Indigenous and Women of Color feminists sostengono la campagna BDS

Dopo essere state testimoni dell’apartheid in cui vive il popolo palestine, Indigenous and Women of Color feminists sostengono la campagna BDS.

Quello che segue è un comunicato scritto da un gruppo di 11 femministe indigene, nere, donne dalla schiavitù e donne dell’immigrazione postcoloniale da poco ritornate dalla Palestina dove si sostiene la campagna di BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) e si spiegano le motivazioni del loro viaggio in Palestina.

Giustizia per la Palestina: Una chiamata all’azione da Indigenous and Women of Color feminists[1]

[1] Abbiamo lasciato volutamente i termini in inglese perché la traduzione italiana è limitante per la rappresentazione e la visibilità delle donne che hanno partecipato al viaggio e che sono, appunto, donne indigene, donne nere, donne dalla schiavitù e donne dell’immigrazione postcoloniale.

Una delegazione di 11 studiose, attiviste e artiste hanno visitato i territori occupati della Palestina dal 14 al 23 giugno. Come donne indigene, donne nere, donne dalla schiavitù e donne dell’immigrazione postcoloniale coinvolte in vari percorsi di lotta abbiamo cercato di affermare la nostra affinità con il crescente movimento internazionale per la liberazione della Palestina.  Abbiamo voluto vedere di persona le condizioni nelle quali la popolazione palestinese è costretta a vivere e lottare e ora possiamo, con sicurezza, chiamare le politiche del governo israeliano, un progetto di apartheid e di pulizia etnica. Ognuna di noi – incluso quei membri della nostra delegazione che sono cresciute in Jim Crow South, nell’apartheid del Sud Africa,  e nelle riserve indiane negli USA – è rimasta scioccata da ciò che ha visto. In questo comunicato descriviamo alcune delle nostre esperienze e mandiamo questo urgente appello a tutte e tutti coloro che condividono il nostro impegno per la giustizia razziale, l’uguaglianza e la libertà.

Durante il nostro breve soggiorno in Palestina, abbiamo incontrato accademici, studenti, giovani, leader di alcune associazioni e persone nei campi profughi e nei villaggi attaccati recentemente dai soldati israeliani e dai coloni. Ogni persona incontrata –  a Nablus, Awarta, Balata, Jerusalem, Hebron, Dheisheh, Bethlehem, Birzeit, Ramallah, Um el-Fahem, e Haifa— ci ha chiesto di raccontare la verità sulla vita sotto l’occupazione e il loro fermo impegno per una Palestina libera. Noi siamo state profondamente colpite dalla volontà di costruire relazioni  tra il movimento di lotta per la Palestina e le lotte per la giustizia nel mondo; come Martin Luther King, Jr. ha sempre ribadito nella sua vita: “La giustizia è indivisibile, l’ingiustizia in qualunque luogo è una minaccia alla giustizia in tutto il mondo.” .

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Bil’in e Beit-Ummar i report delle manifestazioni

Bil’in   22.07.11
report di Awalls
Manifestazione contro il muro e furto di terra a Bil’in.

Circa 15 israeliani e diversi gruppi europei hanno aderito aderito alla manifestazione palestinese.
I manifestanti hanno marciato dal centro del villaggio alla riserve di quercia Abu Lamun, e da lì lungo il nuovo muro, mentre coloro che sono rimasti nella riserva hanno subito un attacco breve di bombe flashbang e lacrimogeni. I manifestanti hanno richiesto che i soldati aprissero il cancello che conduce alle loro terre (ora coperto da immobili invece di olivi), e simbolicamente hanno smantellato una parte della recinzione di filo spinato che protegge il muro di cemento. Una jeep dell’esercito è venuta verso di loro, sparato lacrimogeni, ed è stato risposto con i sassi. I lacrimogeni hanno anche avviato alcuni incendi, che, insieme con il gas e il caldo torrido ha costretto i manifestanti ad alllontanarsi.

Beit Ummar,  23.07.11
report di Awalls
manifestazione di sabato a Beit-Ummar il 23.07.11

La manifestazione pacifica settimanale a Beit Ummar  è partita al di fuori del villaggio vicino alle terre agricole e all’insediamento di Carmei-Tzure. Noi eravamo circa 40 persone, Palestinesi, attivisti internazionali e Israeliani e abbiamo cominciato a camminare su per la collina attraverso il sentiero e poi abbiamo girato nella vigna e abbiamo  cominciato a camminare più velocemente cercando di avvinarci il piu possibile alla recinzione dell’insediamento. Siamo stati fermati da un dozzina di soldati che hanno utilizzato molta violenza per allontanarci. Dopo pochi minuti molti piu soldati IOF si uniscono e usano la violenza per allontanarci dalle case dell’insediamento, hanno anche arrestato due israeliani. Alcuni soldati, tra cui il comandante, ci hanno insultato usando parole sessiste ed omofobe in aggiunta ai normali insulti dispregiativi.
Dopo circa una mezz’ora abbiamo lasciato l’area, ancora spinti violentemente da alcuni sodlati. I dimostranti che erano stati arrestati prima sono stati liberati ma uno di loro è stato portato alla stazioen di polizia di Kiryat Arba.

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Nabi Saleh: 5 arresti e rastrellamenti nelle case durante la manifestazione

Nabi Saleh Solidarity
22.07.2011

I soldati israeliani e gli ufficiali della Polizia di frontiera hanno implementato le misure estremamente violente per disperdere la manifestazione settimanale nel villaggio di Nabi Saleh.
Per evitare che l’esercito entrasse nel villaggio, i residenti hanno costruito una barricata all’ingresso prima dell’inizio della manifestazione, a tele azione l’esercito ha risposto velocemente con un intenso lancio di lacrimogeni.

Dopo la preghiera di mezzogiorno, mentre palestinesi e solidali cercavano ancora una volta di raggiungere le proprie terre, la Border Police sparava una quantità immensa di lacrimogeni dentro il villaggio. Dopo poco, e senza alcuna motivazione apparente, i soldati hanno iniziato un rastrellamento nel villaggio su vasta scala, perquisendo casa per casa senza presentare alcun mandato. I soldati inoltre si sono impadroniti di un’abitazione senza alcun permesso mentre uno di loro è stato visto mentre pattugliava il villaggio con un mitragliatore MAG.

Durante i rastrellamenti, sono stati compiuti 5 arresti all’interno delle abitazioni, incluso un paramedico palestinese, rilasciato poche ore dopo. In un altro frangente, i soldati hanno assaltato una casa puntando le loro armi. Uno dei soldati, puntando l’arma alle persone, incluso un paramedico israeliano, ha minacciato tutti di sparare. Lasciando la casa hanno portato via con loro uno dei giovani presenti.

 

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Summer camp: Hebron e Vittorio Arrigoni

Report settimo giorno

Una parte del gruppo ha espresso, fin dai primi giorni, il desiderio di visitare Hebron e i compagni palestinesi ci hanno accompagnato. La visita è durata un giorno intero e ci ha mostrato il volto più arrogante e violento dell’occupazione, dove un’intera città viene tenuta in ostaggio da poche decine di ebrei oltranzisti che espropriano le case dei palestinesi, li aggrediscono e ostacolano e impediscono le attività commerciali. Per chi del nostro gruppo non era mai stato in Palestina, la visita a Hebron è stata particolarmente significativa in quanto questa città rappresenta in maniera pregnante i tratti più odiosi dell’occupazione.

Report ottavo e nono giorno

Gli ultimi due giorni sono stati dedicati a lavori collettivi con i compagni del campo. Divisi in gruppi di lavoro alcuni hanno imbiancato i muri esterni del centro per preparare la base dei murales, mentre altri hanno dipinto targhe commemorative con i nomi e la storia dei villaggi del ’48. Sulle targhe sono stati riportati il numero di abitanti, data dell’attacco dell’esercito israeliano e nome del reparto. Le targhe sono state poi affisse sui muri del campo. Nel frattempo alcune compagne del gruppo hanno dipinto insieme ai bambini due murales all’ esterno del centro in memoria di Vittorio Arrigoni.

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Tre coloni attaccano volontari internazionali nelle Colline a Sud di Hebron


Comunicato Stampa

18 Luglio 2011
At-Tuwani – Nella giornata di lunedì 18 luglio verso le 18:30 nella valle di Meshakha poco distante dall’avamposto di Havat M’on, tre coloni mascherati hanno attaccato con sbarre metalliche e pietre due volontari di Operazione Colomba e un membro del Christian Peacemaker Teams. I coloni, tutti e tre mascherati, erano stati visti uscire dall’avamposto di Havat Ma’on per aggredire verso alcuni pastori palestinesi che stavano portando al pascolo le greggi nelle valli circostanti.

Nessuno dei tre coloni è riuscito a raggiungere il pastore che era stato avvertito tempestivamente. Sulla via del ritorno i tre aggressori hanno deciso di aggredire gli internazionali che erano presenti per documentare l’evento. I tre giovani coloni armati di sbarre di mettallo hanno cominciato a minacciarli di allontanarsi, tentando di colpirli dato che avevano ripreso tutta l’azione precedente. Durante l’attacco i coloni hanno anche lanciato numerose pietre ma mancando il bersaglio. Nessuno dei volontari è rimasto ferito.

Questo incidente fa coda ad un altro evento molto simile del 13 luglio, dove sempre tre coloni avevano aggredito un pastore nelle valli sottostanti l’avamposto della colonia di Ma’on. Questo è il quinto incidente di questo tipo che vedi coinvolti i coloni di Havat Ma’on come protagonisti di attacchi sia ai palestinesi che agli internazionali.

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Summer camp: la resistenza quotidiana ad Aida Camp e il corteo di Bil’in

Report quinto giorno
In accordo con i compagni del centro la giornata è stata dedicata a svolgere alcuni lavori all’ interno del campo.
La mattina abbiamo sgomberato il solaio del centro da calcinacci, terra e immondizia che lo occupavano, mentre nel pomeriggio ci siamo dedicati a piantare cinque piccoli alberi in memoria di Amal, nella piazzetta del campo a lei dedicata.  Entrambe le attività hanno coinvolto alcuni dei bambini del centro.

 

Il momento dedicato a piantare gli alberi è stato occasione di scambio e socializzazione tra i membri della comunità e i solidali.

 

Report sesto giorno

E’ venerdì, giorno da anni dedicato alla resistenza contro il muro e l’espansione delle colonie. Partiamo per Bil’in al mattino presto, al nostro arrivo ci accoglie uno dei referenti del comitato popolare che che ci racconta la storia del villaggio, ripercorrendo la vicenda legale che ha condotto proprio nelle ultime settimane ad un grande successo: lo smantellamento di un tratto di muro e il recupero di circa 1000 dunum di terra dei 2300 espropriati dagli israeliani. Al termine dell’incontro ci siamo riuniti in corteo e ci siamo mossi per raggiungere il muro.
In prossimità del muro un gruppo di manifestanti si è ulteriormente avvicinato, scandendo degli slogan. Sopra il muro erano visibili frontalmente sei soldati israeliani e sulla destra si potevano scorgere una decina di persone in abiti civili, presumibilmente coloni.
Dopo pochi minuti ci sono stati i primi lanci di lacrimogeni, a cui alcuni manifestanti hanno risposto con lancio di pietre. Da questo momento il lancio di lacrimogeni si è intensificato. I lanci sono continuati per alcuni minuti sia nelle immediate vicinanze del muro che a lunga distanza. Nel frattempo c’è stata una seconda risposta dei manifestanti con lancio di pietre. Il tutto e’ durato circa mezz’ora dopodichè il corteo ha fatto ritorno al villaggio. Durante le azioni diverse persone hanno subito gli effetti del gas lacrimogeno. Continua a leggere

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Summer camp: il giorno del ricordo

Come da programma durante la mattinata abbiamo svolto attività con i bambini del campo. Durante la prima giornata con i bambini sono sorte alcune difficoltà organizzative causate dal fatto che il gruppo non aveva preparato progetti specifici e i componenti non avevano ancora avuto modo di conoscersi e coordinarsi adeguatamente.
Alla luce di queste considerazioni, per questa giornata ci siamo preparati confidando anche nella competenza di alcune compagne con esperienza nel settore dell’ infanzia.
Abbiamo proposto ai bambini due laboratori, uno di pittura collettiva l’altro di costruzione di attrezzi da giocoleria. In entrambi i casi la risposta dei bambini è stata estremamene positiva. Per il pomeriggio i compagni del centro hanno organizzato un incontro con due anziani testimoni in prima persona della Nakba.
Abu Mohammad 79 anni proviene dal villaggio di Beit Nattif e Abu youssef 81 anni proviene dal villaggio di Ellar, entrambi evacuati nel 1948 ci raccontano della loro vita prima della cacciata. I due anziani rievocano frammenti di vita nei villaggi, per poi passare a narrare i drammi vissuti durante la fuga forzata dai villaggi e la nascita del campo di Aida. Ci parlano dell’ evoluzione del campo, da tendopoli a quel che è oggi. Si affronta il tema del ritorno, della vita nel campo oggi e dei giovani.
L’incontro si conclude con numerose domande da parte dei presenti.

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Barca Oliva attaccata dall’esercito israeliano nel mare di Gaza

tratto da CPSGaza

La barca Oliva, con l’appoggio della solidarietà internazionale, segue le giornate in mare dei pescatori di Gaza per documentare le violenze e gli attacchi delle motovedette israeliane.
In quest’occasione la marina militare israeliana ha attaccato l’imbarcazione con dei cannoni d’acqua a 2 miglia dalla costa.

Secondo Israele, le acque territoriali palestinesi da gennaio 2009 sono solo percorribili per 3 miglia dalla costa, a discrezione dei militari di turno che possono infierire a loro piacere.
Quest’attacco dimostra come l’assedio di Gaza agisca su diverse frontiere, terrestri e marittime, schiacciando la popolazione e strappandole ogni forma di autosostentamento.

Un estratto da un articolo pubblicato sul sito del Convoglio Restiamo Umani [Co.R.UM] in seguito all’incontro con l’associazione dei pescatori di Gaza, nel maggio 2011: Continua a leggere

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Noi non staremo in silenzio

NOI NON STAREMO IN SILENZIO: DICHIARAZIONE SULLA LEGGE ISRAELIANA ANTIBOICOTTAGGIO

“Stiamo per arrestarvi, ma è difficile perchè tutto ciò che fate è parlare”
un soldato israeliano all’organizzatore palestinese Mohammad Othman, 2009

tradotto da boycottisrael

Noi, cittadini israeliani, membri di Boicott! (Boycott! Supporting the Palestinian BDS Call from Within), con la presente dichiarazione reiteriamo il nostro supporto e sostegno al Palestinian Call for Boycott, Divestment and Sanctions contro Israele, fino a quando non si accorderà alle leggi internazionali e ai principi universali dei diritti umani. Lo dichiariamo nonostante la nuova legislazione della Knesset israeliana che punta a penalizzare le attività nostre e dei nostri partner, limitando libertà di parola e organizzazione politica e ancora più importante – proibendo ai cittadini israeliani di agire secondo la loro coscienza quando questa entra in conflitto con le deplorevoli politiche di stato.
La legge anti-BDS non è il primo tentativo di mettere a tacere la campagna BDS. Continua a leggere

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Summer camp: terzo giorno

Il terzo giorno del campo estivo è il primo dedicato alle attività sportive. Gli operatori e le insegnanti del centro Amal hanno organizzato una giornata in piscina con i bambini, coinvolgendoci nelle attività ricreative. Non nascondiamo di aver provato un certo “imbarazzo” nell’apprendere che avremmo passato la giornata in piscina in un territorio in cui la carenza di risorse idriche rappresenta uno dei problemi più pressanti causati dall’occupazione militare. Subito dopo abbiamo riflettuto sul fatto che per i bambini e le bambine del campo si trattava di un’esperienza entusiasmante e ci siamo lasciati coinvolgere nelle attività della giornata. Continua a leggere

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