“L’Israele che non t’aspetti” non conquista Milano

Tratto da Nena News – Scritto da Stephanie Westbrook
Per 10 giorni in Italia, la kermesse Unexpected Israel, volta a presentare “l’altra faccia” del paese. In realtà a porte chiuse si firmavano accordi per rafforzare le relazioni commerciali con l’industria privata e le istituzioni pubbliche italiane.

Per 10 giorni nel mese di giugno, Milano ha ospitato un’iniziativa promozionale volta a presentare, come ha detto l’ambasciatore israeliano in Italia Gideon Meir, “l’altra faccia di Israele”. L’evento, “Unexpected Israele” è stato patrocinato dai governi italiano e israeliano, insieme alle amministrazioni locali di comune e provincia di Milano.
Quando la manifestazione è stata annunciata nel dicembre 2010, con un costo stimato di € 2.500.000, includeva un padiglione di plexiglass di 900 metri quadrati – illuminato notte e giorno – in Piazza Duomo per far conoscere le meraviglie tecnologiche e culturali di Israele. Alla fine, sulla piazza principale di Milano non c’era altro che una piccola installazione multimediale: 15 totem parlanti che sproloquiavano i classici della hasbara (propaganda) israeliana per i pochi visitatori che osavano entrare nell’area transennata e sorvegliata dalla polizia.

Il totem dedicato all’agricoltura si vantava: “Per migliaia di anni, questo angolo del Medio Oriente è stato una terra aspra e arida, per lo più deserta. Eppure in solo 60 anni, Israele ha trasformato il deserto in un miracolo agricolo,” rafforzando l’idea che non esisteva l’agricoltura – e quindi nessun popolo – in quella terra prima della creazione dello Stato di Israele.

Anche il totem sull’acqua parlava della trasformazione “del suolo arido in un fertile paradiso”. Erano omessi dettagli fondamentali, che questa trasformazione era stata possibile solo attraverso il furto d’acqua ai palestinesi e che l’accesso dei palestinesi alle proprie riserve idriche è fortemente limitato. Nella Valle del Giordano, area ricca d’acqua che dovrebbe essere un ‘fertile paradiso’ per i palestinesi, il 94 per cento del territorio è occupato: 44 per cento in zone militari chiuse e il 50 per cento per 37 insediamenti e immense piantagioni israeliane.

I totem sulla Terra Santa e il turismo si sono tranquillamente avventurati al di là dei confini internazionalmente riconosciuti di Israele per includere Betlemme, Gerico e Qumran, senza mai menzionare che questi siti si trovano nella Cisgiordania occupata.

Tel Aviv è stato presentato come una città multiculturale di divertimento non-stop, con un scena gay “vibrante e di classe”, una città “che ti ama così come sei”. Videoclip di spettacoli a Tel Aviv di star internazionali come Madonna e Paul McCartney sono stati utilizzati per presentare Israele come un normale paese stile occidentale, screditando la giustificazione comune degli artisti che scelgono di ignorare l’appello palestinese al boicottaggio culturale di Israele, dicendo che vogliono solo suonare e non si occupano della politica.
Unexpected Israel è stata pubblicizzata come la prima manifestazione israeliana del suo genere organizzata all’estero. Sarebbe difficile immaginare qualsiasi altro paese sentire il bisogno di mostrare pubblicamente questo tipo di video promozionali e auto-celebrativi.

Mentre gli attivisti si organizzavano per contestare ciò che definivano ‘l’occupazione israeliana di Milano,’ rifiutandosi di permettere che la città venisse utilizzata come sfondo per una palese iniziativa di propaganda volta a nascondere le violazioni israeliane dei diritti umani, l’evento principale di Unexpected Israele – che puntava a rafforzare i rapporti economici tra Israele e Italia – è stato trasferito dietro porte chiuse. Ambasciatore Meir, ad una domanda sulle proteste, ha risposto: “L’importante è il business che unisce Italia e Israele”.

Rappresentanti di circa 50 aziende israeliane, insieme con 150 imprenditori italiani, hanno partecipato al Italian-Israeli Business Forum presso la Borsa di Milano, insieme al Ministro dell’Industria israeliano, il sottosegretario italiano per lo Sviluppo economico e i presidenti della regione e della provincia. Oltre 400 incontri bilaterali sono stati organizzati nel pomeriggio, divisi in quattro settori: gestione dell’acqua, sicurezza, tecnologie sanitarie e nuovi media.

Uno sguardo ad alcune delle società israeliane che vi hanno partecipato rivela legami diretti con l’occupazione e violazioni del diritto internazionale. Nel settore dell’acqua, Triple-T Ltd fornisce servizi agli insediamenti israeliani costruiti illegalmente nella Cisgiordania occupata, mentre A.R.I. Flow ha la propria sede nel Golan occupato.

Secondo il sito WhoProfits della Coalizione di Donne per la Pace in Israele, i sistemi di sicurezza della Magar S3 sono utilizzati lungo 150km del muro israeliano e in otto insediamenti illegali. La J. Gordon Consulting Engineers ha progettato i sistemi di sicurezza del carcere di Nafha, dove degli 848 prigionieri, 800 sono prigionieri politici palestinesi. Athena GS3 è stata fondata da Shabtai Shavit, ex capo del Mossad, e il suo team è composto da ‘esperti di sicurezza delle forze speciali israeliane’, come commandos e Navy Seals. Sono le stesse unità responsabili per l’attacco alla Gaza Freedom Flotilla nel maggio del anno scorso, durante il quale furono uccisi nove attivisti. Attualmente si stanno addestrando per intercettare la Freedom Flotilla II.

Mentre Unexpected Israel prendeva il via a Milano, un vertice intergovernativo israeliano-italiano si stava svolgendo a Roma. I primi ministri Silvio Berlusconi e Benjamin Netanyahu, insieme a 8 ministri dei due paesi, hanno firmato nove accordi bilaterali. Nella dichiarazione congiunta, il governo Italiano ha anche riaffermato “la sua ferma  posizione contro ogni manifestazione di delegittimazione e boicottaggio contro Israele”.

Tra gli accordi bilaterali, i ministeri degli esteri si sono impegnati a valutare programmi di scambio per giovani diplomatici, giornalisti e personaggi pubblici, così come di intensificare i programmi di scambio di giovani ‘con lo scopo di creare amicizie tra le giovani generazioni in entrambi i Paesi’.

I Ministri della Pubblica Istruzione hanno convenuto su un programma per l’insegnamento dell’Olocausto, che prevede corsi di formazione per insegnanti italiani allo Yad Vashem, il centro sull’Olocausto a Gerusalemme. Nessun piano simile per insegnare la storia italiana a studenti israeliani è stata annunciata e dettagli sui finanziamenti per il programma non sono ancora stati resi pubblici. In un recente rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sulla spesa pubblica, l’Italia era penultima, davanti solo alla Grecia, per la spesa per l’istruzione dei 31 paesi membri dell’OCSE.

Durante la conferenza stampa congiunta con Netanyahu, Berlusconi ha affermato, “Siamo stati e saremo sempre al vostro fianco, perché Israele è l’unica vera democrazia di tutta la regione”. Netanyahu, affermando che per Israele non “esiste amico migliore”, ha anche osservato che gli accordi bilaterali non erano “meremente accordi tecnici, sono un legame, un legame crescente in tempi moderni, all’inizio del 21° secolo, tra il popolo italiano e quello di Israele”.

Mentre Israele cercava di salvare la propria immagine e creare ‘legami’ con l’industria privata e le istituzioni pubbliche italiane, attivisti sono scesi nelle strade e nelle piazze di Milano per dare visibilità a ciò che Unexpected Israele ha cercato disperatamente di nascondere. Piero Maestri del comitato ‘No alla occupazione israeliana di Milano’ ha chiesto: “Avreste accettato un evento ‘Sudafrica che non ti aspetti’ mentre Mandela era ancora in carcere?”

Venerdì 11 giugno, poco prima dell’inaugurazione degli eventi ufficiali, attivisti vestiti di bianco, dietro uno striscione con la scritta ‘ 322bambini uccisi, Israele che non ti aspetti’, hanno marciato a Piazza Duomo dove hanno letto i nomi di ogni bambino ucciso a Gaza durante l’operazione Piombo Fuso.

Una presenza è stata mantenuta all’ingresso dell’installazione multimediale in Piazza Duomo, dove sono stati distribuite cartoline con una versione alternativa di Unexpected Israel, comprese immagini della Nakba (in arabo, catastrofe, l’ondata di pulizia etnica che ha portato alla fondazione di Israele nel 1948), t-shirt razziste indossate dai soldati israeliani, la distruzione a Gaza e graffiti a Hebron con la scritta ‘Arabi alle camere a gas’. I manifesti per la contro-kermesse, dove si intravedeva il Duomo dietro il muro di Israele, si trovavano sui muri del centro.

L’Ambasciatore Meir ha subito capito che non poteva camminare per le strade di Milano senza essere contestato. Un’attivista che si trovava a fianco dell’ambasciatore mentre camminava in una zona pedonale con la scorta, è riuscita a mischiarsi tra i poliziotti per sottoporre a Meir le foto delle case demolite a Silwan, Gerusalemme est occupata. Un’altra attivista ha aperto uno striscione con la scritta ‘Stop Agrexco: Boicotta i frutti dell’Apartheid israeliana’ dietro Meir mentre parlava alle telecamere.

Venerdì 17 giugno, un ‘unexpected gift’ è stato consegnato alla sede italiana dell’Agrexco, esportatore israeliano di prodotti agricoli. Attivisti della campagna Stop Agrexco hanno consegnato cesti di frutta marcia, simboleggiando i prodotti agricoli palestinesi che marciscono ai posti di blocco israeliani in Cisgiordania.

Sabato 18 giugno, migliaia di persone hanno riempito le strade di Milano, arrivando da Roma, Firenze, Bologna e Torino, per un corteo nazionale seguito da un concerto del gruppo rap di Gaza, Darg Team.

Infine, il 22 giugno, con la conclusione di Unexpected Israel alle porte, la Stefano Chiarini, la barca italiana che ha preso parte alla Freedom Flottila II (rimasta in Grecia per volere del divieto a salpare delle autorità greche, ndR), è arrivata sulla piazza. Sotto forma di barca giocattolo della lunghezza di tre metri fatta di giornali – adatto per una barca che porta il nome del giornalista italiano scomparso – la barca ha ‘navigato’ intorno ai totem parlanti, e il megafono dei manifestanti ha soffocato la propaganda.

Mentre l’evento di 10 giorni è riuscito ad assicurarsi il sostegno del governo Berlusconi e delle imprese italiane disposte a fare affari con uno stato di apartheid, ha fatto poco per conquistare la gente di Milano. Ancora una volta – in contrasto con la codardia dei governi e delle istituzioni – è stato un movimento dal basso a mobilitarsi per inchiodare Israele alle sue responsabilità per le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.

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