, come il sapere, serve a prendere posizione, e la nostra è al fianco e nelle lotte che quotidianamente attraversiamo e animiamo. Renzi ringrazia i ribelli di ieri, ma di ribelli sono ancora piene le strade.
Antifascisti e Antifasciste di RomaSud
Pubblicato inGeneral|Commenti disabilitati su Quello che è successo il 25 aprile al Colosseo
Riceviamo dai Giovani Palestinesi e pubblichiamo:
In Italia dal 19 al 23 Maggio si svolgerà il Tour Europeo dei giovani arabi: Le rivoluzioni arabe e la palestina.
Il 4 maggio ci sarà una cena di finanziamento PRESSO IL CIRCOLO DEGLI ARTISTI in via Casilina
Vecchia, 42
Dalle ore 20:30
Menù: Hommos, Falafel, Maqlubeh (disponibile anche vegetariano),
Insalata di Yogurt, Insalata Mista, Dolcetti.
Prezzo: 20 Euro, per studenti 10 Euro
Per info e prenotazioni: pymitalia@gmail.com o Kami 3398601548
evento facebook:
https://www.facebook.com/events/244522955752980/?ref_dashboard_filter=upcoming
COS’E’IL TOUR:
Nel dicembre 2012 il movimento dei giovani palestinesi (PYM) ha indetto
la prima conferenza dei giovani arabi per la Liberazione e la Dignità.
Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti giovanili appartenenti
a partiti e movimenti di tutti gli indirizzi ideologici presenti nel
medio oriente e nord Africa, da Bahrein, Giordania, Siria, Libano,
Palestina, Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Yemen ma anche giovani
Palestinesi della Diaspora, da Svezia, Danimarca, Francia, Stati
Uniti.
E’ stata la prima vera regionale iniziativa volta a coordinare la
mobilitazione politica nel mondo arabo, con una partecipazione
completamente trasversale ed inclusiva, e che ha infatti riscosso un
largo successo in tutta l’area ed anche tra le comunità arabe in
Europa ed America.
La conferenza ha ribadito che la lotta della Palestina e la lotta del
mondo arabo nella sua interezza devono essere combattute in modo
congiunto, nella piena convinzione che la liberazione della Palestina e
la liberazione del mondo arabo dal neo-colonialismo e
dall’imperialismo (in qualsiasi forma essi si manifestino) sono
intrinsecamente legate tra loro e interdipendenti.
Le importanti riflessioni emerse nella conferenza verranno presentate
alle comunità palestinesi ed arabe in Europa e a tutti i movimenti di
solidarietà con un TOUR EUROPEO:tra il 19 e il 23 Maggio 3 giovani
attivisti arriveranno in Italia a parlare delle nuove prospettive nella
regione.
Le Tappe Italiane:
19 Maggio milano
20 Maggio padova
22 Maggio Roma
Informazioni più dettagliate sul tour verranno divulgate nei prossimi
giorni.
I 3 giovani rappresentano: PYM (Palestinian Youth Movement) da
Ramallah, Palestina; Movimento 6 Aprile dal Cairo, Egitto; Movimento
Jil Jadid (Nuova Generazione) da Tunisi, Tunisa.
E’ PER QUESTO CHE CHIEDIAMO A VOI TUTTI DI CONTRIBUIRE, NON SOLO CON
LA VOSTRA PARTECIPAZIONE ALL’INCONTRO, CHE SPERIAMO SARÀ
NUMEROSA, MA ANCHE CON UN SUPPORTO CONCRETO, PARTECIPANDO ALLA
CENA, PER POTER COPRIRE LE SPESE DEL TOUR EUROPEO E ITALIANO.
Vi ringraziamo sin da ora per la disponibilità e l’appoggio.
Un caro saluto
Pubblicato inGeneral|Commenti disabilitati su TOUR EUROPEO DELLA CONFERENZA DEI GIOVANI ARABI: LE RIVOLUZIONI ARABE E LA PALESTINA
Oggi 17 aprile a Roma diversi solidali hanno deciso di attraversare la giornata internazionale di solidarietà contro la prigionia politica.
Abbiamo deciso di toccare tre luoghi simbolici per richiamare l’attenzione sul tema.
Di fronte all’ambasciata spagnola è stata esposta una bandiera basca mentre venivano distribuiti dei volantini informativi. La reazione scomposta e innervosita da parte dei funzionari dell’ambasciata dimostra quanto la questione delle centinaia di prigionieri e prigioniere politiche basche sia una nervo scoperto che il governo di madrid non vuole affrontare.
Successivamente abbiamo fatto un passaggio alle scuderie del Quirinale dove è in corso la mostra internazionale su Frida Khalo. Qui abbiamo ricordato che esiste un altro messico ribelle che quotidianamente costruisce un mondo alternativo al neoliberismo; abbiamo richiamato l’attenzione su alcuni casi esemplari.
Come terzo e ultimo passaggio abbiamo deciso di sanzionare la El Al, compagnia di bandiera israeliana, ricordando che israele non è una meta di turismo alternativo ma uno stato occupante che imprigiona e occupa militarmente un intero popolo da più di sessanta anni.
Senza la loro libertà non saremo mai liberi e libere
Di seguito la trasmissione andata in onda su radiondarossa per il 17 aprile, con il contributo di Un Caso Basco a Roma, Free Palestine, La Pirata e Comitato Carlos Fonseca.
PERCHE’ IL 17 APRILE?
Il 17 aprile 1974 viene rilasciato Mahmoud Hijazi Baker, prigioniero politico palestinese, dopo uno scambio di prigionieri con Israele. Da quel giorno per tutto il movimento di liberazione palestinese questa data diventa un simbolo, un occasione ogni anno per rimettere in primo piano la questione della prigionia politica. Anni dopo anche il movimento basco riprende questa data per organizzare e coordinare mobilitazioni su questo tema fino ad arrivare ai giorni nostri quando a diverse latitudini si decide di tendere il famoso “filo rosso” che unisce chi lotta per la costruzione di un mondo più giusto e per questo subisce le conseguenze della repressione. Oggi quindi, il giorno del 17 aprile diventa una giornata che non vuole rappresentare una vuota celebrazione bensì un occasione per organizzare mobilitazioni e partecipare alla degna lotta di chi da dentro il carcere reclama a gran voce non solo la propria libertà ma quella di tutti e tutte.
Come Leonard Pertier che da 36 anni resiste nella carceri americane o Mumia Abu Jamal che nelle stesse carceri fra pochi giorni compirà 60 anni;
Come Alvaro Sebastian Ramirez che da 18 anni è rinchiuso nelle carceri messicane.
Come la resistenza quotidiana dei più di 5000 prigionieri/e politici palestinesi che al pari del loro popolo subiscono quotidianamente l’oppressione dell’occupazione israeliana.
Come le centinaia di prigioniere e prigionieri politici baschi e tutti/e coloro che, in esilio da decine di anni, non possono fare ritorno nella propria terra.
Come le compagne e i compagni reclusi nelle carceri italiane per aver partecipato alle lotte sociali di questi anni.
Quest’anno il 17 aprile cade nei giorni della protesta promossa dal coordinamento nazionale dei detenuti, ancora di più
quindi, vogliamo unire la nostra voce a quella di chi, da dentro, lotta per conquistare diritti e libertà.
A tutti e tutte loro va il nostro saluto e la nostra solidarietà.
Senza la vostra libertà non saremo mai liberi e libere!
Free Palestine Roma http://freepalestine.noblogs.org/
Un caso basco a Roma http://uncasobascoaroma.noblogs.org/
Comitato Carlos Fonseca http://comitatocarlosfonseca.noblogs.org/
LaPirata http://lapirata.indivia.net/
– Nodo solidale, Roma e Messico
– Nomads, Bologna, Berlino e Messico
– Collettivo Zapatista di Lugano
– Aderenti individuali
I PRIGIONIERI E LE PRIGIONIERE PALESTINESI
La popolazione palestinese resiste da più di 60 anni all’occupazione militare della propria terra, resistendo alle demolizioni delle case, al taglio degli ulivi e al sistematico furto d’acqua e delle risorse da parte di israele. Nella West Bank la libertà di movimento viene limitata da piu di 700 km di muro di separazione e centinaia di check point sparsi su tutto il territorio oltre che dall’incessante esproprio di terre e dalla costruzione delle colonie. Nei territori occupati nel 1948 più di un milione di persone vivono quotidianamente in uno stato di aprtheid mentre nella striscia di Gaza un milione e settecentomila persone subiscono da quasi dieci anni uno stato di assedio via cielo, via terra e via mare che ha trasformato quella lingua di terra nel più grosso carcere a cielo aperto che esista. La popolazione palestinese resiste quotidianamente al progetto coloniale sionista e per questo viene sistematicamente repressa e incarcerata. Più di 5000 uomini,donne e bambini palestinesi sono rinchiusi ad oggi nelle carceri israeliane. In oltre 60 anni di occupazione militare della Palestina più della metà della popolazione è stata arrestata almeno una volta nella vita, solo dal 1967 sono stati 750.000 i palestinesi detenuti dalle forze armate israeliane. Molti di loro hanno denunciato sequestri, violenze, minacce, torture, isolamento. Molti di loro sono reclusi per “detenzione amministrativa”, un procedimento che legittima la detenzione di una persona senza capi d’imputazione o prove a carico, detenzione che può essere rinnovata ogni 6 mesi senza limiti di tempo. Molti di loro sono persone anziane o malate, cui non viene permesso di ricevere visite o curarsi. Molti di loro sono ragazzi o bambini, condannati a decine di anni in carceri per adulti, secondo la legge, un anno di condanna per ogni pietra presumibilmente lanciata. Molti di loro sono morti, ma neanche così possono riacquistare la libertà. Israele è l’unico stato al mondo che mantiene la condizione detentiva anche in caso di decesso del prigioniero. Ennesimo infame sopruso nei confronti delle famiglie dei detenuti cui è impedito anche di poter seppellire e celebrare la morte dei propri cari. Nonostante tutto questo la popolazione palestinese continua a resistere a testa alta con dignità e anche se la lotta contro l’occupazione viene portata avanti quotidianamente, da quaranta anni il 17 aprile è diventata una giornata dove la solidarietà a tutti e tutte le prigioniere politiche viene rinnovata con forza.
Libertà per tutti i prigionieri e le prigioniere palestinesi
Libertà per la Palestina con Vik,al fianco di chi lotta,antifascist* e antisionist* sempre!
Noha Mohammed Hassan Qatamish, donna di 50 anni, residente nel campo profughi di Aida è stata soffocata oggi dopo aver inalato gas lacrimogeni lanciati dalle forze di occupazione israeliana all’interno della sua abitazione. E’ stata portata d’urgenza all’ospedale ma non è riuscita a salvarsi. E’ la prima martire dopo 30 giorni di scontri all’interno del campo profughi di AIDA.
Pubblicato inAida camp|Commenti disabilitati su Aida Camp: muore una donna per colpa dei gas
L’avvocata Myassar Atyani è da sempre in prima fila nella lotta per i progionieri politici rinchiusi nelle carceri israeliane. Soprattutto le prigioniere. In questo video realizzato ad aprile del 2013 Myassar fa un racconto delle donne che hanno partecipato alla lotta per la liberazione della palestina, il loro protagonismo in prima fila.
Pubblicato inVideo|Contrassegnatodonne, nablus, resistenza|Commenti disabilitati su Voci di donne dalla Palestina: Myassar da Nablus
Dalle 7 di questa mattina il Campo di Aida e’ diventato una zona militare, a tutti gli abitanti del campo e’ vietato uscire di casa o avvicinarsi alla zona del muro. E’ vietato a chi abita nelle vicinanze del muro di uscire dalle proprie case. E’ stata chiusa la scuola maschile di Aida, vietando l’accesso agli studenti. Questo ha scatenato la rabbia delle famiglie del campo e sono ripresi gli scontri violenti tra gli shabab e l’esercito occupante che ha occupato e preso possesso di alcune case. L’esercito ha iniziato a mirare sui ragazzi del campo ferendone 5 fino ad adesso, tra di loro due donne una delle due e’ stata colpita nella parte intima. Gli scontri si sono fatti piu’ violenti gli shabab hanno fatto uso delle bombe a mano artigianali che hanno ferito molti dei militari occupanti. Tutt’ora l’esercito continua a ricostruire la parte del muro abbattuta.
23 marzo ore 19
Da una casa il lancio di sassi ferisce un soldato israeliano. Arrestati anche 7 persone della famiglia Abu Aker, la cui casa era stata occupata dall’esercito israeliano come avamposto.
Qui una corrispondenza di un compagno del Campo di Aida
Anche oggi stanno proseguendo violentissimi gli scontri al campo profughi di Aida (Betlemme) contro l’esercito israeliano.
Il dispiegamento delle forze israeliane è enorme, vi sono infatti circa un centinaio di soldati che hanno occupato il campo nel tentativo di riparare il buco creato dagli shabab di Aida nel muro dell’apartheid; il buco era stato chiuso ieri dalle forze sioniste ma gli attivisti sono riusciti a riaprirlo nottetempo. Ci segnalano anche la presenza di tre cecchini situati sul tetto di tre case del campo.
Nella giornata di oggi sono state occupate due case, ne è stata incendiata una e sono stati feriti dieci ragazzi.
I soldati attraverso gli altoparlanti si rivolgono in arabo, ebraico ed inglese agli abitanti del campo con insulti pesantissimi e non mostrano alcun tipo di rispetto o di riguardo nemmeno per le donne, gli anziani o i bambini.
Dopo 24 ore quasi ininterrotte di scontri, gli shabab cominciano a rispondere all’esercito sionista con armi artigianali.
Pubblicato inAida camp|Commenti disabilitati su Aggiornamenti da Aida Camp
Ascoltiamo un compagno di Aida Camp che ci racconta le pesanti giornate di repressione.
Le forze di occupazione israeliane venerdì sera hanno preso d’assalto il campo profughi di Aida, Betlemme, lanciando una grandissima quantità di gas lacrimogeni in direzione delle case del campo. Sei persone, incluso un neonato di una settimana, sono rimaste intossicate dal gas ed una fotografa italiana è strata ferita all’occhio da un proiettile di gomma. Una delle case del campo ha preso fuoco a seguito del lancio di lacrimogeni. Testimoni ed abitanti hanno raccontato a Palestine News Network che le forze israeliane hanno assaltato il campo verso sera ed hanno iniziato a sparare proiettili di gomma e gas lacrimogeni ovunque, il che ha portato all’incendio della casa di Ayed Abu Aker. Un proiettile di gomma ha ferito una fotografa italiana che lavora come freelance. La fotografa è stata trasferita all’ospedale di Beit Jala dove è stato deciso di fissare un intervento per domani mattina, in accordanza con le fonti mediche. Muhammad Lufti, un abitante del campo, ha raccontato che un grande numero di jeep militari israeliane è entrato nel campo attraverso l’entrata principale, fermandosi vicino alla scuola dell’UNRWA. Una volta lì, hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni deliberatamente sulle case della gente, ferendo Bisan Murad Malash, una bambina di 7 anni, minacciando la sua stessa vita. Mosea al Shaer, membro del Sindacato dei Giornalisti Palestinesi, ha denunciato il ferimento della fotografa italiana. Egli ha raccontato a Palestine News Network che mirare alla fotografa italiana e colpirla specificatamente nell’occhio è parte della politica israeliana di intimidazione nei confronti dei giornalisti, tentando di impedirgli di filmare e documentare ciò che succede in Palestina. Ha inoltre sottolineato la necessità per la Federazione Internazionale dei Giornalisti di fare pressione su Israele per fermare questi attacchi diretti ai fotografi ed ai reporter.
Giovedì notte attivisti palestinesi avevano creato un buco nel muro di segregazione israeliano vicino al campo profughi di Aida della città di Betlemme. è la seconda volta che questo accade ad Aida, come un anno fa quando un altro gruppo di attivisti fece un buco nel muro e diedero fuoco ad una torretta di controllo israeliana vicino al campo. Le forze israeliane avevano assaltato il campo ed arrestato un numero di palestinesi in seguito a queste azioni. Oggi l’esercito israeliano ha obbligato Aida camp al coprifuoco per poter ricostruire il muro ma i giovani non rientrano a casa ma continuano gli scontri che ormai vanno avanti da ore.