La Palestina e l’acqua

Durante il corteo per l’acqua pubblica e che rimanga un bene comune, diversi striscioni sono apparsi per ricordare che uno dei motivi dell’occupazione delle terre di Palestina da parte dell’esercito israeliano è proprio quella di accaparrarsi tutta l’acqua. E’ proprio di oggi la denuncia di grandi organizzazioni umanitarie ma anche di
molti altri operatori del settore radicati soprattutto in quelle zone: immaginate ville
aggrappate a una dolce collina, immerse in verdi giardini curati con
moderni sistemi di irrigazione, dotate di piscine e collegate tra loro
da una rete stradale ricca di fontanelle; poi, abbassate lo sguardo,
troverete un villaggio palestinese con serbatoi in plastica di
colore nero sui tetti in cui viene immagazzinata l’acqua che di tanto in
tanto arriva da Israele. Il paradosso è che i palestinesi sono costretti a comprare dagli
israeliani la loro stessa acqua: non hanno infatti diritto al bacino
della valle del Giordano, non possono scavare pozzi, a volte gli stessi
serbatoi sui tetti delle loro case vengono presi di mira per gioco dai
coloni con colpi d’arma da fuoco. Un palestinese
dispone in media di 70 litri d’acqua al giorno, un israeliano ne ha
circa 300 grazie alle forniture che arrivano proprio dalla Cisgiordania.
In alcune aree rurali i palestinesi sopravvivono con solamente 20 litri
al giorno, la quantità minima raccomandata per uso domestico in
situazioni di emergenza. Da 180.000 a 200.000 palestinesi che vivono in
comunità rurali non hanno accesso all’acqua corrente e l’esercito
israeliano spesso impedisce loro anche di raccogliere quella piovana. I
450.000 coloni israeliani, che vivono in Cisgiordania in violazione del
diritto internazionale, utilizzano la stessa, se non una maggiore
quantità d’acqua, rispetto a 2.300.000 palestinesi.
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Leggi lo studio condotto dal Palestine Hidrology Group (PHG)

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Gerusalemme è la mia capitale

Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, continua a scherzare col fuoco: il leader del Likud ha ripetuto oggi durante una riunione di partito che i “progetti di costruzione di alloggi per ebrei a Gerusalemme andranno avanti anche per il futuro, sottolineando che questa è la politica di tutti i governi israeliani da 42 anni”. Intanto almeno sette giovani palestinesi sono rimasti feriti oggi nel corso di scontri con militari israeliani in Cisgiordania, all’altezza del posto di controllo di Atara, alle porte di Ramallah. Tre studenti sarebbero stati feriti da colpi d’arma da fuoco e quattro, fra cui una ragazza, colpiti da proiettili di gomma. A Beit Hanoun, nella striscia di Gaza, centinaia di feriti e bambini palestinesi hanno manifestato assieme agli operatori internazionali contro la chiusura ermetica delle frontiere perpetrata da Tel Aviv. Ad aprire il corteo lo slogan Mille giorni di embargo… stop all’embargo e libertà per Gaza. Tornando a Gerusalemme, fra stasera e domani la città sarà blindata per una nuova iniziativa degli ultraortodossi. Il servizio con Mohammed Hanoun, giornalista di infopal.it [Scarica il contributo audio di Radiondadurto, durata: 17 min.]

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Bil’in e Ni’ilin zone militari chiuse

L’esercito ha dichiarato i villaggi della West Bank di Bil’in e Ni’ilin  ‘zona militare chiusa’ fino al 17 agosto, cio’ è emerso lunedi. Con l’arresto di un dimostrante venerdì, la polizia ha tirato fuori un editto militare chiudendo le due frazioni, dove hanno luogo  le proteste settimanali spesso con risvolti violenti, contro il muro eretto da Israele in Cisgiordania. I residenti di Bil’in hanno detto ad “Haaretz” che nella serata di venerdì sera decine di soldati, alcuni dei quali mascherati, hanno distribuito in tutto il villaggio le comunicazioni del decreto, firmato il 17 febbraio dal capo del Comando centrale dell’esercito, Gen. Avi Mizrahi.  La sentenza, che resterà in vigore sei mesi, sarà applicata tra il muro della separazione e le aree edificate a Bil’in. In Ni’ilin, le restrizioni a quanto pare copriranno l’intero villaggio, comprese le zone residenziali. Continua a leggere

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Boicotta Carmel Agrexco

Il 6 marzo del 2010 Stopagrexcoroma, insieme ai rappresentati di  altre associazioni romane (Comunità di S. Paolo, Free Palestine Roma, collettivo di Primavalle), ha compiuto la sua prima azione di boicottaggio nei confronti dei prodotti CarmelAgrexco, provenienti dai Territori Palestinesi Occupati.

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Sognando Palestina al csoa La strada

Martedi 16 marzo – Un monumeto per Rachel Corrie a largo Sette Chiese, uccisa dai bulldozer israeliani nel 2003, muisca e danze palestinesi. A seguire film al csoa La Strada Bil’in in my love di S. Pollack e The iron wall di M. Alatar. Mercoledi 17 marzo proeizione di The killing zone di S. Jordan e Gaza the strip di M. Khalaf. Giovedi 19 marzo video in ricordo di Rachel Corrie, alle 20 Incontro-dibattito tra le realtà che cooperano in Palestina. Tutti i giorni la performace LastradaPalestina portate il passaporto immagini e suoni dalla West Banke da Gaza. 19.20 marzo tributo a Rino Gaetano a sostegno dei progetti in Palestina. 

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Solidarietà al villaggio di Al Ma’sara

A Mahmoud, a tutto il villaggio di Al Ma’sara.

L’indignazione per il pestaggio di Mahmoud ci muove a ribadire ancora una volta che lo stato d’Israele è assassino ed invasore. E’ l’ennessima prova della repressione che le forze d’occupazione attuano quotidianamente nei villaggi, nelle città e nei campi profughi palestinesi e che colpisce in particolar modo coloro che con maggior determinazione si oppongono al regime razzista e sionista. Mahmoud e’ un compagno ben conosciuto in quei villaggi che si coordinano nella lotta popolare contro il Muro dell’Apartheid e l’espansione delle colonie (maggiori informazioni su
www.popularstruggle.org ). A lui, alla sua famiglia, ai suoi compagni ed alle sue compagne mandiamo tutta la nostra solidarietà ed un forte abbraccio. Continueremo ad intrecciare i nostri percorsi di liberazione, dal basso contro l’occupazione e contro il capitalismo. Continua a leggere in inglese Continua a leggere

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Sheikh Jarrah: Palestinians Avatar

 GERUSALEMME, 6 MARMillecinquecento attivisti di
sinistra, ebrei ed arabi, sono convenuti stasera nel rione di
Sheikh Jarrah di Gerusalemme est per protestare contro il
recente insediamento di alcune famiglie ebraiche.
Autorizzata dalla Corte Suprema di Gerusalemme, la
manifestazione di protesta si è svolta
seguita da vicino da un imponente servizio di ordine della
polizia, mentre alcune centinaia di zeloti ebrei scandivano a
loro volta slogan nazionalistici.
Intanto scontri fra reparti della polizia israeliana e
dimostranti palestinesi sono stati segnalati invece, sempre a
Gerusalemme est, nel vicino rione di Issawieh e nel campo
profughi di Shuafat. Non si segnalano vittime.
Ieri incidenti fra reparti della polizia israeliana e
manifestanti islamici si sono verificati nella Spianata delle Moschee di
Gerusalemme. Decine di fedeli islamici e di agenti palestinesi
sono rimasti contusi, o intossicati dai gas lacrimogeni.

16 FEBBRAIO – La dimostrazione settimanale a Sheikh Jarrah ha avuto una partecipazione di più di 200 dimostranti, inclusi tutti e tre i deputati del Meretz che si sono uniti alla lotta conto l’”ebraicizzazione” di Gerusalemme est. Tra i partecipanti anche due Na’vi, rifugiati del pianeta Pandora del film Avatar che sono sopravvissuti alla precedente manifestazione a Bil’in e si sono uniti alla protesta contro il brutale trattamento di Eywa, madre natura, e della popolazione Na’vi-palestinese di Gerusalemme. La dimostrazione è durata per circa un’ora e mezza, con canti al ritmo delle percussioni samba. A un certo punto decine di dimostranti si sono dirette verso una delle case occupate del quartiere che al contrario delle altre non era sorvegliata dalla polizia. La manifestazione ha poi proseguito verso due luoghi separati dove si è sciolta pacificamente.

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Quella bandiera palestinese sul colosseo

I movimenti di lotta per il diritto alla casa che si sono arrampicati sabato sul Colosseo hanno portato con sè anche una bandiera palestinese ben visibile per decine di migliaia di persone, turisti o meno. E’ la conferma che chi lotta per i diritti sociali e la dignità in Italia non può che sentirsi vicino alla lotta del popolo palestinese per la vita, la terra, la libertà.

 

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Cinque anni di lotta a Bil’in: un migliaio di dimostranti smantellano il muro

Una settimana dopo l’inizio dei lavori per modificare il tracciato del Muro a Bil’in, più di un migliaio di manifestanti hanno celebrato il quinto anno di lotta smantellandone una parte e occupando un avanposto dell’esercito. Tra i manifestanti c’erano il primo ministro palestinese Salam Fayyad, Nabil Sha’th, Mustafa Barghouthi e il sindaco di Ginevra.

Una settimana dopo la vittoria che ha costretto Israele cominciare i lavori per la modifica del tracciato del Muro, nel contesto di un’ondata repressiva senza precedenti contro la lotta popolare, più di mille manifestanti hanno preso parte, nella ricorrenza del quinto anno dall’inizio della lotta contro la costruzione del Muro, ad una dimostrazione nel villaggio di Bil’in nei territori occupati della West Bank. Il momento culminante della manifestazione è stato quando una dozzina di manifestanti hanno smantellato circa 40 metri del muro e sono entrati nelle terre di proprietà del villaggio. I manifestanti sono anche riusciti ad occupare brevemente l’avanposto militare adiacente. Continua a leggere

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19 febbraio a Bil’in

Il 19 febbraio si svolgerà una grande manifestazione contro il muro al villaggio Bil’in. L’invito è ovviamente per chi può di partecipare. Maggiori info su Facebook.

 

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