Occupate sedi AGI-ADNKRONOS – Roma con la Palestina

Di seguito il comunicato diffuso dai/dalle solidali questa mattina e i lanci delle Agenzie Stampa..

VERSO IL CORTEO DI DOMANI 24 LUGLIO ORE 18 PIAZZA VITTORIO

IMG-20140723-WA0003“Today, my body was a TV’d massacre that had to fit into sound-bites and word limits filled enough with statistics to counter measured response”.
da una poesia di Rafeef Ziadah

Roma, 23 luglio 2014

Un massacro, sì.
Questo è sotto gli occhi di tutti, specialmente di chi lo vuol vedere.

Non bastano foto di corpi dilaniati, giovani o meno che siano, o edifici distrutti a raccontare l’ennesimo violento attacco di Israele alla Striscia di Gaza. Non basta romanzare o indurre a compassione intorno una manciata d’immagini strazianti, con il calcolo gelido che quella foto “venda” o che faccia il giro del mondo, regalando qualche migliaio di click al sito web di riferimento.

Non basta a chi dentro a quest’attacco muore o resiste, non basta a chi dietro quest’attacco riconosce 66 anni di violenza coloniale, per mano militare. La Striscia di Gaza, pezzo di terra palestinese che tutti i media acconsentono a tener separato dalla Palestina quasi fosse un’isola, è stata occupata dai coloni e dall’esercito israeliano fino al 2005 e successivamente messa sotto assedio militare in tutte le frontiere: terra, mare e cielo.

“Protective edge” è solo l’ultima accelerazione della pulizia etnica della Palestina perché il progetto sionista vuole: conquistare tutte le terre palestinesi, espellere, uccidere o costringere alla schiavitù la popolazione palestinese, e saccheggiare tutte le risorse, tra cui gas, acqua e terre coltivabili.

66 anni di colonialismo brutale sono 24161 giorni di colonialismo brutale.

Massacri, prigionia, deportazioni, segregazione, campi profughi e diaspora in 66 lunghi anni che non potete ridurre a una guerra tra Hamas e lo stato israeliano. Giornali e televisioni, seppur con sgomento davanti l’ennesima carneficina, stanno accettando la solita tesi difensiva di Israele.

IMG-20140723-WA0012Ogni giorno l’informazione rende totalmente invisibile il colonialismo sionista e tutta la popolazione palestinese che, quando uccisa dai bombardamenti incessanti, viene considerata un “danno collaterale nella guerra contro il terrorismo di Hamas”.
Data la vostra passiva accettazione, veniamo a dirvelo in faccia: non restiamo immobili a contare i morti, domani 24 luglio, alle 18 da Piazza Vittorio, saremo in corteo per le vie di Roma, al fianco di chi resiste in Palestina contro il colonialismo di Israele.

Antifascisti e Antifasciste di Roma

Di seguito i lanci delle Agenzie Stampa

MO: MANIFESTAZIONE A ROMA DI «ANTIFASCISTI E ANTIFASCISTE» = Roma, 23 lug. (Adnkronos) – «Un massacro sotto gli occhi di tutti, specialmente di chi lo vuol vedere»: così la rete che fa riferimento alla sigla «Antifascisti e antifasciste di Roma» definisce le azioni militari di Israele a Gaza e invita alla mobilitazione di solidarietà con i palestinesi. Il gruppo si è presentato alla sede Adnkronos di Roma per annunciare la manifestazione di domani che partirà in corteo alle 18 da Piazza Vittorio «al fianco di chi resiste in Palestina contro il colonialismo di Israele». «Sessantasei anni di colonialismo brutale – ricordano in un comunicato – sono 24.161 giorni di colonialismo brutale. Massacri, prigionia, deportazioni, segregazione, campi profughi e diaspora in 66 lunghi anni che non si può ridurre a una guerra tra Hamas e lo stato israeliano. Giornali e televisioni, seppure con sgomento davanti all’ennesima carneficina, stanno accettando la solita tesi difensiva di Israele. Ogni giorno l’informazione rende totalmente invisibile il colonialismo sionista e tutta la popolazione palestinese che, quando uccisa tra i bombardamenti incessanti, viene considerata un ‘danno collaterale nella guerra contro il terrorismo di Hamas’». Per il gruppo romano si tratta di «Un massacro, sì. Questo è sotto gli occhi di tutti, specialmente – sottolineano – di chi lo vuol vedere. Non bastano foto di corpi dilaniati, giovani o meno che siano, o edifici distrutti a raccontare l’ennesimo violento attacco di Israele alla Striscia di Gaza. Non basta romanzare o indurre a compassione intorno una manciata d’immagini strazianti, con il calcolo gelido che quella foto ‘vendà o che faccia il giro del mondo, regalando qualche migliaio di clic al sito web di riferimento. (segue) (Red/Col/Adnkronos) 23-LUG-14 13:11 NNN

MO: MANIFESTAZIONE A ROMA DI «ANTIFASCISTI E ANTIFASCISTE» (2) = (Adnkronos) – La Striscia di Gaza, pezzo di terra palestinese che tutti i media acconsentono a tener separato dalla Palestina quasi fosse un’isola, è stata occupata dai coloni e dall’esercito israeliano fino al 2005 e successivamente messa sotto assedio militare in tutte le frontiere: terra, mare e cielo. ‘Protective edgè è solo l’ultima accelerazione della polizia etnica della Palestina perchè il progetto sionista vuole: conquistare tutte le terre palestinesi, espellere, uccidere o costringere alla schiavitù la popolazione palestinese, e saccheggiare tutte le risorse, tra cui gas, acqua e terre coltivabili«. Il comunicato si apre con la citazione di una poesia di Rafaeef Ziadah: »Today, my body was a Tv’d massacre that had to fit into sound-bites and word limits filled enough with statistics to counter measured response«. (Red/Col/Adnkronos) 23-LUG-14 13:13 NNN

(AGI) – Roma, 23 lug. – “Non restiamo immobili a contare i morti” a Gaza. Dietro questa determinazione che una delegazione del gruppo ‘Antifasciste e antifascisti per la Palestina’ di Roma si sono presentati alla sede dell’Agi per annunciare la manifestazione di domani che partira’ in corteo alle 18 da Piazza Vittorio “al fianco di chi resiste in Palestina contro il colonialismo di Israele”. “Sessantasei anni di colonialismo brutale – ricordano in un comunicato – sono 24.161 giorni di colonialismo brutale.
Massacri, prigionia, deportazioni, segregazione, campi profughi e diaspora in 66 lunghi anni che non si puo’ ridurre a una guerra tra Hamas e lo stato israeliano. Giornali e televisioni, seppure con sgomento davanti all’ennesima carneficina, stanno accettando la solita tesi difensiva di Israele. Ogni giorno l’informazione rende totalmente invisibile il colonialismo sionista e tutta la popolazione palestinese che, quando uccisa tra i bombardamenti incessanti, viene considerata un ‘danno collaterale nella guerra contro il terrorismo di Hamas'”.
Per il gruppo filopalestinese romano si tratta di “Un massacro, si’. Questo e’ sotto gli occhi di tutti, specialmente – sottolineano – di chi lo vuol vedere. Non bastano foto di corpi dilaniati, giovani o meno che siano, o edifici distrutti a raccontare l’ennesimo violento attacco di Israele alla Striscia di Gaza. Non basta romanzare o indurre a compassione intorno una manciata d’immagini strazianti, con il calcolo gelido che quella foto ‘venda’ o che faccia il giro del mondo, regalando qualche migliaio di clic al sito web di riferimento.
La Striscia di Gaza, pezzo di terra palestinese che tutti i media acconsentono a tener separato dalla Palestina quasi fosse un’isola, e’ stata occupata dai coloni e dall’esercito israeliano fino al 2005 e successivamente messa sotto assedio militare in tutte le frontiere: terra, mare e cielo.
‘Protective edge’ e’ solo l’ultima accelerazione della polizia etnica della Palestina perche’ il progetto sionista vuole: conquistare tutte le terre palestinesi, espellere, uccidere o costringere alla schiavitu’ la popolazione palestinese, e saccheggiare tutte le risorse, tra cui gas, acqua e terre coltivabili”. Nel comunicato si cita anche una poesia di Rafaeef Ziadah: “Today, my body was a Tv’d massacre that had to fit into sound-bites and word limits filled enough with statistics to counter measured response”. (AGI) .

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24.07 CORTEO PER LA PALESTINA A ROMA

Roma – Giovedì 24 luglio
Corteo cittadino al fianco della resistenza palestinese ore 18 piazza Vittorio 

BOICOTISRAELE(1)Da Roma innumerevoli viaggi hanno portato centinaia di persone a conoscere realmente la Palestina con la dignità e la tenacia di chi vive in quelle terre.
Carovane che hanno utilizzato lo sport per condividere e comunicare con i ragazzi e le ragazze di Gaza e Cisgiordania, Summer Camp per conoscere la vita nei campi profughi, lavoro al fianco dei contadini attaccati dall’esercito e dai coloni israeliani, manifestazioni e azioni nei villaggi in lotta contro il muro dell’Apartheid… intensi, difficili, profondi incontri che carovane, gruppi e singoli hanno vissuto con il cuore in gola, come il breve, ma dall’effetto infinito, abbraccio con la popolazione gazawi subito dopo l’uccisione di Vittorio Arrigoni.

MACHETTEAbbiamo visto l’oppressione e la violenza del colonialismo, abbiamo imparato il coraggio della quotidiana resistenza e con il sangue agli occhi sappiamo da che parte stare.

L’operazione “Protective Edge” è solo l’ultima accelerazione della pulizia etnica in Palestina, con l’utilizzo pretestuoso della morte di 3 coloni, mai rivendicata da alcun gruppo della resistenza palestinese. Un crudele massacro che raccoglie 66 anni di violenza militare, esercitata quotidianamente con le caratteristiche delle guerre a bassa intensità per non scomodare troppo l’indignazione della “comunità internazionale”.

Per capire qual è uno degli obiettivi dell’attacco israeliano a Gaza basta guardare alle acque territoriali palestinesi, dove un grosso giacimento di gas naturale, stimato in 30 miliardi di metri cubi del valore di miliardi di dollari, è il bottino che Israele vuole conquistare.

Per capire quale è il progetto di Israele sulla Cisgiordania invece basta guardare all’Expo 2015 di Milano e a quello che sarà il padiglione israeliano dal tema “I Campi di domani”. Qui Israele celebrerà i suoi “miracoli” in campo agricolo sulla terra sottratta alla popolazione palestinese, riscrivendo la storia e normalizzndo l’occupazione militare.

Il colonialismo e la pulizia etnica non sono mostri sconfitti nel secolo passato, e dal sionismo arriva un esempio al mondo intero: controllo ultra tecnologico, muri, filo spinato, bantustan, schiavi, segregazione, deportazioni e, come se non bastasse, l’importazione di coloni provenienti da tutto il mondo sui territori occupati militarmente per espandersi e saccheggiare le risorse.

“Israele è come un faro per le democrazie europee” e qui, dall’altra parte del cimitero Mediterraneo, gli Stati europei utilizzano gli stessi meccanismi di sfruttamento ed esclusione, importando selettivamente forza lavoro a seconda delle esigenze del mercato, respingendo alle frontiere, uccidendo in mare e internando nei CIE le persone ritenute manodopera in eccesso.

La Palestina intera è il laboratorio dove l’industria bellica e le potenze mondiali stanno sperimentando armi di sterminio di massa e tecniche di contro insurrezione e controllo sociale. Al fianco d’Israele, l’Italia fa da protagonista con Finmeccanica, guidata da Gianni De Gennaro, noto a tutti e tutte le ribelli per la mattanza di Genova 2001.

Perché la “Palestina è anche fuori dall’uscio di casa” non resti solo una frase, la miglior solidarietà è continuare a lottare.

Giovedi 24 luglio ore 18, corteo cittadino da Piazza Vittorio al fianco della resistenza palestinese contro l’oppressione del colonialismo d’Israele

Antifascisti e Antifasciste di Roma

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Caccia made in Italy per i raid israeliani a Gaza

di Antonio Mazzeo

Mentre nella striscia di Gaza è in atto l’operazione militare “Bordo protettivo”, la più devastante degli ultimi due anni, la testata giornalistica Heyl Ha’Avir annuncia che nelle prossime ore due caccia addestratori avanzati M-346 “Master” di produzione italiana saranno consegnati alle forze armate israeliane. Si tratta dei primi velivoli prodotti dagli stabilimenti di Venegono Superiore (Varese) di Alenia Aermacchi, gruppo Finmeccanica, ordinati da Israele nel febbraio 2012. Gli M-346 giungeranno nella base di Hatzerim, nei pressi di Beersheba, deserto del Negev, dove – secondo le autorità militari – saranno impiegati per la formazione di piloti e operatori di sistemi. I “Master” saranno denominati “Lavi” (leone in ebraico), come il progetto per un sofisticato caccia di produzione nazionale, cancellato nel 1987 per i suoi insostenibili costi finanziari. “I Lavi consentiranno uno sviluppo qualitativo e quantitativo nell’addestramento dei futuri piloti”, ha dichiarato il generaleShmuel Zucker, capo delle acquisizioni di armamenti del ministero della difesa d’Israele. Alenia Aermacchi conta di concludere la consegna dei restanti 28 esemplari entro il 2016.

Il governo israeliano ha deciso di assegnare i caccia M-346 alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica militare per addestrare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione come “Eurofighter”, “Gripen”, Rafale, F-22 ed F-35, ma potranno essere utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. I velivoli di Alenia Aermacchi prenderanno il posto degli obsoleti TA-4 Skyhawk di produzione statunitense, alcuni dei quali furono utilizzati nei bombardamenti di Gaza nel 2010.

Il primo addestratore M-346 è stato presentato il 20 marzo scorso nel corso di una cerimonia tenutasi presso lo stabilimento Alenia Aermacchi di Venegono Superiore, alla presenza di alti ufficiali del Ministero della Difesa e dell’aeronautica militare israeliana e dei partner industriali stranieri. Alla produzione dei caccia (la cui copertura finanziaria è assicurata dal gruppo UniCredit) concorrono infatti importanti aziende internazionali. Northrop Grumman Italia fornisce il sistema per la misura di assetto e direzione “LISA 200”, basato su giroscopi a fibre ottiche realizzati nello stabilimento di Pomezia; Elbit Systems, grande azienda israeliana specializzata nella realizzazione di tecnologie avanzate, sviluppa il nuovo software caricato sugli addestratori per consentire ai piloti di esercitarsi alla guerra elettronica, alla caccia alle installazioni radar e all’uso di sistemi d’arma all’avanguardia. In vista del nuovo “Lavi”,Elbit Systems ha costituito con IAI – Israel Aircraft Industries il consorzio denominato “TOR”, ottenendo dal governo israeliano finanziamenti per 603 milioni di dollari. Il consorzio ha già comunicato di aver completato nella base di Hatzerim la costruzione del centro di addestramento a terra destinato ad accogliere i simulatori di volo. Parte del supporto logistico e le attività di manutenzione e riparazione degli M-346 saranno garantite in loco da personale di Alenia Aermacchi, grazie ad un contratto di 140 milioni di euro sottoscritto lo scorso anno con le imprese israeliane. Altra azienda impegnata nella produzione di componenti per l’M-346 èHoneywell Aerospace Europe, con sede a Raunheim (Francoforte) ma controllata interamente dalla statunitenseHoneywell International, Inc..

I bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza hanno preso il via martedì 8 luglio e secondo fonti palestinesi avrebbero già causato la morte di 28 civili e più di un centinaio di feriti. Il governo di Tel Aviv ha ammesso di aver compiuto 160 attacchi aerei, “colpendo 120 postazioni e rifugi di militanti di Hamas o luoghi da dove venivano lanciati razzi contro Israele”. Intanto non è escluso che nelle prossime ore venga scatenata un’offensiva via terra. Un imponente dispiegamento di militari è stato registrato alle frontiere con Gaza e il governo ha autorizzato l’esercito ad attivare 40.000 riservisti. “Se avremo la necessità d’intervenire con un’operazione terrestre, noi lo faremo”, ha dichiarato in un’intervista televisiva il ministro dell’interno Yitzhak Aharonovitch. “Quest’opzione esiste e le istruzioni del premier Netanyahu sono di prepararsi ad una profonda, lunga, continua e forte campagna a Gaza. Noi non ci fermeremo sino a quando non si arresterà il lancio di razzi contro Israele”.

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Gaza, il gas nel mirino

di Manlio Dinucci

Per capire qual è uno degli obiettivi dell’attacco israeliano a Gaza bisogna andare in profondità, esattamente a 600 metri sotto il livello del mare, 30 km al largo delle sue coste. Qui, nelle acque territoriali palestinesi, c’è un grosso giacimento di gas naturale, Gaza Marine, stimato in 30 miliardi di metri cubi del valore di miliardi di dollari. Altri giacimenti di gas e petrolio, secondo una carta redatta dalla U.S. Geological Survey (agenzia del governo degli Stati uniti), si trovano sulla terraferma a Gaza e in Cisgiordania.

Nel 1999, con un accordo firmato da Yasser Arafat, l’Autorità palestinese affida lo sfruttamento di Gaza Marine a un consorzio formato da British Gas Group e Consolidated Contractors (compagnia privata palestinese), rispettivamente col 60% e il 30% delle quote, nel quale il Fondo d’investimento dell’Autorità ha una quota del 10%. Vengono perforati due pozzi, Gaza Marine-1 e Gaza Marine-2. Essi però non entrano mai in funzione, poiché sono bloccati da Israele, che pretende di avere tutto il gas a prezzi stracciati.

Tramite l’ex premier Tony Blair, inviato del «Quartetto per il Medio Oriente», viene preparato un accordo con Israele che toglie ai palestinesi i tre quarti dei futuri introiti del gas, versando la parte loro spettante in un conto internazionale controllato da Washington e Londra.

Ma, subito dopo aver vinto le elezioni nel 2006, Hamas rifiuta l’accordo, definendolo un furto, e chiede una sua rinegoziazione. Nel 2007, l’attuale ministro della difesa israeliano Moshe Ya’alon avverte che «il gas non può essere estratto senza una operazione militare che sradichi il controllo di Hamas a Gaza». Nel 2008, Israele lancia l’operazione «Piombo Fuso» contro Gaza. Nel settembre 2012 l’Autorità palestinese annuncia che, nonostante l’opposizione di Hamas, ha ripreso i negoziati sul gas con Israele. Due mesi dopo, l’ammissione della Palestina all’Onu quale «Stato osservatore non membro» rafforza la posizione dell’Autorità palestinese nei negoziati. Gaza Marine resta però bloccato, impedendo ai palestinesi di sfruttare la ricchezza naturale di cui dispongono.

A questo punto l’Autorità palestinese imbocca un’altra strada. Il 23 gennaio 2014, nell’incontro del presidente palestinese Abbas col presidente russo Putin, viene discussa la possibilità di affidare alla russa Gazprom lo sfruttamento del giacimento di gas nelle acque di Gaza. Lo annuncia l’agenzia Itar-Tass, sottolineando che Russia e Palestina intendono rafforzare la cooperazione nel settore energetico. In tale quadro, oltre allo sfruttamento del giacimento di Gaza, si prevede quello di un giacimento petrolifero nei pressi della città palestinese di Ramallah in Cisgiordania. Nella stessa zona, la società russa Technopromexport è pronta a partecipare alla costruzione di un impianto termoelettrico della potenza di 200 MW.

La formazione del nuovo governo palestinese di unità nazionale, il 2 giugno 2014, rafforza la possibilità che l’accordo tra Palestina e Russia vada in porto. Dieci giorni dopo, il 12 giugno, avviene il rapimento dei tre giovani israeliani, che vengono trovati uccisi il 30 giugno: il puntuale casus belli che innesca l’operazione «Barriera protettiva» contro Gaza. Operazione che rientra nella strategia di Tel Aviv, mirante a impadronirsi anche delle riserve energetiche dell’intero Bacino di levante, comprese quelle palestinesi, libanesi e siriane, e in quella di Washington che, sostenendo Israele, mira al controllo dell’intero Medio Oriente, impedendo che la Russia riacquisti influenza nella regione. Una miscela esplosiva, le cui vittime sono ancora una volta i palestinesi.

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Sanzionata Northrop Grumman- in solidarietà con la Palestina

Un gruppo di solidali con la Palestina questa mattina ha segnalato e sanzionato l’azienda italiana che vende tecnologie militari a Israele.
Qui il video
Di seguito il comunicato lasciato sul posto:

pomeSeppur nascosto dal grande nome di Finmeccanica, l’impegno mortifero dello stabilimento di Pomezia della Northrop Grumman Italia non sfugge a chi, dell’oppressione d’Israele sulla popolazione palestinese, non vuole esser complice.

Anche un piccolo dispositivo su enormi macchine da guerra, come gli M-346 che Finmeccanica sta fornendo ad Israele, compone quel puzzle dei molteplici responsabili di feroci massacri.

pomE’ così che la Northrop Grumman Italia guadagna il suo bottino producendo giroscopi e fibre ottiche, indispensabili all’assetto e alla direzione degli M-346, aerei militari comprati da Israele per addestrare gli assassini alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione o per bombardare con missili aria-terra o anti-nave.

Mentre dai cieli di Gaza piove morte sulla popolazione palestinese e il numero di persone assassinate e ferite cresce continuamente, l’Italia ha pensato bene di consegnare i primi 2 caccia addestratori M-346 dei 30 promessi all’esercito occupante israeliano entro il 2016.

pomezLa tecnologia ha molteplici impieghi… così forse racconteranno a ricercatori e operai che non conoscono il fine ultimo delle loro creazioni. Northrop Grumman Italia sceglie consapevolmente di arricchirsi vendendo morte al soldo dell’industria bellica italiana, storica sostenitrice dell’oppressione sionista.

Abbiamo scelto quindi di sanzionare questo stabilimento perché sosteniamo la popolazione palestinese che da 66 anni sopravvive e resiste con dignità al colonialismo di Israele.
Voi esportate guerra e distruzione ma la nostra solidarietà non ha frontiere.

Rifiutiamo i massacri, la pulizia etnica e l’Apartheid
Boicottiamo Israele e i suoi complici
Palestina libera!

Antifascisti e Antifasciste di Roma

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Dichiarazione dei Giovani Palestinesi, Roma, 11 luglio 2014

1610762_620782911362994_4037739025840588182_nRingraziamo le Reti di associazioni, gruppi e comitati per i diritti del Popolo Palestinese per aver organizzato questa iniziativa di fondamentale importanza. Ringraziamo tutti coloro che hanno risposto prontamente all’appello alla mobilitazione lanciato dai compagni e tutti gli amici palestinesi, arabi, italiani e non, che hanno raccolto anche il nostro appello che si univa alla voce degli organizzatori. Questo presidio era stato inizialmente indetto dalle varie realtà di solidarietà per la Palestina per denunciare l’impunità di Israele, la costruzione illegale del muro, condannata 10 anni fa anche dalla Corte di Giustizia Internazionale, e per testimoniare la volontà di noi tutti di continuare a chiedere che giustizia venga garantita ai palestinesi e ai popoli oppressi. Gli attacchi brutali ed indiscriminati degli ultimi giorni, hanno reso la nostra denuncia ancora più impellente, necessaria, indispensabile.

Gaza è sotto attacco da ormai 4 giorni, la conta dei morti è sempre più struggente, fino a ieri 88 palestinesi sono stati uccusi, di cui 22 bambini, 11 donne, 17 anziani sopra i 70 anni…. il numero di case, ospedali, centri ricreativi distrutti aumenta di ora in ora. In Cisgiordania continuano le rappresaglie sioniste, sia per mano delle forze di occupazione che per mano dei coloni, con continui rapimenti, torture e sevizie di giovani palestinesi. Anche nei territori palestinesi estirpati con la forza nel 1948, continuano i soprusi e gli atti di violenza nei confronti dei Palestinesi, tipici del sistema di Apartheid su cui la politica sionista si fonda. E oggi arriva anche l’agghiacciante notizia dell’attacco alla nave Arca di Gaza che trasportava aiuti umanitari. Mentre assistiamo alla terribile violenza coloniale che viene perpetrata contro i palestinesi in Palestina, non possiamo non denunciare le preoccupanti azioni di squadriglie sioniste qui a Roma, che hanno assalito e ferito impunitamente 7 giovani semplicemente perché indossavano una kefiah. Ci indigna profondamente il silenzio complice delle istituzioni romane, e italiane, così come troviamo deplorevole l’indifferenza colpevole della comunità internazionale per quanto accade oggi in Palestina. E’ nostro dovere denunciare con forza la strumentalizzazione politica e mediatica che da sempre, ed oggi in maniera ancora più volgare e preoccupante, caratterizza la narrazione della colonizzazione della Palestina. La mistificazione della realtà di occupazione, oppressione e pulizia etnica imposta sui palestinesi da oltre 66 anni viene perpetrata ancora più ignobilmente in queste ore, con tentativi vergognosi di giustificare la tremenda violenza distruttiva di Israele, che continua ad essere presentato come “l’unica democrazia del Medioriente” in un patetico tentativo di mettere sullo stesso piano il colonizzatore e il colonizzato.

Crediamo che di fronte all’impunità e al paradossale e deplorevole sostegno di cui Israele gode a livello politico e mediatico, sia in Italia che a livello internazionale, sia nostro dovere, da cittadini solidali con le cause di giustizia e libertà, rimanere uniti e continuare a lavorare insieme, superare le divisioni per mettere al primo posto l’unico vero obiettivo che ci ha portato qui oggi: l’indignazione per tanta ingiustizia, e il sostegno incondizionato alla lotta di liberazione dei palestinesi. Dobbiamo continuare a sostenere la resistenza palestinese, nelle diverse forme in cui essa si esprime. Più di tutto, qui in Italia, dobbiamo continuare a sostenere le vittorie della campagna di boicottaggio disinvestimenti e sanzioni, consapevoli che la denuncia della complicità di istituzioni, compagnie ed enti pubblici o privati nelle politiche economiche e culturali dell’occupazione sionista è parte integrante della lotta di liberazione, è una delle strategie che la società civile palestinese ci chiede di sostenere e che ha già ottenuto risultati positivi ed incoraggianti.

palestine-8-3Crediamo anche che da palestinesi ed attivisti solidali con la Palestina, sia nostro dovere denunciare la complessità del progetto sionista, per poter sostenere il popolo palestinese nella sua ricerca di strategie di liberazione davvero efficaci. In queste ore drammatiche per il nostro popolo, infatti, non possiamo non sottolineare la forza, la tenacia, la dignità di cui i palestinesi stanno dando prova. L’orgoglio con cui il nostro popolo continua a resistere a Gaza, a Hebron, a Gerusalemme, a Akka a Haifa, nel campo di Deisha, a Nablus così come a Yarmouk, commuove noi tutti palestinesi in esilio, e ci rafforza nella nostra convinzione che riusciremo ad ottenere liberazione e ritorno.  Oggi, da Roma, vogliamo dire a tutti i palestinesi che lottano in Palestina, a tutti i palestinesi che resistono nei campi profughi, a Yarmouk e ovunque essi siano, che noi lottiamo con loro. Oggi vogliamo ricordare ai nostri oppressori che quel muro vergognoso che hanno costruito sulla nostra terra, non riuscirà mai a dividere veramente il nostro popolo. I loro tentativi di trasformare la nostra causa di giustizia e liberazione, in un “conflitto”, in una “guerra” tra entità simili, non ha avuto successo e non riuscirà ad imporsi. Il progetto sionista ha da sempre tentato di estirpare la memoria della Palestina, ha tentato di frammentare il nostro popolo, forte della complicità delle politiche neoimperialiste e neoliberali che caratterizzano la storia contemporanea. Queste politiche coloniali, paradossalmente cristallizzate nei “negoziati di pace” e gli accordi di Oslo, hanno minato la rivoluzione palestinese, ed hanno volontariamente confuso la lotta di liberazione e giustizia che il nostro popolo intraprende, con un semplice processo di state-building, un negoziato per confini e pseudo-indipendenza amministrativa. Queste dinamiche neoimperialiste hanno trasformato il movimento di liberazione in un apparato quasi-statale, dipendente dall’occupante e dai suai alleati, un apparato costretto a scendere a compromessi con il suo colonizzatore e paradossalmente, costretto a garantirne gli interessi economici e la sicurezza, divenendo così colpevolmente incapace di sostenere la resistenza popolare, in Palestina e tra le comunità in esilio. Queste drammatiche trasformazioni sono state volute e cercate da chi ci opprime, sono parte di una strategia che ha tentato di trasformare la dispersione geografica che l’esilio ci ha imposto in una dispersione politica, in una marginalizzazione dei profughi, sia quelli rinchiusi nei campi nei paesi arabi, sia quelli rifugiatisi in Europa e nel resto del mondo. Ma l’eroica resistenza di ogni palestinese testimonia oggi il fallimento di questi tentativi.

Noi chiediamo oggi al nostro popolo di continuare a resistere, perché la nostra causa non è solo una lotta per uno Stato, ma la lotta di tutti coloro che sognano la libertà, che cercano un mondo giusto, libero dall’oppressione. E chiediamo oggi a tutti di continuare a sostenere la nostra resistenza nella sua interezza, per chiedere giustizia, liberazione e ritorno per il popolo palestinese e tutti i popoli oppressi.

Vogliamo chiudere con una frase di Frantz Fanon, rivoluzionario che ha lottato per la liberazione dell’Algeria: “Di fronte al mondo sistemato dal colonialista, il colonizzato è sempre considerato colpevole, una specie di maledizione, una spada di Damocle. È dominato, ma non addomesticato: È inferiorizzato, ma non convinto della sua inferiorità. Aspetta pazientemente che il colono allenti la sua vigilanza per saltargli addosso.”
I dannati della terra

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Caccia made in Italy per i raid israeliani a Gaza

Mentre nella striscia di Gaza è in atto l’operazione militare “Bordo protettivo”, la più devastante degli ultimi due anni, la testata giornalistica Heyl Ha’Avir annuncia che nelle prossime ore due caccia addestratori avanzati M-346 “Master” di produzione italiana saranno consegnati alle forze armate israeliane. Si tratta dei primi velivoli prodotti dagli stabilimenti di Venegono Superiore (Varese) di Alenia Aermacchi, gruppo Finmeccanica, ordinati da Israele nel febbraio 2012. Gli M-346 giungeranno nella base di Hatzerim, nei pressi di Beersheba, deserto del Negev, dove – secondo le autorità militari – saranno impiegati per la formazione di piloti e operatori di sistemi. I “Master” saranno denominati “Lavi” (leone in ebraico), come il progetto per un sofisticato caccia di produzione nazionale, cancellato nel 1987 per i suoi insostenibili costi finanziari. “I Lavi consentiranno uno sviluppo qualitativo e quantitativo nell’addestramento dei futuri piloti”, ha dichiarato il generaleShmuel Zucker, capo delle acquisizioni di armamenti del ministero della difesa d’Israele. Alenia Aermacchi conta di concludere la consegna dei restanti 28 esemplari entro il 2016.

Il governo israeliano ha deciso di assegnare i caccia M-346 alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica militare per addestrare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione come “Eurofighter”, “Gripen”, Rafale, F-22 ed F-35, ma potranno essere utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. I velivoli di Alenia Aermacchi prenderanno il posto degli obsoleti TA-4 Skyhawk di produzione statunitense, alcuni dei quali furono utilizzati nei bombardamenti di Gaza nel 2010.

Il primo addestratore M-346 è stato presentato il 20 marzo scorso nel corso di una cerimonia tenutasi presso lo stabilimento Alenia Aermacchi di Venegono Superiore, alla presenza di alti ufficiali del Ministero della Difesa e dell’aeronautica militare israeliana e dei partner industriali stranieri. Alla produzione dei caccia (la cui copertura finanziaria è assicurata dal gruppo UniCredit) concorrono infatti importanti aziende internazionali. Northrop Grumman Italia fornisce il sistema per la misura di assetto e direzione “LISA 200”, basato su giroscopi a fibre ottiche realizzati nello stabilimento di Pomezia; Elbit Systems, grande azienda israeliana specializzata nella realizzazione di tecnologie avanzate, sviluppa il nuovo software caricato sugli addestratori per consentire ai piloti di esercitarsi alla guerra elettronica, alla caccia alle installazioni radar e all’uso di sistemi d’arma all’avanguardia. In vista del nuovo “Lavi”,Elbit Systems ha costituito con IAI – Israel Aircraft Industries il consorzio denominato “TOR”, ottenendo dal governo israeliano finanziamenti per 603 milioni di dollari. Il consorzio ha già comunicato di aver completato nella base di Hatzerim la costruzione del centro di addestramento a terra destinato ad accogliere i simulatori di volo. Parte del supporto logistico e le attività di manutenzione e riparazione degli M-346 saranno garantite in loco da personale di Alenia Aermacchi, grazie ad un contratto di 140 milioni di euro sottoscritto lo scorso anno con le imprese israeliane. Altra azienda impegnata nella produzione di componenti per l’M-346 èHoneywell Aerospace Europe, con sede a Raunheim (Francoforte) ma controllata interamente dalla statunitenseHoneywell International, Inc..
I bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza hanno preso il via martedì 8 luglio e secondo fonti palestinesi avrebbero già causato la morte di 28 civili e più di un centinaio di feriti. Il governo di Tel Aviv ha ammesso di aver compiuto 160 attacchi aerei, “colpendo 120 postazioni e rifugi di militanti di Hamas o luoghi da dove venivano lanciati razzi contro Israele”. Intanto non è escluso che nelle prossime ore venga scatenata un’offensiva via terra. Un imponente dispiegamento di militari è stato registrato alle frontiere con Gaza e il governo ha autorizzato l’esercito ad attivare 40.000 riservisti. “Se avremo la necessità d’intervenire con un’operazione terrestre, noi lo faremo”, ha dichiarato in un’intervista televisiva il ministro dell’interno Yitzhak Aharonovitch. “Quest’opzione esiste e le istruzioni del premier Netanyahu sono di prepararsi ad una profonda, lunga, continua e forte campagna a Gaza. Noi non ci fermeremo sino a quando non si arresterà il lancio di razzi contro Israele”.
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Venerdì solidarietà con la palestina

VENERDI’ 11 LUGLIO 2014 ore 18 largo ricci – via Cavour

ROMA E’ AL FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE

Nel 10° anniversario della Sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sull’illegalità del muro israeliano, ci uniamo al presidio già convocato per venerdì 11 luglio, manifestando CONTRO LA POLITICA COLONIALE ISRAELIANA, PER SOSTENERE LA RESISTENZA DELLA POPOLAZIONE PALESTINESE, PER CHIEDERE LIBERTA’ E IL RITORNO DEI PROFUGHI IN PALESTINA.

In queste ore il colonialismo sionista sta sferrando l’ennesimo feroce attacco nei confronti della popolazione palestinese, bombardando spietatamente Gaza ed incrementando arresti ed incursioni armate in West Bank da parte dell’esercito e da parte della furia assassina dei coloni.

L’occupazione militare di Israele sulle terre di Palestina continua incessantemente da 66 anni durante i quali solo la tenace resistenza palestinese è riuscita a respingere l’oppressione e le violenze, rivendicando con rabbia il diritto al ritorno per tutti i profughi e la libertà di autodeterminarsi sui propri territori.

Ancora una volta la Palestina chiama e tocca a noi rispondere.

Nei nostri territori connettiamo le lotte di ogni giorno con la resistenza palestinese. Raccontiamo ciò che succede in Palestina attraverso iniziative informative, azioni di boicottaggio e di solidarietà attiva, invitando sempre ad andare a vedere con i propri occhi la degna resistenza ad un brutale progetto coloniale.

Oggi è necessario far convergere tutti questi sforzi e prenderci le strade per rompere il silenzio e l’isolamento, per dimostrare alla popolazione palestinese che il loro coraggio è il nostro.

La nostra risposta non deve lasciar spazio a chi, con la copertura politica e poliziesca, continua ad aggredire in ogni circostanza chi solidarizza con la Palestina nelle strade di Roma, consolidando pratiche squadriste che rivendicano la brutalità del sionismo.

Venerdì 11 Luglio alle ore 18.00 in Largo Corrado Ricci
per libertà della Palestina e di tutti e tutte noi

antifascisti e antifasciste di roma

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Roma a fianco della resistenza palestinese

Venerdi 11 luglio dalle 18 presidio per la Palestina a Largo Ricci.

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1 luglio -Roma- Aggressione sionista al presidio solidale con la Palestina

Roma, 2 luglio 2014

imagesPubblichiamo di seguito il comunicato de* giovani palestinesi che avevano indetto il presidio di ieri pomeriggio a piazza Venezia in solidarietà con la popolazione palestinese, in questi giorni sotto attacco continuo da parte dell’esercito israeliano.
Mentre il presidio è stato nei fatti impedito dalla polizia, l’ennesima vile aggressione sionista ha colpito alcun* partecipanti.
A loro e a tutt* quell* che lottano per la liberazione della Palestina, in qualsiasi parte del mondo, va la nostra vicinanza e solidarietà.

Comunicato dei giovani palestinesi sui fatti di Piazza Venezia, Roma, 1 luglio 2014.
Noi giovani Palestinesi in Italia siamo indignati e fortemente preoccupati per quanto accaduto ieri a Roma, in piazza Venezia, dove un giovane è stato aggredito e violentemente picchiato da squadristi sionisti. In serata, inoltre, altri sei giovani sono stati brutalmente assaliti e feriti.
La sola colpa del giovane è stata quella di camminare nella piazza con al collo una Kefiah. Esprimiamo perplessità per le ricostruzioni dei media sull’accaduto: il giovane non stava prendendo parte a nessuna manifestazione; ci è infatti stato impedito dalle forze dell’ordine di ritrovarci con amici e compagni per esprimere apertamente il nostro sostegno al popolo palestinese sottoposto in queste ore al terrorismo indiscriminato di Israele. Non c’era quindi alcuna manifestazione; nonostante i tentativi di presentare versioni che suonino meno drammatiche dell’accaduto, di distogliere l’attenzione dalla strumentalizzazione politica israeliana dei i tre coloni catturati ed uccisi e la trememda rappresaglia contro il popolo palestinese, rimane la cruda realtà dei fatti: a Roma lo squadrismo fascista sionista ha libertà di assalire ed attaccare impunitamente cittadini liberi, che scelgono di indossare una kefiah, che scelgono di chiedere giustizia.
Siamo consapevoli che quanto accaduto ieri è purtroppo solo l’ultimo episodio della violenza sionista verso la nostra comunità e chi coraggiosamente esprime solidarietà per la nostra lotta di libertà. Sono anni che episodi di questa portata si ripetono a Roma, con il silenzio assenso delle istituzioni. Prendiamo atto di quanto accade: il progetto sionista non ambisce più “solamente” alla pulizia etnica del nostro popolo in Palestina, all’oppressione, espropriazione, occupazione dei palestinesi di Gaza, di Nablus, di Gerusalemme, di Jenin, di Akka, di Haifa o nel Negev. Il progetto sionista ha l’obiettivo di estirpare la nostra memoria, la nostra dignità anche fuori dalla Palestina. Non accetta l’esistenza stessa di un’anima palestinese, di un afflato di giustizia per la Palestina che ispiri anche dei liberi cittadini italiani, cittadini che scelgono di non rimanere zitti di fronte al terrorismo israeliano. E ahimè, questi intenti, queste sfaccettature di un’ideologia razzista e fascista, non ci sorprendono.
Quello che riteniamo ancora piu deplorevole è il silenzio, l’indifferenza che diventa approvazione, delle istituzioni romane. Roma sta diventando un’altra colonia israeliana, dove il terrore squadrista fa da padrone. Noi, cittadini anche italiani, cittadini di Roma, siamo indignati per l’inettitudine delle istituzioni che con il loro silenzio si rendono complici di tanta violenza, e rendono Roma una città meno bella, meno tollerante, meno giusta. Non si possono tollerare azioni squadriste che spesso degenerano in una violenza inaccettabile per una grande citta’ come Roma. Crediamo che sia inaccettabile che Roma sia ormai una città preclusa al diritto di esprimere liberamente la propria opinione, il proprio sostegno ad una causa di giustizia.
Noi giovani palestinesi esprimiamo la nostra più profonda solidarietà ai compagni brutalmente picchiati, rivendichiamo il nostro diritto a sostenere il nostro popolo nella sua lotta di liberazione, pretendiamo che il diritto a esprimersi sia garantito a tutti i cittadini, inclusi, ovviamente, tutti coloro che esprimono solidarietà con la Palestina. Chiediamo quindi che le istituzioni romane, in primis il Sindaco Marino, respingano con forza la violenza squadrista. Chiediamo a tutti coloro che sostengono la Palestina, alle organizzazioni e movimenti di solidarietà di continuare a mobilitarsi e domandare giustizia per la Palestina.

Con il popolo palestinese, fino alla liberazione e il ritorno
Giovani Palestinesi

 

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